LIBIA 26.4. INCASTRATI. BOMBARDIAMO. INTERVENTO POLITICO PIÙ CHE MILITARE. ERAVAMO E SIAMO CONTRARI MA I PACIFISTI CHE FINE HANNO FATTO? 11 4 20 14

Incastrati - I costi - Modesto apporto militare - Motivo politico - Dal Quirinale sì alle bombe - Dissentiamo - A che serve il dissenso - Come Diogene, in cerca di un pacifista - Tristezze

Incastrati

E così i nostri aerei smetteranno di fare semplici voli di ricognizione ma faranno anche un tiro al bersaglio, sia pure - dicono e salvo "effetti collaterali" - solo su obiettivi militari.

Ci hanno dunque incastrati.

Col tempo si capirà il perché e il come. La telefonata di Obama, l'incontro di Sarcozy e poi che altro?

Ci hanno incastrati, a nostro avviso nel modo peggiore.

La cosa, a nostro avviso, ha ben poca rilevanza sotto il profilo militare. E' vero che dopo la fuga, giustificata, degli USA Francia e Gran Bretagna sono rimasti col cerino in mano avendo in quattro e quattr'otto esaurito i loro arsenali per quanto riguarda le costosissime bombe, di fatto missili, che scartano al massimo di un metro rispetto all'obiettivo, indispensabili per evitare i cosiddetti "effetti collaterali" ovvero la strage di civili in prossimità dell'obiettivo. Ma non sarà certo l'Italia a colmare questa lacuna. Basta pensare ai costi.

I costi

A parte il pesante fardello in vite umane perdute ci sono anche da mettere in conto cifre impressionanti. Già la spesa oggi sostenuta per navi, aerei, basi è grandissima (e sarebbe bene che qualche nostro parlamentare presentasse un'interrogazione per saperlo). Va aggiunta ora quella degli ordigni di morte lanciati dai nostri aerei che sono i cacciabombardieri Tornado IDS e gli AMX ai quali si aggiungono gli AV-8B Plus, o Harrier, a decollo verticale imbarcati sulla nostra unica portaerei, la Garibaldi. Se sono chiamati i primi a bombardare i due missili Harm in un solo volo rappresentano un costo di circa 600 milioni di vecchie lire. Se sono gli Harrier a 'sparare' il costo diminuisce. Due missili Maverik ci costano infatti qualcosa più di 500 milioni di vecchie lire. E' evidente a questo punto che non passeranno molti giorni per esaurire anche il nostro, generalmente modesto, arsenale.

Modesto apporto militare

Apporto, sul piano militare, modesto. La guerra aerea non premia se non è accompagnata da quella sul terreno. Dai tempi della battaglia d'Inghilterra, al Vietnam, allo stesso Irak, per fare solo alcuni esempi, se non arriva la fanteria i risultati non sono risolutivi. E stiamo parlando di casi in cui vi è stato uno spiegamento di forze aeree e di ordigni bellici impressionante, quello che poteva mettere in campo un solo Paese, gli USA, assai più allora, salvo l'atomo, dell'URSS anche se oggi c'è in proposito la Cina con un bilancio della Difesa dea cifre astronomiche. E allora perché tirarci in ballo?

Motivo politico

Dopo la giustificata defezione degli USA - ai fini dell'opinione pubblica controbilanciata da un'enfasi particolare per i droni messi a disposizione, misura militarmente quasi insignificante -, GB e Francia erano di fatto rimaste al palo. Isolate in quanto i compagni di avventura, magari di sventura, contano abbastanza come il due di picche quando la briscola è fiori: Belgio, Canada, Danimarca, Norvegia. In tutto sei Paesi sui 28 della NATO perdippiù con il vistoso ritiro della Germania. Occorreva uscire dall'isolamento e l'Italia ora diventava, guarda un po', simbolicamente importante anche perché si tratta del Paese che era il più vicino alla Libia di Gheddafi.

Resta solo da vedere quale sia stata la moneta di scambio.

Dal Quirinale sì alle bombe

Abbiamo recentemente scritto che anche il Presidente della repubblica può sbagliare, e questo, sia chiaro, senza che venga meno la stima per chi sta onorando la sua carica e il suo ruolo. Le sue parole: "L'ulteriore impegno dell'Italia in Libia costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta dall'Italia a marzo, secondo la linea fissata nel Consiglio supremo di difesa da me presieduto e quindi confortata da ampio consenso in Parlamento".

Dissentiamo

Noi dissentiamo e non perché lo dice Bossi.

- Dissentiamo per coerenza con la linea assunta fin dai primi momenti.

- Dissentiamo perché le premesse della guerra sono state capziosamente e artificialmente create (10.000 morti a Bengasi con fosse comuni mai esistite) portando tutti a conclusioni sbagliate, quelle che qualcuno voleva.

- Dissentiamo perché non si devono usare due pesi e due misure. Gheddafi e Assad, anzi Gheddafi e decine di Assad sparsi nel pianeta.

- Dissentiamo perché c'è, ci deve essere un limite al cinismo. Vale per Gheddafi, ieri all'ONU gratificato per la tutela dei diritti umani (!) dagli stessi che oggi si muovono non per tutelare i civili, come dice la risoluzione 1973 dell'ONU ma per rimuovere Gheddafi e il suo regime. Vale per gli inglesi che graziosamente rilasciano, per questioni petrolifere, il libico attentatore di Lockerbie, l'ufficiale Abdel Basset Ali al-Megrahi, quello che con la sua bomba posta nel Boeing 747-121 della Pan Am in volo fra Londra-Heathrow e New York fece andare al creatore i 259 passeggeri oltre a 11 persone a terra colpite dai rottami. Condannato all'ergastolo nel 2001 il 2009 lo fanno tornare a casa. La scusa è che ha solo tre mesi di vita. Che fosse scusa l'anno dopo lo dichiarava il medico che aveva fatto la prima diagnosi, senza controlli, ovviamente.

- Dissentiamo per ancora altri motivi ma soprattutto su quello fondamentale: noi sotto le bombe ci siamo stati. Bombe per la democrazia e la libertà. Però se il pilota avesse sganciato la prima bomba un trentesimo di secondo dopo la casa dov'ero veniva colpita nello spigolo est. Se due trentesimi dopo ad essere colpito sarebbe stato quello ovest. In entrambi i casi della mia famiglia sarebbe rimasto l'avviso funebre. Invece così se ne andarono all'altro mondo, per la democrazia e la libertà naturalmente, quelli dell'allora Corso Vittorio Emanuele 1334. Altre bombe per la democrazia e la libertà, testimoni molti valtellinesi operanti presso il cantiere Falck in Pontremoli. Trenta addirittura ma intelligentissime perché non una casa, non un capannone, non una baracca, non un orticello colpiti. La bomba di Ponte, aprile 1945, la più intelligente di tutte, finita a fianco del cimitero, alla Madonna di Campagna, in un prato, salvando vigne e meleti. E tante altre bombe, e tanti mitragliamenti. E il camioncino di un privato, con gasogeno perché benzina non ce n'era, mitragliato e colpito alla stazione di Chiuro. Testimoni in diretta dal balcone di Ponte di questa operazione sempre per la democrazia e la libertà.

- Dissentiamo come avevamo dissentito fin dall'inizio per l'infausta seconda guerra del Golfo. La prima era ineluttabile dopo il 2 agosto del 1990, quando ci fu l'invasione irakena del Kuwait. La seconda un errore catastrofico di cui dovrebbe essere chiamato a rispondere il Segretario di Stato Rumsfeld per via della colossale balla delle armi di distruzione di massa, motivo apparente di innesco della guerra. A caro prezzo la soddisfazione manichea di avere catturato e impiccato Saddam in diretta TV.

A che serve il dissenso?

Sul piano pratico a niente.

Sul piano morale a metterci in pace con la coscienza. Ci sentiremmo dei vili opportunisti se tacessimo, se non prendessimo con assoluta chiarezza posizione. Chissà che due o tre persone non riusciamo a convincerle.

Come Diogene, in cerca di un pacifista

Come Diogene, con la lanterna a cercare l'uomo. Il pacifismo infatti pare morto. Una parte dei pacifisti ha trovato il Santo Patrono nel manzoniano Don Abbondio. Qualcuno, per stare al Manzoni, in Don Ferrante, quello che discettava e disquisiva nel sostenere che la peste non poteva esistere. La peste non sapendone di filosofia ignorava che non poteva esistere per cui se lo prese e gli fece fare la stessa fine di Don Rodrigo. Basta, con tutto il rispetto, leggere la diatriba sul Manifesto, in prima linea Rosanna Rossanda, storico guru della sinistra. Ci sono i pavidi Donabbondisti, i filosofeggianti Donferrantisti, e quelli del tempo che fu, fermi al tempo che fu, incastrati dal fallimento del tempo che fu. Stiamo tirando le bombe, "solo su obiettivi militari", in barba alla Costituzione di cui questa volta chiede il rispetto solo qualche isolata anima candida.

Tristezze

Costi dolorosi per l'ondata di morte. Costi paurosi della complessiva macchina da guerra. Costi domani per ricostruire quello che si è distrutto. Costi morali di fronte all'evidenza di una politica che non riesce a governare i rapporti tra le comunità.

a.f.

a.f.
Editoriali