Sondrio Elezioni: (auto) cancellata l'opposizione. Ora si attendono le scelte per la Giunta in vista di un quinquennio durissimo

Il risultato di Sondrio é inequivocabile. E' sì vero che il Sindaco ha avuto solo 5711 voti, ben 1335 in meno dell'altra volta ma gli bastano a iosa per surclassare gli oppositori, non già in virtù delle persone in lizza bensì per una fragilità politica degna di miglior causa.

Da sempre psicologia e sociologia docent che nella ricerca di una leadership, di qualsiasi natura e in qualsiasi consesso, il punto di partenza di chi vuol vincere deve essere la costruzione di un forte nucleo compatto. A maggior ragione in una elezione di tipo presidenziale come quella dei Sindaci che viene invece regolarmente affrontata a Sondrio dai competitori come se l'elezione fosse di tipo proporzionale. L'elezione di tipo presidenziale richiede, come per quattro volte ha fatto Molteni, alla base un blocco su cui poi inserire altri elementi, primo fra tutti la popolarità personale. E' tale la situazione che Molteni riesce a stravincere proprio nel momento in cui, rispetto al 2008, gli volta le spalle quasi il 20% dei suoi elettori di allora (1339). Al blocco di cui sopra, che poi si deve anche tradurre in iniziative operative come la pluralità di liste a sostegtno, va aggiunta la volata lunga che consente una capillarizzazione della campagna non sostituibile da nessun Facebook, Twitter e qualsivoglia altra diavoleria elttronica e no.

Il risultato consegna ai cittadini un'aula consiliare con un ectoplasma di opposizione, al di là delle singole persone che lì rappresenteranno una minoranza perdente. La politica ha le sue regole anche se ben pochi lo sanno e di questi ben pochi le seguono. Non conta solo il numero, che pure fa parte delle regole. C'é infatti modo e modo sia nell'esercitare il potere sia nello svolgere il ruolo di opposizione. Per entrambi questi ruoli occorre però avere gli strumenti. Il Sindaco li ha, in particolare con un gruppo consiliare coeso e consistente. Gli altri, minoranze, no. Fondamentale al riguardo sarebbe infatti un gruppo consiliare non solo qualitativamente valido, che può esserci anche nella situazione attuale, ma anche quantitativamente attrezzato. Guardando dal banco della Presidenza il settore riservato ai consiglieri minoritari il paesaggio appare desolante. In dieci seggi, sui trenta complessivi, a fronte dei 20 compatti di maggioranza ci sono ben sette (!) Gruppi diversi al più riconducibili a cinque con PdL (3 consiglieri), Fiumanò (2), SO Liberale (1) e poi Lega e Retici 2, uno 5 Stelle e Sondrio Anch'io.

I primi tre si sono presentati com alternativa e lo stesso la Lega correndo da sola. I Retici si sono presentati dichiarando, come pubblicato da un giornale, che era ora di cambiare. 5 Stelle per mutamenti radicali. SO Anch'io con un suo programma anche valido ma le gambe?

In altri termini l'opposizione si é di fatto cancellata scegliendo una serie di strade diverse che anziché portare ad un obiettivo comune hanno condotto ad assistere, neanche dai palchi, dalla platea, dalla prima galleria ma dagli ultimi posti in piedi di quella che veniva chiamata 'piccionaia' allo spettacolo, peraltro giustificato, di una marcia trionfale del Sindaco, delle sue liste, della sua maggioranza che ha tutti i titoli per procedere da sola verso i suoi obiettivi, con il suo programma lasciando alle minoranze, come peraltro da norme vigenti, la possibilità di svolgere interrogazioni o mozioni. Magari anche di presentare proposte di cui però non ci sarà bisogno avendo la maggioranza le sue, e di andare al più in qualche commissione consiliare senza speranze od obiettivi. Se poi in più di un'occasione si ha e si avrà l'impressione che stia operando non il Sindaco ma il Podestà - lo diceva qualcuno, autorevole, dei suoi -, non c'é da scandalizzarci e forse magari, in certe occasioni, serve a fare correre più rapidamente i problemi (forse in bici visto il sex-appeal che le piste ciclabili paiono avere come non plus ultra).

Ci sono, come ci insegnavano al Liceo, cause prossime e cause remote. Quelle prossime evidenti con le scelte all'ultimo momento, sia di rottura tra PdL e Lega, sia nella scelta del candidato caricando sulle spalle del dr. Fiumanò, da apprezzare certo per la sua disponibilità, un compito impossibile, quello di vincere, reso ancor più improbo dall'elevato astensionismo prevalentemente ascrivibile al centro-destra a fronte invece della compattezza a sinistra.

Quelle remote risiedono nella crisi della politica e dei partiti politici di fatto trasformati in movimenti senza quel retroterra culturale che invece sarebbe indispensabile. Tant'é. Archiviamo questa vicenda, puntando al 2028 se non al 2038 come ci scrive, gustosamente, un solerte lettore, che forse abbiamo il dubbio sia una lettrice e che pubblichiamo nello spazio riservato ai contributi esterni.

Archiviata la vicenda restano i problemi. Il numero uno é la moria di negozi, é l'accentuarsi di vetrine con le scritte 'vendesi' o 'affittasi', crisi locale che si somma a quella generale. C'é, ma questo pare sia un tema tabù, un Piano di Governo del Territorio che sarebbe da riprendendere da capo o quasi - traversalmente condividono esperti in materia -. Si tratta di via difficilmente percorribile per una serie di ragioni, non ultima delle quali volontà e disponibilità del Sindaco a parte, e senza voler criticare nessuno - ma l'esperienza non la si inventa - la scelta del titolare della delega.

Giova ricordare che nei primi mandati Molteni c'era una politica urbanistica di cui del resto é testimonianza il ponderoso documento volto al futuro, quello prossimo non quello del 2100, varato dall'allora assessore Stefanelli. Non si tratta di fughe in avanti o di voli pindarici. L'invenduto, il disabitato ha toccato punte preoccupanti e ciononostante cantieri e gru in città attestano che l'attività edilizia, che per l'occupazione avrebbe da puntare su ristrutturazioni e ammodernamenti, continua imperterrita. Il documento di piano con i suoi cerchi concentrici evidentemente nella sua logica di una ristrettezza di pensiero disarmante e con la sua criptica VAS e con la ricorsa agli spazi angusti tra le case evidentemente non forniva indirizzi adeguati alle esigenze della città, perdippiù dimentico di una realtà che va al minimo da Caiolo a Chiuro. Un documento che pure, nella sua revisione, dovrebbe aprirsi alla speranza considerando il trittico Moncucco - Fossati - San Lorenzo, anche se magari lì le pendenze sono ostative per una pista ciclabile...

E poi i soldi. Alla presentazione da parte delle ACLI dei sei candidati-Sindaco Tacelli ha illustrato con una serie di foto lo stato pietoso delle strade perle quali "non ci sono soldi". Questione di priorità. Sia consentito di dire che le due piste di Via Vanoni, che finisce nel nulla e quelle lussuose di Via Ventina non erano così urgenti e indispensabili e il loro importo, a carico dei privati, poteva avere, almeno in parte una modifica convenzionale.

Lo dicono tutti i Comuni, che i soldi mancano. Qualcosa verrà fatto dal Governo ma non sarà abbastanza. Il guaio é che finora si é costruito parecchio e di soldi quindi c'era l'abitudine ad averne parecchi. E' finita la pacchia in questo campo...

Per quanto ininfluente ai fini pratici una cosa opportuna sarebbe che su questi due aspetti, urbanistica e bilancio, nell'aula consiliare non ci si comporti da cani e gatti. C'é, come a Roma per il settore delle riforme costituzionali, una esigenza di larghe condivisioni non dimenticando che l'aula nella sua interezza dovrebbe rappresentare l'intera comunità sondriese anche quella che invece di andare ai seggi ha fatto flanella. In altri termini sta alla sensibilità del Sindaco di tenere conto, pur nella piena legittimità del suo risultato, formale e politica, di quei due terzi ed oltre di sondriesi che non lo hanno votato. Per gli altri, nelle varie sedi politiche, ci sarà bene in qualche stanza uno specchio con il cui ausilio compiere una ragionata retrospettiva...

a.f.

a.f.
Editoriali