ECONOMIA: TAGLIARE É INDISPENSABILE. LO SANNO TUTTI. MA DA ME NON É POSSIBILE…11 6 30 39

Tremonti salvatore della Patria - La crisi mondiale e l'Italia - Un debito come mezza Europa - Dove e come tagliare? - L'esempio della cultura - "Le scarse risorse…" - "Le scarse risorse…" - Quesito finale - Guerra per la democrazia? La Francia lo di

Tremonti salvatore della Patria

Che Tremonti con il suo rigore abbia salvato l'Italia lo sanno tutti, compresi quelli che per ovvie ragioni pubblicamente lo criticano. La dimostrazione viene dal fatto che tutti o quasi sono chi a minacciare, chi a chiedere, chi a imploraredi allentare i cordoni della borsa, di escluderli dai tagli.

I tagli sono inevitabili, si ammette, però c'è taglio e taglio. E qui comincia una specie di ridda delle streghe. Il mio bianco è più bianco del bianco e quindi i tagli devono essere operati là dove non c'è lo stesso bisogno.

Se si fa l'elenco di quelli che sostengono che i tagli devono prendere altra direzione visti i problemi che creerebbero a loro bisogna occupare diverse pagine. Pare, per fare un solo esempio, che le agevolazioni fiscali siano oltre 400. Ce ne saranno, in fatto di ragioni reali, di giustificate, anzi di giustificatissime, ma siamo sicuri che lo siano tutte e 400?

La crisi mondiale e l'Italia

La crisi finanziaria mondiale è stata una botta che ha avuto ripercussioni dappertutto. Era tale il volume della bolla speculativa che - peraltro come Tremonti allora temporaneamente fuori dal Governo aveva preannunciato nelle sue conferenze in USA - all'indomani l'intero pianeta si è trovato più povero. C'era un'economia artificiale fatta di profitti, reali in termini monetari, ma virtuali in fatto di ricchezza reale prodotta. Si ricorderà il caso di Tiscali che era arrivata ad una capitalizzazione di borsa superiore a quella della FIAT e decine di volte il fatturato annuale.

L'Italia se l'è cavata meglio di altri per due fattori. D'un lato l'attenta politica economica, dall'altra che all'enorme debito pubblico per fortuna si associa un debito di famiglie ed imprese molto minore rispetto ad altri Paesi per cui nel complesso siamo quasi alla pari con i migliori.

Un debito come mezza Europa

Il nostro debito, in quanto cittadini italiani, è intorno, cifre tonde, ai 1900 miliardi, oltre 100.000 €uro per una famiglia di quattro persone. La prima cifra è fuori della comprensione di chiunque. Una analogia interessante: se a un €uro facciamo corrispondere un metro quadrato di terreno non basta la superficie intera dell'Italia per arrivare alla quota anzidetta di 1900 MM. Anzi occorre mettere insieme le superfici di Francia, Spagna, Germania, Italia e Gran Bretagna per arrivare alla quota debito. In altri termini quasi metà Europa!

Dove e come tagliare?

Dove e come tagliare? L'interrogativo non di Tremonti ma di chiunque è innanzitutto se concedere deroghe ai tagli dal momento che aperta una porta tutti cercherebbero di infilarsi a costo anche che salti per aria tutto. Se salta il governo i problemi sono due e non uno solo. Non c'è infatti 'il polentone' politico con quello che possiamo immaginare, e del quale comunque in questa sede non ci occupiamo. Il problema è economico. Una crisi di governo si ripercuote sui parametri di affidabilità e quindi sulle borse, terreno fertile, in tal caso, per la speculazione. Rendimenti all'insù dei titoli di Stato. Basta l'1% in su per dover sborsare 19 miliardi di interessi in più ma il guaio è che non ci fermeremmo di sicuro all'1%. Questo senza dimenticare inoltre l'Europa e le sue regole…

L'esempio della cultura

Abbiamo alle spalle i tagli che in finanziaria erano previsti per la cultura. Rivoluzione. Alla fine tagli eliminati. Finanziati come? Con un centesimo di €uro di aumento della benzina. Nella sostanza certamente una ragione duplice c'era. Il valore di questo settore e il suo ruolo nel turismo verso il nostro Paese. Detto questo però vanno dette altre cose da tutti noi visto che ogni volta che andiamo al distributore diamo il nostro obolo alla Cultura italiana. Vorremmo saperne di più come si spendono i soldi. Vorremmo sapere se è vero che alla Scala si fanno circa 130 recite all'anno mentre in Teatri europei di tradizione, fra l'altro con minore personale, se ne fanno molte, molte di più. Vorremmo sapere se è vero che i compensi degli artisti in Italia, per stare alla lirica ma non solo, siano superiori e non di poco rispetto a quelli percepiti negli altri Stati europei. Vorremmo in definitiva una trasparenza nell'impiego dei soldi che tiriamo fuori di tasca nostra con eliminazione degli sprechi.

"Le scarse risorse…"

Da sempre le relazioni al bilancio degli Enti Locali, anzi dei vari Enti, partono dall'assunto "Le scarse risorse…". C'è un assoluto e un relativo. E' chiaro che di fronte ad una serie di bisogni si vorrebbe andare incontro risolvendo i problemi ma occorrerebbe ricordarsi un vecchio detto, "fai il passo secondo la gamba". Tanti guai derivano dal fatto che in tanti hanno pensato prima al passo senza valutare se la gamba era in grado di reggere.

Il referendum è un esempio illuminante. Il privato che oggi entrasse nei pubblici servizi sarebbe un mentecatto. Dovrebbe mettere i soldi e nemmeno avere gli interessi e la quota capitale. Questo ha deciso il popolo in uno dei suoi quattro referendum. I 60 miliardi per gli investimenti nel settore idrico e i 200 per il globale dei servizi pubblici quindi dovrebbero tirarli fuori i Comuni. Ma loro dicono "Le scarse risorse…". In ogni caso sono cifre iperboliche che la finanza locale non è certo in grado di sostenere. Allora niente investimenti con i guai conseguenti per il servizio da un lato e con le ripercussioni sull'occupazione dall'altro. Salvo che, naturalmente, non si provveda ritornando sulle norme abrogate per ridar loro vita con qualche marchingegno. C'è perfino chi era favorevole al referendum che ritiene inevitabile seguire questa strada. Dando, per la settima volta, dei cucù ai 20 milioni e rotti di italiani che alle urne ci sono andati scrivendo il SI (noi, come ripetutamente spiegato, da allora, dal tempo di essere stati presi per i fondelli sei volte per essersi, dopo, fatto il contrario di come, prima, si era votato ai referendum, alle urne referendarie non ci siamo più andati per cui siamo esenti dall'attributo di 'cucù'.

Quesito finale

In questa situazione continuiamo a fare la guerra? Dalla Libia non ci arriva più petrolio, non ci arriva quasi più gas, stanziamo altri soldi per buttare bombe e missili e poi dovremo sborsarne altri per rimettere in piedi quello che abbiamo colpevolmente distrutto. E per che cosa? Per la democrazia forse? Se fosse veramente così dovremmo avere la dimostrazione convincente. E' semplice.

Guerra per la democrazia? La Francia lo dimostri

Semplice dimostrarlo. A oggi la convertibilità delle monete africane dipende dal Ministero francese dell'Economia e non dalla Banca centrale europea. Si regolarizzi la cosa provvisoriamente passando l'incombenza, che non è formale ma sostanziale anzi riccamente sostanziale alla Banca centrale. Poi si faccia riprendere l'iniziativa, avanzata, per la creazione di una moneta africana, una sorta di €uro africano, che, guarda caso è stata interrotta mentre a Tripoli stava per essere fatto un risolutivo passo avanti dalle bombe dei primi aerei, quelli partiti dalla Francia prima ancora che finisse la riunione della NATO. Chissà per quali arcane ragioni queste sollecitudine?

Stando così le cose quei 700 milioni mi stanno sul gozzo, ci stanno sul gozzo. Possibile che a Roma non l'abbiano ancora capito, (Quirinale, Palazzo Chigi, Miniseri, Parlamento, maggioranza, minoranza, persino il Vaticano) che se è vero che siamo stati incastrati è anche vero che, tirandoci indietro, avremmo ponderosi, e intelligenti, compagni di viaggio. Germania docet.

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