Arriva “I Miracoli della Passione”, il nuovissimo libro del giornalista e scrittore Giancarlo Padula
 Si intitola “I miracoli della Passion”: è il nuovissimo 
 libro di Giancarlo Padula, giornalista e scrittore, autore de “I 
 segreti della Passione di Cristo”, che tra massimo 20 giorni 
 dovrebbe essere distribuito in tutte le librerie italiane. Dal titolo già ci si può fare un’idea del 
 contenuto, che ruota ancora intorno al film di Mel Gibson, 
 stavolta attraverso un reportage, un giro di boa in tutto il 
 mondo, ovviamente Italia compresa.
 “Ogni albero buono produce frutti buoni…” (Vangelo di Matteo, 
 Capitolo 7, versetto 17 – confronta anche Vangelo di Matteo, 
 capitolo 12, versetto 33; Vangelo di Matteo, Capitolo 3, 
 versetto 8)
 Siamo stati tutti travolti da una insolita Passione. Una 
 Passione insolita quella che abbiamo vissuto, (chi l’ha 
 vissuta), incollati davanti agli schermi per assistere alla 
 pellicola che sta cambiando cambierà lo stile di vita dei 
 cristiani. Mentre per molti è stata “la prima volta”. La prima 
 volta che si è preso coscienza del fatto che la verità ha un 
 nome e un volto: Gesù Cristo. Almeno così è accaduto per la 
 stragrande maggioranza del pubblico. Per chi ha affollato le 
 sale cinematografiche di tutto il mondo con il cuore e la mente 
 sgombri dai condizionamenti, dai pregiudizi, dalle polemiche. 
 Niente sarà più come prima, in un modo o nell’altro. Chi farà 
 finta di niente non avrà fatto i conti con le ultime 12 ore di 
 vita di Gesù. Una Passione insolita perché mai l’avevamo vista 
 così. Non potrà essere mai più rappresentata. Più cruenta non è 
 possibile. La Passione di Mel Gibson non lascia spazio al 
 pietismo, alla poesia. Anche la colonna sonora del film è stata 
 ad hoc. Portentosa al momento opportuno, ma essenziale, quasi 
 impercettibile o assente in altri momenti. Non potrà mai più 
 essere rappresentata in maniera più “blanda”, sobria, perché non 
 lo è stata. La Sindone lo dimostra. “Ogni albero buono produce 
 frutti buoni…” (Vangelo di Matteo, Capitolo 7, versetto17). Dai 
 frutti si riconoscono i discepoli di Gesù Cristo. Due miracoli 
 di queste ore parlano chiaro: un texano di 21 anni, Dan Leach, è 
 andato alla polizia dopo aver visto il film La Passione di 
 Cristo di Mel Gibson e ha confessato di aver ucciso una ragazza 
 di 19 anni, Ashley Nicole Wilnson, che aspettava suo figlio. Il 
 caso era chiuso perché le autorità avevano concluso le indagini 
 con la convinzione che si era trattato di un suicidio. Gli 
 agenti hanno riferito che il giovane ha raccontato che dopo la 
 visione del film sulle ultime ore della vita di Gesù Cristo, ha 
 provato rimorso. Mentre, un neonazista di 41 anni, Johnny Olsen, 
 si è presentato al commissariato di Oslo confessando due 
 attentati.
 Le molteplici polemiche che si sono accese e si accenderanno 
 intorno alla pellicola, sono, sono state e saranno inutili. Si 
 può fuggire, si possono chiudere gli occhi, coprirli con una 
 mano, meglio ancora si può evitare di vedere questo film. Ma chi 
 lo vede deve fare i conti con la storia e con Soprannaturale 
 soprattutto. Lasciamo perdere se Gibson poteva o no mitigare 
 questa tremenda violenza.
 Ha scritto bene, secondo il mio parere Alberto Magone su 
 “Toscana oggi on line” che in sostanza ha detto: «..il fatto è 
 che la dimensione fisica del dolore, che tanto ci spaventa non 
 vogliamo vederla, tendiamo a rimuoverla, ad allontanarla da noi, 
 e intorno a noi, ma non potendola cancellare, la attenuiamo, 
 perfino nell’uso dei termini, di fronte a tanti drammi che ci 
 circondano e anche al Dramma che della storia è spartiacque….la 
 Passione di Cristo di Mel Gibson, sia pure molto discusso, ci ha 
 portato violentemente all’hic et nunc storico, alla realtà del 
 corpo violato, della carne martoriata, del dolore senza 
 limiti.E’ un pugno nello stomaco che fa riflettere: la Via 
 Crucis di Gesù fu straziante al di là di ogni 
 immaginazione…ma…la Croce porta alla luce e ora noi contempliamo 
 Cristo, il risorto, il vincitore della morte, il nostro 
 salvatore, nella gloria del Padre”.
 D’ora in poi qualsiesi altra Via crucis sembrerà comunque una 
 parodia. Così come a volte è una “parodia” la maschera che i 
 cristiani di oggi indossano. La domanda che ci si deve porre è 
 un’altra: le cose sono andate proprio così? E se sono andare 
 così, cioè se il Figlio di Dio ha sofferto così tanto per ogni 
 nostro peccato, per salvarci dal nostro peccato, facendosi egli 
 stesso peccato, vuol dire che il peccato è una cosa terribile ai 
 suoi occhi. Se avessero mandato in diretta le immagini della 
 vera Passione di Cristo, le cose si sarebbero viste in questo 
 modo? La risposta è sì. La pellicola ricostruisce infatti la 
 vicenda così come è stata tramandata dalle Sacre Scritture. Si 
 dovrebbe riflettere: come mai Dio si è ridotto in quello stato? 
 Per me. Per te. Per il mio peccato, per il tuo peccato, per 
 evitare, per quanto fosse possibile, che dopo una manciata di 
 anni vissuti su un pianeta chiamato terra (più o meno “bene”), 
 si perdesse l’opportunità di una vita eterna beatifica.
 Per troppo tempo abbiamo trascurato la sofferenza di Dio. Una 
 sofferenza che è specchio e immagine della nostra stessa 
 sofferenza nel peccato. Solo così infatti si può capire perché 
 Gibson abbia voluto essere così duro nella rappresentazione 
 della violenza che abbiamo inflitto a Gesù. È, infatti, la 
 stessa violenza che abbiamo inflitto a noi stessi. Quelle carni 
 martoriate sono le nostre. Le lacrime di Maria sono le nostre. 
 Per questo il dolore di Gesù, sullo schermo gigante di Mel 
 Gibson, ci colpirà così tanto. Troveremo un forte motivo di 
 identificazione e non sarà facile liberarsi da uno strano 
 sentimento. E una domanda ci coglierà all’improvviso, alla fine 
 della proiezione, all’uscita della sala cinematografica: dove 
 siamo stati in questi ultimi duemila anni? Come abbiamo fatto a 
 dimenticare?”
 In Cina sono state realizzate dai cristiani molte videocassette 
 “pirata”. Tanti gruppi, a causa della persecuzione, soprattutto 
 di giovani si riuniscono in preghiera e tanti agnostici vogliono 
 conoscere la fede: la Passione di Cristo è diventato un mezzo di 
 evangelizzazione. Un sacerdote della chiesa non ufficiale, 
 sotterranea, è rimasto talmente commosso dalla visione del film 
 che riunisce gruppi di fedeli che sono scoppiati in lacrime 
 durante le proiezioni. Monsignor Guadencio Rosales, arcivescovo 
 di Manila ha pubblicato un messaggio di 4 pagine invitando i 
 cristiani della sua diocesi ad andare a vedere il film, che 
 definisce “un lavoro serio di amore e di valore artistico e 
 religioso, realizzato con molta cura”. L’arcivescovo ha 
 incoraggiato i cristiani a guardarlo come possibile aiuto per 
 “ricordare e riflettere sulla Passione del Signore, affinché 
 penitenza e prassi possano portare la verità nella nostra vita. 
 Il film è una occasione per una vera esperienza di fede e un 
 autentico invito a rinnovare il cuore e la fede. Mentre lo 
 guardate, provate a vederlo in spirito di serenità orante, fate 
 come se foste in meditazione, siate aperti a cogliere e 
 ascoltare e contemplate, rifiutando l’atteggiamento di “cercare 
 solo l’intrattenimento delle immagini vive e potenti che vi 
 passano davanti agli occhi. Provate a entrare nelle ultime ore 
 di Gesù e lasciate che quelle ore finali operano nella vostra 
 vita e nel vostro cuore”. Di parere totalmente opposto, il 
 cardinale Jean marie Lustiger il quale ha dichiarato che “La 
 Passione di Cristo è un film che manca di pudore, L’amore di Dio 
 non si misura in litri di emoglobina, si tratta di un 
 reality-show biblico, lontano mille miglia da altre 
 rappresentazioni del Cristo, prima fra tutte quella di Pasolini, 
 che descrisse Gesù con gli occhi di sua madre, o di Kieslowsky 
 ne “Il Decalogo”.
Esplode la Cristomania
 Esplode dunque in tutto il mondo la “Cristomania”. Il fenomeno 
 Cristo. Incantati da Cristo. Il controverso film di Mel Gibson 
 sta sconquassando il globo: il mondo cristiano (tre miliardi di 
 per persone) è un subbuglio. I cattolici si sono divisi. 
 Autorevoli commentatori ed esponenti del mondo della cultura, 
 sono decisamente schierati a favore, i protestati, già tanto 
 frantumati, hanno preso posizioni molto diverse e contrastanti. 
 Altri prelati degli organi pontifici come le comunicazioni 
 sociali si sono espressi, singoli vescovi esaltano il film 
 invitando i fedeli ad andarlo a vedere (in Asia, ad esempio), 
 altri come l’arcivescovo di Parigi dice che si tratta di 
 un’”opera sadica”; Mel Gibson ha raccontato di essersi 
 convertito quando stava per farla finita, 13 anni fa. Ma poi si 
 scoprono i suoi gusti culinari, va matto per l’olio d’oliva, la 
 bruschetta, l’arrosto misto e il pesce di Matera (dove sono 
 stati girati gli esterni). Cosi come quelli della Bellocci che 
 ama le salsicce. Mentre Gesù-Caviziel è un intenditore di vini 
 lucani. Ora esplode il turismo americano, ma mondiale a Matera e 
 tutti vogliono stanzetta dove dormiva Gibson in una pensioncina 
 a tre stelle. Mentre si girava il film avvenivano miracoli: 
 conversioni, aiuto regista uscito indenne dopo essere stato 
 colpito per ben due volte da due fulmini. Per alcune scene della 
 crocifissione è stato usato un robot. Durante le proiezioni del 
 film in alcune sale america ed europee due persone (fino ad ora) 
 non hanno resistito all’impatto e sono morte. Ma un giovane 
 texano di 21 anni, dopo aver visto il film è andato dallo 
 sceriffo ed ha confessato di aver ucciso la ragazza di 19 anni 
 che aspettava un suo figlio (la polizia aveva chiuso il caso 
 pensando si trattasse di suicidio). Un terrorista neonazista di 
 41 anni, dopo aver visto il film è andato alla polizia a 
 confessare due attentati. In America esplode la mania dei film 
 religiosi, da “Judas” proposto dalla ABC, alla NBC che mette in 
 cantiere una serie intitolata Revelations su un testo religioso. 
 Anche La Disney non sta a guardare e annuncia l’uscita nel 2005 
 di un film ad alto costo basato sul libro dello scrittore 
 cristiano C.S. Lewis The Lion, sul sacrificio di Gesù. “Repliche 
 fedeli dei chiodi della Croce, con su scritto un versetto del 
 profeta Isaia: “è stato trafitto per i nostri peccati”, si legge 
 sulla Gazzetta di Parma, “spille, tazze da caffè, portachiavi, e 
 tee-shirts, tutte all’insegna di The Passion. Ma in vendita 
 anche un kit con tanto di scala in miniatura e croce di legno. 
 Negli Stati Uniti sono stati distribuiti 75 mila ciondoli-chiodo 
 in peltro (12,99 dollari l’uono). C’è poi la cardi preghiera 
 (2,99 dollari) con la parola “Passione” in aramaico, il 
 portachiavi (6,99 dollari) e bracciali con croce (12,99 
 dollari). La colonna sonora è in cima alle Hit Parade. Il Cd con 
 la colonna sonora composta da John Debney. Un cattolico di lunga 
 data: “la colonna sonora”, ha detto, “ha il sapore 
 mediorientale, ma all’inizio volevo comporre musica etnica, con 
 strumenti “da tutte le parti del mondo e di tutti i periodi…poi 
 d’altra parte abbiamo avuto momenti tradizionali dove c’è più 
 orchestra e coro”. Debney ha studiato la musica del periodo”, e 
 i libri collegati alla pellicola di Mel Gibson.
 Roma (AsiaNews) - Al centro della controversia che circonda il 
 film “La Passione di Cristo” c’è un uomo sereno, che ama la 
 recitazione e la sua fede cattolica. Jim Caviezel, 34 anni, 
 interpreta Gesù nel colosso diretto da Mel Gibson. Ora è nella 
 Città Eterna con la sua famiglia, per ottenere la benedizione 
 del Santo Padre. 
 Per Jim, interpretare questo ruolo non è stato facile, ma, come 
 per qualsiasi altro film, ha prima sentito dentro di sé come una 
 “vocazione”. Trasportarla sullo schermo, ha detto, “è stata una 
 vera esperienza spirituale”. Domenica sera, invitati da p. 
 Thomas Williams, del movimento cattolico dei Legionari di 
 Cristo, Jim e la sua famiglia, di fede cattolica, hanno 
 partecipato alla S. Messa in inglese nella Chiesa di San 
 Giovanni Battista de’ Fiorentini, con gli studenti di alcune 
 università pontificie di Roma.
 Al termine del rito religioso, l’attore si è fermato a pregare, 
 mentre un piccolo gruppo di fan e cattolici aspettavano fuori 
 per incontrarlo. 
 All’uscita, Jim, oltre ad intrattenersi con gli studenti e altre 
 persone, rimasti colpiti dalla sua modestia, ha risposto anche 
 alla domanda sul come abbia fatto a conciliare la recitazione 
 con le sue convinzioni religiose. Oltre a ribadire di aver già 
 parlato a diverse conferenze cattoliche, ha precisato che egli è 
 in primo luogo un attore, non un oratore pubblico, e continuerà 
 a ricostruire quella cultura nel suo ambito di lavoro. Ha 
 inoltre sostenuto che c’è un forte bisogno che i giovani di oggi 
 affrontino il flagello dell’aborto nel mondo (soprattutto negli 
 Stati Uniti) e si impegnino a favore della dignità della vita. 
 Ha infine sottolineato l’importanza di combattere il male con la 
 forza del rosario. 
 “Possiamo farci una foto con te?”, ha chiesto qualcuno dei 
 giovani più coraggiosi. “Si”, ha detto con un raro sorriso, “ma 
 ognuna ti costerà un rosario!”, ha aggiunto, trasformando la sua 
 fama in “profitto” spirituale. 
 È noto che Jim Cavezial evita qualsiasi ruolo che comprometta i 
 suoi valori morali e si rifiuta di nominare Dio invano in 
 qualsiasi copione. Durante le riprese di “La Passione di 
 Cristo”, Jim ha sofferto per le proprie ferite mentre 
 rappresentava le sofferenze del Signore. Egli ha resistito al 
 dolore e all’assideramento durante le ore delle riprese, mentre 
 stava appeso per ore sulla croce, senza protezione dalle 
 intemperie dell’inverno. Due volte è stato colpito durante dalla 
 frusta durante la scena della flagellazione di Gesù alla 
 colonna. Si è slogato la spalla destra nella scena in cui Cristo 
 stesso si sloga la sua mentre i soldati gli tirano la mano per 
 inchiodarla alla croce. E’ stato inoltre colpito sul set da un 
 fulmine, senza però riportare gravi danni. Oltre a questo, Jim 
 ha accettato le critiche che ha ricevuto da Hollywood e le 
 domande costanti sulle ragioni del film, come una sua 
 condivisione dell’agonia redentrice di Cristo. Nell’interpretare 
 quel ruolo, Caviezel ha spesso detto a se stesso: “Non voglio 
 che la gente veda me, ma che veda invece solo Gesù”. Per 
 raggiungere questo scopo, ha spiegato Caviezel all’agenzia 
 Zenit, “ho cominciato con la recita del rosario, a cui è seguita 
 la confessione e poi la Messa, ogni giorno, ed ogni volta dopo 
 avevo preso l’Eucarestia, mi sono sentito maggiormente nei panni 
 di Cristo”. 
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