FATTI DELLO SPIRITO: ISLAM (E ALTRE CONFESSIONI) IN ITALIA



Islam (e altre confessioni) in Italia. Periodicamente riaffiorano discussioni sui diritti di carattere religioso di chi, ad esempio gli extracomunitari, vive in Italia.

Siamo forse il Paese più tollerante del mondo. Gli Ebrei, allora maledetti da tutti, trovarono ospitalità per la prima volta al mondo, sia pure in area ben delimitata chiamata Ghetto, da noi, in particolare a Venezia ove pure il Vescovo, che aveva il titolo di Patriarca, era figura eminentissima, e la religiosità profonda. E, poco dopo la metà del XVI° secolo, dopo una curiosa rivendicazione dei medici ebrei (volevano anch'essi il "galero" nero come i veneziani e non il "galero" giallo che connotandone la razza, di fatto li discriminava) ottennero la parità.

In genere esiste da noi il massimo rispetto per il credo di extracomunitari, di riformati, di ebrei, di Testimoni di Geova, e di quant'altro.

Per quanto riguarda la Chiesa non ha aspettato il 2000, dato che il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, la grande idea di papa Roncalli, nello Schema XIII ha sancito la libertà religiosa. E non a caso recentemente il Sommo Pontefice ha affermato che il Paradiso non è prerogativa di chi segue fedelmente le indicazioni del Cristianesimo, ma esso è aperto a tutti gli uomini di buona volontà, di buoni propositi e di buone azioni, indipendentemente dalla fede professata.

Detto questo va però anche detto che chi viene fra noi deve adeguarsi, come del resto tocca fare a noi allorché andiamo a casa d'altri. In larga parte del mondo i cattolici lavorano il giorno di Natale o di Pasqua. In Israele la festa è il sabato e non la domenica. E così via.

Con tutto il rispetto per gli islamici e per la loro fede, largamente sentita e praticata, riconosciuto il loro diritto ad avere anche le strutture necessarie per la pratica religiosa, c'è però da osservare che dovrebbe pure esistere un diritto di reciprocità. A Roma si sta costruendo la Moschea, autorizzata da anni. Perché non viene riconosciuto il diritto di reciprocità? Questo è ragionamento di buon senso, non solo dei cattolici ma anche dei non credenti, persino di quel particolare tipo di non credenti che sono gli atei (c'è differenza fra i due termini).

L'intolleranza dovrebbe essere, in e per qualsiasi religione, uno dei peccati mortali, perché da essa possono venire i guai più seri. Guai a praticarla, ma non appare giusto neppure subirla senza neppure poter dire la propria, come recentemente ha fatto un Principe della Chiesa - così una volta erano chiamati i Cardinali - sollevando un vespaio di polemiche molte delle quali strumentali e le altre dimentiche della realtà effettiva delle cose.

 

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