Il Papa è morto. E’ una settimana che piango
Il Papa è morto.
 E’ una settimana che piango, tanto da 
 vergognarmene e mi sembra di vederlo ancora baciare la terra, 
 venerare la Natura, abbracciare gli uomini di tutte le razze con 
 cordialità estrema, di rispettare sinceramente le altrui 
 vocazioni e fedi. Lui, l’ex operaio polacco, sportivo amante 
 della montagna, è stato però anche e soprattutto il Papa della 
 Pace, del tutto alieno dagli intrighi della politica. Sempre 
 contro ad ogni guerra, uomo del dialogo e, in senso lato, della 
 politica, ha sostenuto con forza che “non possiamo vivere tutti 
 assieme se non in pace”. Buono e generoso, lontano da ogni 
 fanatismo e contrario ad a ogni crudeltà, ha cercato sempre di 
 salvare vite, di mitigare la sorte dei prigionieri, di esortare 
 al perdono, alla misericordia, alla ricerca dell'accordo. Papa Wojtyla è stato un papa di pace, importante per uomini di tutte 
 le fedi e di tutte le convinzioni ideali; soprattutto 
 nell’ultimo decennio i suoi pronunciamenti contro le guerre e 
 per la giustizia nell’uso delle risorse a livello planetario 
 sono stati importanti. Per quanto riguarda la vita interna della 
 Chiesa cattolica questo pontificato ha fatto fare alcuni passi 
 in avanti, come per esempio sul dialogo interreligioso e sui 
 “mea culpa” (Sul mea culpa nei confronti degli ebrei, poi, Papa 
 Wojtyla è stato protagonista, ha preso lui l’iniziativa ed è 
 andato avanti. Non solo quando è andato a visitare la sinagoga 
 di Roma, ma anche durante il Giubileo del 2000, allorché ha 
 inserito la sua richiesta di perdono nel Muro del pianto e ha 
 visitato lo Yad Vashem. Egli ha voluto eliminare una volta per 
 sempre il malinteso sentimento di diffidenza verso gli ebrei). 
 Del resto il grido di Papa Woityla si sostanziava di indicazioni 
 preziose. La vita è bene fondamentale e presupposto della 
 convivenza. Ciò implica rispetto della persona, integrità delle 
 relazioni familiari, protezione dell'uomo dal concepimento alla 
 morte naturale, con esclusione delle scorciatoie del divorzio, 
 dell'aborto e dell'eutanasia, oltreché del tecnicismo 
 avventuristico della biologia. È su questo radicale fondamento 
 che si situava la condanna della guerra, nemica primaria della 
 vita. La pace è la premessa per un rinnovamento delle relazioni 
 sociali e statuali. Essa risulta assai esigente richiedendo un 
 tenace esercizio della ragione. È in nome degli stessi valori, 
 dopo la caduta del Muro di Berlino, che ha criticato anche 
 l’ovest, sottolineando i limiti del liberismo economico. Anche 
 quello ad una sola dimensione, quella del mercato e del 
 profitto.
 Papa Wojtyla ha, sopra ogni altro, indirizzato i suoi 
 sforzi in una direzione precisa: quella di applicare gli 
 insegnamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II, specialmente 
 dal punto di vista del rapporto con le altre religioni. 
 Innumerevoli sono le occasioni in cui il Pontefice ha 
 sottolineato questo rispetto della Chiesa cattolica nei 
 confronti delle altre religioni. E lo ha messo in pratica 
 accettando di incontrare i leader religiosi. Non c’è dubbio che 
 il contributo più significativo, da questa angolazione, è stato 
 l’incontro di preghiera per la pace nel mondo ad Assisi nel 
 1986.
 Grazie Papa Wojtyla, difensore della pace e delle libertà 
 democratiche, sincero predicatore della fratellanza e dell'amore 
 fra tutti i popoli per aver parlato di pace, libertà, diritti, 
 amore tra i popoli ad un mondo che andava in un'altra direzione.
 Un Papa così, il Papa dell’intelligenza e dell’amore uniti 
 assieme, come mi mancherà! Si dice :"Morto un Papa se ne fa un 
 altro"; questa volta però la questione non è così semplice. Il 
 nuovo Papa erediterà un fardello pesante: l'esempio di Papa Wojtyla: un messaggio universale di pace, di tolleranza, di 
 accettazione serena della sofferenza e delle difficoltà della 
 vita. Insomma un uomo che si è trasformato in un grandissimo 
 Papa.
 Nel Papa dei cambiamenti, anche dolorosi, e che ormai 
 vecchio e stanco ha cercato fino all’ultimo nelle preghiere dei 
 fedeli il sostegno e la forza per poter continuare la sua 
 missione e che resterà per sempre nei cuori della gente come un 
 Padre nella vita dei propri figli. Lui, il primo Papa slavo 
 della storia, il Grande Papa che aveva sempre avuto una grande 
 devozione per la Madonna, tanto da scegliere come stemma 
 episcopale la lettera M di Maria insieme alla croce ed il motto Totus Tuus : “ Totus tuus ego sum” 
 (“O Maria, io sono tutto tuo, e tua e' ogni cosa mia!”) ha 
 lottato per la Pace, anche religiosa, tra i popoli meritando per 
 questo un indiscusso, unanime ed universale rispetto -e non 
 solamente dai cattolici come me- perché i suoi 26 anni di 
 pontificato hanno cambiato il mondo e la storia. Ho proprio 
 paura che questa volta sarà veramente il caso di dire: “Morto un 
 Papa, non se ne fa un altro!”.
 Mario Pulimanti
GdS 10 IV 2005 - 
www.gazzettadisondrio.it
