tIR DELLA SPERANZA IN TERRASANTA

Riceviamo e pubblichiamo:

“Capita che il racconto di esistenze impossibili, aldilà
di ogni credo religioso, ci indigni come esseri umani di
fronte a bambini chiamati a pagare le colpe dei grandi.
Allora la Solidarietà prima ancora che Carità è un atto
dovuto di Giustizia Sociale.
Questo moto dell’anima può essere contagioso e far sì
che un Sogno possa diventare un Progetto”.

Così è nato il Progetto 1° TIR della Speranza al campo
profughi di Jenin che consentirà di portare quattro
container di aiuti umanitari ed un messaggio di Pace e
Fratellanza nel campo profughi di Jenin in Terra Santa.

Motivazioni dell’intervento e descrizione del campo
profughi:


Secondo un rapporto dell’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni
Unite costituita appositamente per gestire il problema
dei profughi, il campo è stato “fondato” nel 1953
all’interno dei confini della municipalità di Jenin, su
375 dunum di terra (circa un Kmq). Gli abitanti del
campo, oggi circa 14.000 di cui 13.000 registrati come
profughi, per la maggior parte furono espulsi dai
villaggi vicini, ancora visibili dal campo, che oggi
sono inglobati all’interno di Israele, al di là della
cosiddetta “linea verde”. Il campo, situato nel nord
della Cisgiordania, venne occupato dagli israeliani nel
1967 e, a seguito degli accordi di Oslo del 1993, passò
sotto il controllo amministrativo dell’Autorità
Palestinese nel 1995.

Il fatto di trovarsi sotto l’Amministrazione
dell’Autorità Palestinese da un lato e sotto la tutela
delle Nazioni Unite dall’altro (lo status degli abitanti
del campo è quello di profughi) anziché rappresentare un
vantaggio, di solito si traduce in una serie di risvolti
negativi per tutto quello che riguarda istruzione,
occupazione, assistenza sanitaria e le principali
priorità della gente del campo.

Il campo è densamente popolato, donne, bambini e anziani
costituiscono quasi i due terzi della popolazione e
circa il 40% dei residenti ha meno di 15 anni. Metà
della popolazione della città di Jenin è costituita da
profughi che provengono dal campo.

La popolazione del campo è molto povera, con 307
famiglie registrate dall’UNRWA come casi particolarmente
gravi. Dall’inizio della seconda Intifada, con i
continui blocchi militari e le settimane di coprifuoco
ininterrotto, la situazione è sensibilmente peggiorata,
diventando sempre più difficile spostarsi, quindi
lavorare e andare a scuola, trovare cibo, avere acqua ed
elettricità.

La gente di Jenin ha bisogno letteralmente di tutto: dai
vestiti alle scarpe, dai medicinali alle matite,
dall’acqua ai giocattoli.
Soprattutto ha bisogno di non essere lasciata sola!

ENTI capogruppo del progetto:

• FONDAZIONE AIUTIAMOLI A VIVERE

• ASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE INDUSTRIE DI ROVIGO
(aderente a CONFAPI)

• C.C.I.A.A. di Rovigo

• REGIONE DEL VENETO
CON IL PATROCINIO DI:

• CURIA VESCOVILE ADRIA-ROVIGO

• A.N.C.I. VENETO

• CONFAPI (Confederazione Nazionale delle Piccole e
Medie Imprese)
ADERENTI al progetto:

• A.P.I. territoriali

• CASSA DI RISPARMIO DI PADOVA E ROVIGO

• Fondazione AIUTIAMOLI A VIVERE (Comitati territoriali)


ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI aderenti:


• DELEGAZIONE GENERALE PALESTINESE ITALIA

• IST. STUDI ARABI ED ISRAELIANI EMILE TOUMA DI HAIFA

L’istituto è stato fondato ad Haifa nel 1986, un anno
dopo la morte di Emile Touma, uno dei più brillanti
esponenti del mondo intellettuale e politico palestinese
di tutto il ‘900. Scrittore e storico, Emile Touma fu
uno dei principali leader del partito comunista e della
comunità palestinese in Israele.

L’Istituto, nato per volere della moglie Chanya, artista
ebrea di origine russa, e di un gruppo di prestigiosi
accademici ed intellettuali, tra cui lo scrittore Salman
Natour: il più importante esponente della corrente dei
“nuovi storici” Israeliani; Ilan Pappe: la continuazione
ideale del sogno di Emile Touma e cioè offrire
possibilità concrete alla comunicazione, alla
comprensione reciproca, alla pace tra i popoli del medio
oriente e, in particolare a palestinesi e israeliani.
L’obiettivo principale dell’Istituto è contribuire alla
creazione di un’atmosfera che favorisca il dialogo e
rafforzi il rispetto reciproco e la consapevolezza nei
due popoli.

Le principali attività dell’Istituto sono l’associazione
di seminari e conferenze, la pubblicazione di documenti
e ricerche, la realizzazione di mostre e di eventi di
carattere storico culturale.

L’Istituto ha l’ambizione di essere una struttura
“pioniera” dove il meglio del mondo intellettuale
palestinese ed ebraico possa incontrarsi e mettere a
confronto idee, testimonianze e aspettative.

La sede è nella città più “mista” di Israele, Haifa,
considerata anche “città della convivenza”. Alla storia,
alle caratteristiche passate e presenti di Haifa, al suo
significato nella “nakba” palestinese del 1948
l’Istituto dedica un’attenzione particolare,
organizzando seminari, proiezioni, visite e così via.

L’Istituto analizza la situazione dei palestinesi di
Israele, cittadini fortemente discriminati in tutti gli
aspetti della vita quotidiana, e l’evoluzione di tale
situazione in
rapporto al conflitto israelo-palestinese. Vuole essere
inoltre uno strumento per gli studiosi palestinesi
perché siano in grado di scrivere la propria storia
nazionale.

L’Istituto organizza spesso incontri con esponenti del
movimento pacifista israeliano, in particolare Ta’ayush
e PHR, e del mondo accademico, artistico e culturale.

• MEDICI PER I DIRITTI UMANI DI TEL AVIV (Physicians for
Human rights – Israel )

L’Istituto organizza spesso incontri con esponenti del
movimento pacifista Associazione non governativa con
sede a Tel Aviv, fondata nel 1988 con l’obiettivo di
sostenere e proteggere il diritto all’assistenza medica
all’interno di Israele e nei territori sotto l’effettivo
controllo di Israele. Il principio su cui si basa tutta
la sua attività è anche di rispetto dei diritti umani,
condizione necessaria per la giustizia sociale e anche
un’obbligazione legale secondo la legge internazionale.
Il diritto alla salute e all’assistenza medica trascende
ogni considerazione di carattere politico, nazionale,
religioso, sessuale, socio-economico e nega qualsiasi
tipo di discriminazione.

Le attività di PHR comprendono interventi diretti di
personale medico e paramedico, assistenza e azioni
legali, diffusione di informazioni e testimonianze,
educazione dell’opinione pubblica e campagne mirate. PHR
opera all’interno di Israele, ad esempio prestando
gratuitamente assistenza alla popolazione più povera (in
massima parte palestinesi, ma anche immigrati delle
ultime generazioni, tra cui molti clandestini);
visitando le carceri e denunciando il trattamento di
prigionieri politici e detenuti comuni, privati dei
diritti più elementari, tra cui quello di consumare cibo
decente e di essere curati in caso di malattia;
prestando assistenza alle popolazioni dei “villaggi non
riconosciuti”, ossia villaggi palestinesi mai registrati
né censiti dalle autorità israeliane, che per questo
motivo ufficialmente non esistono (quindi non ricevono
dallo stato di Israele, che pure li ingloba, né acqua,
né elettricità, né servizi di alcun tipo); opponendosi a
numerosi altri esempi di discriminazione più o meno
occulta nei confronti dei cittadini arabi di Israele.

I volontari del PHR sono anche molto attivi nei
Territori occupati, dove Israele, secondo la legge
umanitaria internazionale è responsabile dell’assistenza
medica in quanto potenza occupante di un territorio
senza stato sovrano. Nei Territori, PHR oltre a fornire
assistenza, ad esempio con una clinica mobile che si
sposta nelle zone più “a rischio” e dove la popolazione
non è in grado di muoversi, svolge un’azione di
monitoraggio davvero esemplare.

PHR è stato definito “un raggio di luce nel buio” perché
ogni sabato un gruppo di medici e infermieri, con
volontari arabi ed ebrei, attraversa la “linea verde”
per offrire cure mediche alla popolazione. Ogni
settimana in un posto diverso e l’anno scorso sono stati
visitati circa 15.000 pazienti Palestinesi. Salah Haj
Yehya, un medico di Taibe che non ha di fatto mai
completato gli studi, rappresenta il cosiddetto “Uomo
sul campo”, celebre e stimatissimo in Israele ed una
figura eroica per i Palestinesi dei Territori.

RICONOSCIMENTI RICHIESTI:

• SANTA SEDE

• PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA

• O.N.U. = Organizzazione Nazioni Unite

E’ STATA RICHIESTA LA PARTECIPAZIONE DI:

• R.A.I. Radio televisione italiana.

VOLONTARI PARTECIPANTI AL VIAGGIO: 10/15 circa.

Oltre ai volontari della Fondazione Aiutiamoli a Vivere,
e ad un rappresentante di A.P.I. Rovigo, viene richiesta
la disponibilità ad un partecipante per ogni partner.


DESCRIZIONE DEGLI AIUTI:

1. MATERIALE MEDICO SANITARIO

2. MATERIALE IGIENE PERSONALE

3. ABBIGLIAMENTO (vestiario e calzature)

4. MATERIALE DIDATTICO

5. CARROZZELLE E ATTREZZATURA PER RIABILITAZIONE

6. GIOCATTOLI E GIOCHI

VALORE STIMATO DELLA MISSIONE

€ 400.000 (La cifra in via di definizione è da
intendersi a valori di mercato)

L’intervento sarà finanziato con la solidarietà di
chiunque voglia partecipare

REFERENTI DEL PROGETTO:

• Christian ALLEGRO API Rovigo

• Massimo BARBIN API Rovigo

• Marzio ORTOLANI Fondazione Aiutiamoli a Vivere

• Fabrizio PACIFICI Fondazione Aiutiamoli a Vivere

PARTENZA 27 OTTOBRE 2003

____________________________


C/C BANCARIO n. 3941916L (CAB 12203 ABI 6225)

C/C POSTALE n. 12001053

INTESTATI A: FONDAZIONE AIUTIAMOLI A VIVERE

CAUSALE: TIR DELLA SPERANZA IN TERRA SANTA


GESTIONE E SEGRETERIA ORGANIZZATIVA:

A.P.I. ROVIGO, Viale Porta Po 94/f,

Tel. 0425.403911 – fax 0425.403939

palestina@apirovigo.net

API Rovigo


GdS - 28 IX 2003 -
www.gazzettadisondrio.it

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