IL CASO (?!?) RIVERA: TROPPE BIRRE NON FANNO BENE

Scriteriati attacchi alla Chiesa il 1 maggio - In Appendice il testo dell'Osservatore Romano e le scuse di Rivera

Il commento migliore sul caso (caso ?!?, diciamo meglio fesseria di uno – usiamo le parole di Prodi – scriteriato) Rivera. L’ha farro Bonanni, leader della CISL appena il ragazzo dal nome illustre ma da una molto scarsa sensibilità è rientrato nei ranghi dopo la sparata contro la Chiesa sul palcoscenico del 1 maggio e in diretta TV. «Tu ti sei chiaramente scolato troppe birre...». E Rivera sconsolato – sono iscritto alla CGIL – riferiva dello sguardo di Guglielmo Epifani. «Più che gelido».

Non solo Bonanni. Poi, ufficiale, la Cisl che si dissocia dalle parole di condanna verso il Vaticano di Andrea Rivera, pronunciate nel corso del concerto del primo maggio, giudicandole "inopportune " ed esprime solidarieta' a Papa Benedetto XVI, al mondo ecclesiastico e a tutti i cattolici. ''Il conduttore Andrea Rivera dovrebbe scusarsi subito con il Vaticano ma anche con i sindacati, perche' ha usato impropriamente il Concerto del Primo maggio come occasione di propaganda ideologica '', sottolinea ancora il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni.

La Chiesa Cattolica non ci sta e accusa di “terrorismo” – che non è solo quello armato – Rivera.«Le parole del conduttore - prosegue il giornale vaticano - forse sono solo espressione di una sconcertante superficialità, ma la loro pericolosità non è altrettanto superficiale. Sono di queste ore gli attacchi e le minacce, pesanti, rivolte al presidente della Cei, l’arcivescovo Angelo Bagnasco, cui è arrivata l’apprezzata solidarietà del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano». «Sono di queste ore - scrive ancora l’Osservatore Romano - anche gli slogan nei cortei inneggianti ai terroristi, i messaggi che appaiono su internet, provenienti da brigatisti in carcere, un’offensiva che cerca di trovare terreno fertile nell’odio anticlericale. Un odio purtroppo coscientemente alimentato da chi fa del laicismo la sua sola ragione d’essere, per convenienza politica».

Apriti cielo. Se la prendono in molti “col Vaticano” sorvolando su un fatto incontestabile, e cioè che il signor Rivera non era su quel palco per fare un comizio ma per condurre il concerto di celebrazione della Festa del Lavoro. Ha usato quel microfono, consegnatoli per altre cose, per farsi un po’ di gratuita pubblicità con le centinaia di mogliaia in piazza più quelli a casa che guardavano la diretta TV, di cui parte cospicua ha applaudito.

Due osservazioni.

= La prima riguarda le reazioni all’uso, da parte dell’Oservatore Romano, del termine “terrorismo”. Ricordiamo il caso di Toni Negri arrestato a Padova il 7 aprile 1979 per ordine di Pietro Calogero, pur definito da stampa alternativa di sinistra “notoriamente progressista e vicino al PCI” con proteste a raffica di intellettuali e della sinistra. Condannato, eletto deputato radicale, scappato in Francia quando il Parlamento, con voto determinante dei radicali, concesse l’autorizzazione a provedere. Faremmo una scommessa, vinvendola, sul fatto che Toni Negri non sappia neppure cosa sia una pistola, una molotov, una catena di quelle usate contro gli avversari in certi cortei del ’68. Un proverbio ammonisce: “Ne uccide più la penna che la spada” L’esempio calza perfettamentee, sommato alle minacce al Presidente della CEI, dimostra come l’uso del termine “terrorismo”, certamente forte, non sia stato affatto fuori posto. A parte poi il fatto che non si capisce perché a taluni sia consentito tutto mentre se è la Chiesa a dire qualcosa sono tuoni, fulmini e saette.

= La seconda riguarda la Chiesa. Per lungo tempo, troppo tempo, la Chiesa ha dimenticato che il quinto comandamento non ha un solo risvolto ma due. “Non ammazzare un altro” è la lettura immediata ma il quinto comandamento impone anche di non farsi ammazzare. La rinuncia è colpevole, doppiamente colpevole non solo di un vizio capitali quale l’accidia, nelle sue sfaccettature indolenza, pigrizia, svogliatezza, inerzia, ignavia ma anche, aggiungiamo, viltà ma anche perché abitua gli altri a perseverare e magari anche ad andare oltre vista l’inerzia.

Da un po’ di tempo ci si è resi conto che la tolleranza, la pazienza e quant’altro saranno sì un esercizio di bontà ma che il binomio bastone-carota non può essere svisso del tutto. In altri termini sarà anche prenotazione di santità l’offrire l’altra guancia ma certe volte risulta non solo sbagliato ma anche colpevole. Anche per gli stessi cattolici per i quali gli atteggiamenti rinunciatari possono far pensare che sia lecito avere comportamenti elastici. Le regole della Chiesa non sono un vincolo obbligatorio, visto che il suo principio-base è proprio quello del libero arbitrio. Non si può dimenticarle magari con lo sconcertante alibi “da cattolico seguo il Magistero della Chiesa, poi da cittadino devo pensare a leggi e quant’altro”. A nessuno è vietato procedere diversamente da quanto Santa Madre Chiesa predica. Proceda, ms non come Arlecchino, quello Goldonuano servitore di due padroni. Aut, aut. O questo o quello.

Amarilli

APPENDICE: 1) L’OSSERVATORE ROMANO: “I VILI ATTACCHI AL PAPA. ANCHE QUESTO È TERRORISMO“

Anche questo è terrorismo. È terrorismo lanciare attacchi alla Chiesa. È terrorismo alimentare furori ciechi e irrazionali contro chi parla sempre in nome dell'amore, l'amore per la vita e l'amore per l'uomo. È vile e terroristico lanciare sassi questa volta addirittura contro il Papa, sentendosi coperti dalle grida di approvazione di una folla facilmente eccitabile. Ed usando argomenti risibili, manifestando la solita sconcertante ignoranza sui temi nei quali si pretende di intervenire pur facendo tutt'altro mestiere. Ieri, dunque, al tradizionale concerto del 1° maggio, in piazza San Giovanni, uno dei "conduttori" ha tenuto un piccolo comizio nel quale ha mischiato varie cose e varie aggressioni verbali, dando vita ad un confuso e approssimativo discorso sull'evoluzionismo e sui temi della vita e della morte. Tutto questo di fronte a circa 400.000 persone e ad un più numeroso pubblico televisivo. I sindacati ed altri partecipanti alla manifestazione si sono dissociati dalle parole del "conduttore". Eppure resta il fatto che questo personaggio, al quale purtroppo si è costretti a concedere ora un'immeritata notorietà, da qualcuno è stato scelto. E chi l'ha scelto non ha tenuto conto del momento che stiamo vivendo. Le parole del "conduttore" forse sono solo espressione di una sconcertante superficialità. Ma la loro pericolosità non è altrettanto superficiale. Sono di queste ore gli attacchi e le minacce, pesanti, rivolte al Presidente della Cei, l'Arcivescovo Angelo Bagnasco, cui è arrivata l'apprezzata solidarietà del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si sta battendo con coraggio anche sul tema degli incidenti sul lavoro. Sono di queste ore anche gli slogan nei cortei inneggianti ai terroristi, i messaggi che appaiono su internet, provenienti da "br" in carcere, un'offensiva che cerca di trovare terreno fertile nell'odio anticlericale. Un odio purtroppo coscientemente alimentato da chi fa del laicismo la sua sola ragione d'essere, per convenienza politica. Lo dimostrano le interpretazioni capziose di discorsi fatti dallo stesso Presidente della Cei, discorsi condotti sempre, come si diceva, in nome dell'amore, in difesa del bene dell'uomo, ragionamenti articolati e argomentati, rivolti a chi ha l'onestà di ascoltarli. Eppure qualcuno li ha forzati per aprire una "guerra" strisciante, una nuova stagione della tensione, dalla quale trae ispirazione chi cerca motivi per tornare ad impugnare le armi, per rivitalizzare organizzazioni che hanno perso su tutti i fronti, primo fra tutti quello della storia. Anacronismi. Come quella presenza sul palco a San Giovanni. Un residuato in mezzo a tanti giovani.

(©L'Osservatore Romano - 2-3 Maggio 2007)

APPENDICE: 2) RIVERA: "BATTUTE ERANO CONCORDATE"

L'artista romano Andrea Rivera, il giorno dopo il suo attacco contro il Vaticano rivolto dal palco del concerto del Primo maggio, si dichiara "dispiaciuto" per le polemiche, precisando di non aver voluto "offendere alcuna persona o religione". Il presentatore si difende ricordando che le battute erano state concordate con gli autori. Il conduttore ha precisato che la sua satira "vuole invitare a rifltettere e non certo a creare un clima di odio e istigazione inutile e pericolosa come alcuni trasmissioni giornalmente fanno. Penso alle litigate in tv sul calcio e al caso Cogne ripetuto ad libitum per il pasto giornaliero di violenza imposto alla massa". Rivera ha inoltre aggiunto che "se alcune battute, peraltro concordate con gli autori del Primo Maggio (che non confermano - ndr), sono state ritenute fuori luogo, allora anche l'articolo 21 è da ritenersi fuori luogo dalla nostra Costituzione". L'articolo 21 della Costituzione Italiana afferma che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con ogni mezzo di diffusione.

"Ho voluto riproporre con personale ironia -ha proseguito Rivera-, come ho fatto con altri temi importanti che nessuno dei miei detrattori ha ricordato (ad esempio diritti dei disabili, morti bianche, stragi del sabato sera e il lavoro di don Ciotti). Problematiche sempre esistenti nel nostro bel Paese e mai risolte".

Con la scusa della "sarira" ormai certa gente vuol dire qulasiasi cosa. Lette le sue dichairazioni c'é da chiedersi se Rivera non abbia confuso una cosa seria come la celebrazione del 1 Maggio con i vicoli di Trastevere dove va la sera a fare il menestrello... (ndr)

Amarilli
Fatti dello Spirito