LA MESSA TRADIZIONALE NEL MONDO

Riceviamo e pubblichiamo. Interessante per credenti e non credenti:
"La Lettera di Paix Liturgique del 6 Aprile 2020 - BILANCIO 2019 DELLA SITUAZIONE IN TUTTI I PAESI NEL MONDO

Come l’anno scorso, pubblichiamo un bilancio, unico nel suo genere, sulla messa tradizionale, che ci consegna in modo informale il presidente di Paix liturgique, Christian Marquant. Nel 2018, egli, in tre interviste successive (Lettere 678, 682, 684), ha fornito delle cifre il più precise possibili circa la presenza della liturgia tradizionale nel mondo, nonché sui sacerdoti e sui fedeli che l’han fatta vivere. Che ne è stato nel 2019?

Spingersi a pubblicare un panorama della liturgia tradizionale nel mondo, come abbiamo fatto l’anno scorso, ha significato compiere un passo ambizioso e rischioso in quanto, a quel che ne sappiamo, niente di simile era stato ancora tentato per misurare questa realtà. Ecco perché, fin dalla prima intervista in merito, avevo invitato tutti quanti lo potessero a condividere con noi le loro riserve, critiche, nuove informazioni, per aiutarci a presentare al più presto uno studio più rigoroso di quello che avevamo realizzato e di cui noi per primi a giudicare le imperfezioni. Lanciavo in breve l’idea di un wikibilancio sulla messa antica…

Infatti, un buon numero di corrispondenti ci ha fornito informazioni che costituiscono correzioni necessarie, sulle quali tornerò più tardi. Ma nel complesso non abbiamo ricevuto, né da parte di amici, né da parte di avversari, elementi che ci obbligano a rimettere profondamente in discussione il nostro bilancio. Ciò che ci ha spinti a ripetere l’esercizio.

Seguirò lo stesso schema dell’anno scorso:

- cercando di misurare dapprima la diffusione della liturgia tradizionale nei Paesi del mondo,

- tentando poi di calcolare il numero dei sacerdoti che celebrano secondo l’usus antiquior,

- infine, più brevemente, interessandomi al numero dei fedeli, che desiderano vivere la loro fede cattolica al ritmo della liturgia tradizionale.

La diffusione della liturgia tradizionale nei Paesi del mondo: una crescita del 10%

Alla fine del 2018, avevamo indicato come la liturgia tradizionale venisse celebrata in 80 differenti Paesi, senza contare le province o i dipartimenti d’Oltremare di Paesi come la Francia o la Gran Bretagna. Non negavo, beninteso, che vi fossero grandi disparità tra i diversi Paesi in cui l’usus antiquior era celebrato, tuttavia era realmente presente in almeno 80 Paesi di tutte le dimensioni ed in tutti i Contnenti.

Ora, è a questo proposito ch’è intervenuta la maggior parte di coloro che hanno reagito, facendoci conoscere diversi Paesi che noi avevamo omesso, benché la liturgia tradizionale vi fosse ben presente. Al contrario, ci è stato segnalato che la messa tradizionale non era più celebrata in Costa d’Avorio, unico caso di scomparsa.

Alla fine del 2019, tenendo conto delle correzioni che ci sono state indicate e dei nuovi Paesi per i quali abbiamo avuto informazioni sullo sbocciare di celebrazioni tradizionali, arriviamo al numero di 88 Paesi – 88 da noi conosciuti – (ossia nove in più e uno in meno) in cui viene ormai celebrato regolarmente l’usus antiquior vale a dire il 10% in più rispetto alle cifre che annunciavamo l’anno scorso (3).

I 9 Paesi, che si aggiungono alla nostra lista del 2018, sono: la Bosnia, il Burkina-Faso, per quanto sorprendente ciò possa sembrare, gli Emirati Arabi Uniti, la Georgia, il Jersey, il Montenegro, la Romania, la Serbia ed il Vietnam (vedere l’elenco completo per continenti in calce alla lettera).

Sembra quindi che, per interi continenti – penso all’Europa ed all’América –, si arrivi ad una copertura pressoché totale e che le nazioni aggiuntesi non riguardino ormai che piccoli Stati. In Asia, l’ingresso del Vietnam «nel club» mette fine alla presenza di un grande Paese cattolico dell’Asia privo di celebrazioni nell’usus antiquior. L’Africa sembra – per il momento – un poco arretrata rispetto a questo sviluppo. Ma, come ho detto in occasione delle ultime giornate del Summorum Pontificum nell’ottobre 2019, potremo ben presto dimostrare come ciò non sia esatto, avendo potuto misurare come il desiderio dei cattolici africani di associarsi all’usus antiquior fosse rilevante così come altrove.

In totale, non vi sono molti grandi Paesi cattolici, in cui la messa tradizionale non sia ancora celebrata ed ancora da «conquistare». Da parte mia, vedo il Venezuela, in America, la situazione politica ed economica di questo Paese è tale che nulla di ciò che appare «normale» altrove qui sia facile. In Africa, il grande assente è la Repubblica democratica del Congo, Paese che conosce anche una certa instabilità, rendendo difficile l’instaurazione della liturgia tradizionale, soprattutto circa l’insediamento di comunità sacerdotali, ma penso che queste due eccezioni siano destinate a non esservi più in un futuro prossimo.

I preti legati alla liturgia tradizionale

Per riprendere la mia classificazione dell’anno scorso, possiamo prendere in considerazione tre gruppi di sacerdoti, che celebrano la liturgia tradizionale:

- Il gruppo dei sacerdoti lefebvriani.

- Il gruppo dei sacerdoti Ecclesia Dei, che sarebbe meglio chiamare oggi Summorum Pontificum, a maggior ragione da quando la Commissione Ecclesia Dei si è fusa nel la Congregazione per la Dottrina della Fede. Io li chiamerò pertanto sacerdoti Ecclesia Dei/Summorum Pontificum.

-  Ed infine i preti diocesani e regolari non legati a comunità esclusivamente votate alla celebrazione dell’usus antiquior.

A/ Il gruppo dei sacerdoti lefebvriani

La mia definizione non ha alcunché di polemico. Intendo riferirmi ai sacerdoti legati in un modo o in un altro alla Fraternità San Pio X. È senza dubbio il gruppo più conosciuto ed il più facilmente misurabile. È costituito dall’aggregazione di tre elementi:

1°/ La stessa Fraternità San Pio X ha pubblicato sul suo sito ufficiale di aver riunito 3 vescovi e 654 preti, per un totale di 657 sacerdoti. Questa cifra è grosso modo identica a quella che avevamo dato nel 2018.

2°/ Le comunità che vi si sono collegate: è più difficile misurare il numero preciso dei sacerdoti delle comunità che gravitano attorno alla FSSPX, i Cappuccini di Morgon, i Benedettini di Bellaigue, la Fraternità della Trasfigurazione e qualche altra meno nota ai Francesi. L’anno scorso, avevamo stimato che il loro numero si aggirasse attorno ai 50 preti. Delle precisazioni forniteci ci inducono a correggere questo numero in 55 alla fine del 2019.

3°/ Ed il gruppo dissidente oggi comunemente definito la Resistenza, poiché è questo il nome ch’esso si è dato: il numero dei sacerdoti ad esso collegati si situa attorno ai 50 preti.

Ciò che dà un totale di preti lefebvriani, per il 2019, di 762.

B/ L’insieme dei sacerdoti Ecclesia Dei/Summorum Pontificum

È esso stesso composto di tre gruppi:

1°/ Le comunità collegate all’ex-Commissione Ecclesia Dei: stimiamo che esse riuniscano all’incirca 580 preti (Fraternità di San Pietro 320, Istituto di Cristo Re 115, l’Istituto del Buon Pastore 55, l’Amministrazione San Giovanni Maria Vianney 36, ed, in più, 50 preti appartenenti ad altri istituti Ecclesia Dei.

2°/ Le comunità tradizionali non collegate all’ufficio della CDF, subentrata alla Commissione Ecclesia Dei (benché possano avere rapporti con essa per questioni tecniche), ma che dipendono o da una diocesi oppure da un’altra comunità religiosa (ad esempio, la Santa Croce di Riaumont, che dipende dall’abbazia di Fontgombault, o la comunità della Misericordia divina, che dipende dalla diocesi di Tolone). Il numero dei loro preti è più difficile da censire, perché, se si conosce quello della Fraternità della Misericordia divina, o della comunità di Riaumont, gli altri gruppi d’Europa o d’America sono più difficili da conteggiare. Ciò nonostante, la cifra di 50 preti sembra il minimo.

3°/ Ed infine le comunità monastiche affiliate alle federazioni religiose, che dipendono dalla Congregazione dei Religiosi (Fontgombault e le sue figlie via la Congregazione di Francia o di Solesmes): vi si contano circa 120 sacerdoti legati alle abbazie di Fontgombault ed alle sue figlie e circa altri 30 legati ad altre case, per un totale di 150 preti.

Si arriva così ad un totale di 780 sacerdoti Ecclesia Dei/Summorum Pontificum.

C/ Infine, i preti diocesani e regolari non legati a comunità esclusivamente votate alla celebrazione dell’usus antiquior.

Arrivavamo nel nostro bilancio 2018 al numero di 3000 sacerdoti (per maggiori dettagli, vi rimandiamo a questo bilancio). E a questo proposito che le osservazioni e le precisazioni pervenuteci al termine della pubblicazione del nostro bilancio 2018 sono state più numerose, di fatto per invitarci ad accrescere la stima, poiché è evidente che ormai ovunque nel mondo – è sufficiente notare l’incremento geografico delle celebrazioni – si trovano preti diocesani o religiosi, che celebrano la messa tradizionale in forma privata, all’interno delle loro comunità, o per alcune comunità di fedeli. Ciò nonostante, così com’è piuttosto facile circoscrivere le nostre informazioni in merito ai sacerdoti legati alle comunità tradizionali, allo stesso modo è difficile essere precisi per tutti gli altri. Quindi, per il momento, ci limiteremo a stimare che vi sono nel mondo oltre 4.000 sacerdoti diocesani e religiosi non collegati ad istituti tradizionali, che celebrano regolarmente e volentieri secondo il rito tradizionale (volevo dire la forma: lapsus rivelatore…).

Ciò ci fornisce un totale generale di circa 5.550 preti legati alla liturgia tradizionale (760 della famiglia lefebvriana; 780 della famiglia Summorum Pontificum; 4.000 diocesani e simili), vale a dire circa l’1,33 % dei sacerdoti dell’intera Chiesa cattolica (1). Una cifra piccola in sé, ma in piena crescita, ciò che ciascuno può comunque constatare dall’esperienza circostante.

I fedeli legati alla liturgia tradizionale desiderano praticarla

L’anno scorso abbiamo detto che, a seguito dei nostri numerosi sondaggi realizzati nel mondo intero, era possibile, valutando i risultati di tali inchieste (è probabile che le risposte favorevoli della messa tradizionale siano per un certo numero di cattolici una sorta di «voto di protesta» contro la forme religiosa che loro impone il clero), pensare che almeno il 10 % dei cattolici del pianeta, vale a dire 130 milioni di fedeli (2), desiderino vivere la propria fede cattolica al ritmo della liturgia tradizionale della Chiesa latina. Percentuale in ogni caso più plausibile in quanto si sa che, in un Paese come la Francia, la «base» dei cattolici, che assistono sempre alla messa tradizionale, quali che siano le agevolazioni nella pratica, è del 6%.

Vi sono sia fedeli che sacerdoti. Le nostre affermazioni si fondono, non su statistiche, ma su sondaggi, di cui tutti i sociologi concordano nel dire che sono un’ottima indicazione. Si dà il caso che i nostri ultimi sondaggi, realizzati nel 2019 in Corea e negli Stati Uniti, danno delle percentuali più elevate ancora di quelle dei sondaggi che abbiamo realizzato per la vecchia Europa e per l’America Latina. Possiamo dunque come minimo dire che la nostra valutazione dell’anno scorso ne esce rafforzata: più di 130 milioni di cattolici nel mondo aspirano a vivere la propria fede secondo la liturgia tradizionale.

Conclusione

Guardo quindi abbastanza serenamente all’avvenire, malgrado le difficoltà che gli avversari della pace liturgica non cessano di opporre ai loro fratelli tradizionali. Tale pace liturgica è d’altronde la condizione prima di una vera pace nella Chiesa. Ci si preoccupa spesso dicendo che ciò che un Papa ha fatto – Benedetto XVI – un altro potrebbe disfare. Prima di tutto evidenzio come il motu proprio di Benedetto XVI ed i testi che l’hanno preceduto hanno legittimato una situazione istituitasi per volontà dei fedeli tradizionali. Ed è chiaro oggi come l’usus antiquior e tutto quanto lo circondi e lo sostenga, soprattutto per quanto riguardi l’insegnamento del catechismo, non potrà più essere sepolto, né messo da parte. La famiglia liturgica tridentina costituisce ormai un gruppo ineludibile dell’universo cattolico odierno e più ancora di domani.

In chiusura rivolgo un nuovo appello a tutti coloro che potranno aiutarci a migliorare i risultati del nostro bilancio 2019, cosicché il bilancio 2020, che noi pubblicheremo nel gennaio 2021 sia ancor più completo e preciso.

(1)  Annuario Statistico della Chiesa 2016 , Libreria Editrice Vaticana , 2018 – Vedere pag. 80 – Le ultime statistiche sul numero di preti cattolici datoci dall’Ufficio Statistico del Vaticano nel 2018  riguardano l’anno 2016. Le cifre rivelano che l’insieme dei preti cattolici latini ed orientali è di 414.467.

(2)  Annuario Statistico della Chiesa 2016, Libreria Editrice Vaticana, 2018 – Vedere le pagine dalla 17 alla 19. I cattolici latini sono oggi 1.299.000.000 del totale dei fedeli.

(3) Lista dei Paesi

1/1 – Paesi d’Europa ove viene celebrata la messa tradizionale

Germania, Austria, Belgio, Bielorussia, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Danimarca, Spagna, Estonia, Finlandia, Francia, Ungheria, Irlanda, Italia, Jersey, Vaticano, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Monaco, Monténegro, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Svizzera, Repubblica Ceca, Ucraina.

1/2 – Paesi d’Europa ove non viene celebrata la messa tradizionale

Albania, Andorre, Bulgaria, Cipro, Grecia, Guernsey, Islanda, Macedonia, Moldavia, San Marino.

2/1 – Paesi d’America ove viene celebrata la Messa tradizionale

Argentina, Bolivia, Brasile, Canada, Chili, Colombia, Costa Rica, Cuba, Ecuador, Guatemala, Haiti, Honduras, Messico, Nicaragua, Paraguay, Perù, Portorico, Repubblica Dominicana, Trinidad e Tobago, Uruguay, USA ( i dipartimenti francesi di Guadalupe, della  Guinea e di Martinica).

2/2 - Paesi d'América ove non viene celebrata la messa tradizionale

Antigua e Barbuda, Bahamas, Belize, Dominica, Guyana, Giamaica, Panama, San Cristoforo e Nevis, Saint-Vincent e Grenadine, Santa Lucia, El Salvador, Repubblica del Suriname, Venezuela.

3/1 – Paesi d’Africa ove viene celebrata la Messa tradizionale:

Africa del Sud, Benin, Burkina Faso, Camerun, Congo Brazzaville, Costa d’Avorio, Gabon, Guinea Equatoriale, Isola Maurizio, Kenya, Madagascar, Nigeria, Uganda, Tanzania, Zimbabwe ( il dipartimento francese della Réunion).

3/2 - Paesi d'Africa ove non viene celebrata la messa tradizionale

Algeria, Angola, Botswana, Burundi, Capo Verde, Comores, Egitto, Eritrea, Etiopia, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Lesotho, Liberia, Libia, Malawi, Mali, Marocco, Mauritania, Mozambico, Namibia, Niger, Repubblica Centroafricana, Repubblica di Djibuti, Repubblica Democratica del Congo, Rwanda, Sao Tomé e Principe, Senegal, Seychelles, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Sudan del Sud, Swaziland, Ciad, Togo, Tunisia, Zambia.

4/1 - Paesi d'Asia ove viene celebrata la Messa tradizionale

Ceylan, Cina, Corea, Emirati Arabi Uniti, Georgia, India, Indonesia, Israele, Giappone, Kazakhstan, Malesia, Filippine, Singapore, Taiwan, Vietnam.

4/2 – Paesi d’Asia ove non viene celebrata la messa tradizionale

Afghanistan, Arabia Saudita, Armenia, Azerbaidjan, Bahrein, Bangladesh, Birmania, Bhutan, Cambogia, Irak, Iran, Giordania, Kirghizistan, Kuwait, Laos, Libano, Maldive, Mongolia, Népal, Oman, Uzbekistan, Pakistan, Palestina, Qatar, Siria, Tadjikistan, Thailandia, Turchia, Yemen.

5/1 – Paesi d’Oceania ove viene celebrata la Messa tradizionale

Australia, Fidji, Nuova Zelanda (ai quali bisogna aggiungere i territori francesi della Nuova Caledonia e la Polinesia).

5/2 - Paesi d'Oceania ove non viene celebrata la messa tradizionale

Brunei, Stati Federati di Micronesia, Isole Marshall, Kiribati, Nauru, Palaos, Papuasia Nuova Guinea, Salomone, Samoa, Timor orientale, Tonga, Tuvalu, Vanuatu.

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