Le parole del Papa ai Guanelliani in pellegrinaggio

(L'intervento di Francesco, integrale)

Udienza ai partecipanti al Pellegrinaggio della Famiglia Guanelliana
Alle ore 12 di oggi, 12 novembre, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al
Pellegrinaggio della Famiglia Guanelliana.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti all’incontro:

==========================  Discorso del Santo Padre =========================

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Vi ringrazio per le parole che mi avete rivolto. Non solo mi avete presentato la vostra Opera, ma in qualche
modo avete anche voluto accogliermi nella vostra famiglia. Oggi per voi è una solennità importante: festeggiate
la Madre della Divina Provvidenza, che è la vostra patrona, e soprattutto è per voi proprio la Madre di famiglia,
come voleva san Luigi Guanella.
Avete appena celebrato il primo centenario della sua nascita al cielo. Vorrei provare a immaginare che cosa lui
potrebbe dirvi per confermarvi nella fede, nella speranza e nella carità. Certamente lo farebbe con la sua
semplicità schietta e genuina; e allora ho pensato a tre verbi concreti: fidarsi, guardare e affrettarsi.
Fidarsi. La vita di Don Guanella ha avuto al centro la certezza che Dio è Padre misericordioso e provvidente.
Questo era per lui il cuore della fede: sapersi figlio sempre amato, di cui il Padre si prende cura, e quindi fratello
di tutti, chiamato a infondere fiducia. Dio è padre e non riesce a non amarci. Nemmeno è capace di stare
lontano dai suoi figli. Se siamo distanti da Lui, veniamo attesi; quando ci avviciniamo, siamo abbracciati; se
cadiamo, ci rialza; se siamo pentiti, ci perdona. E desidera sempre venirci incontro. San Luigi ha tanto creduto in
questo amore concreto e provvidente del Padre, da avere spesso il coraggio di superare i limiti della prudenza
umana, pur di mettere in pratica il Vangelo. Per lui la Provvidenza non era una “poesia”, ma la realtà. Dio ha
cura di noi e vuole che ci fidiamo di Lui.
Penso che il Padre celeste sia molto dispiaciuto, quando vede che i suoi figli non si fidano pienamente di Lui:
credono forse a un Dio lontano, più che nel Padre misericordioso. In tanti può sorgere anche il dubbio che Dio,
pur essendo Padre, sia anche padrone. Allora sembra meglio non affidarsi a Lui fino in fondo, perché potrebbe
chiedere qualcosa di troppo impegnativo o persino mandare qualche prova. Ma questo è un grande inganno: è
l’inganno antico del nemico di Dio e dell’uomo, che camuffa la realtà e traveste il bene da male. È la prima
tentazione: prendere le distanze da Dio, intimoriti dal sospetto che la sua paternità non sia davvero provvidente
e buona. Dio è invece soltanto amore, puro amore provvidente. Egli ci ama più di quanto amiamo noi stessi e sa
qual è il nostro vero bene. Per questo desidera che nel corso della vita diventiamo quello che siamo dal
momento del Battesimo: dei figli amati, che sono in grado di vincere la paura e di non cadere nel lamento,
perché il Padre ha cura di noi. Siete convinti di questo?
Il secondo verbo è guardare. Il Padre creatore suscita anche la creatività in coloro che vivono come suoi figli.
Allora essi imparano a guardare il mondo con occhi nuovi, resi più luminosi dall’amore e dalla speranza. Sono
occhi che permettono di guardarsi dentro con verità e di vedere lontano nella carità. A questo sguardo gli altri
non appaiono come ostacoli da superare, ma come fratelli e sorelle da accogliere. Si scopre così, come disse
Don Guanella, che “l’amore del prossimo è il conforto della vita”.
Nel mondo non mancano mai i problemi e il nostro tempo conosce purtroppo nuove povertà e tante ingiustizie.
Ma la più grande carestia è quella della carità: servono soprattutto persone con occhi rinnovati dall’amore e
sguardi che infondano speranza. Perché “l’amore farà trovare modi e discorsi per confortare chi è debole”,
diceva ancora il vostro fondatore.
A volte la nostra vista spirituale è miope, perché non riusciamo a guardare al di là del nostro io. Altre volte siamo
presbiti: ci piace aiutare chi è lontano, ma non siamo capaci di chinarci verso chi vive accanto a noi. Talvolta,
invece, preferiamo chiudere gli occhi, perché siamo stanchi, sopraffatti dal pessimismo. Don Guanella, che
raccomandava di guardare Gesù a partire dal suo cuore, ci invita ad avere lo stesso sguardo del Signore: uno
sguardo che infonde speranza e gioia, capace al tempo stesso di provare un “vivo senso di compatimento” nei
confronti di chi soffre.
E infine, affrettarsi. “I poveri sono i figli prediletti” del Padre, diceva san Luigi, che amava ripetere: “chi dà ai
poveri, presta a Dio”. Come il Padre è delicato e concreto nei riguardi dei figli più piccoli e deboli, così anche noi
non possiamo far attendere i fratelli e le sorelle in difficoltà, perché – sono sempre parole di Don Guanella – “la
miseria non può aspettare. E noi non possiamo fermarci fino a quando ci sono poveri da soccorrere!”. La
Madonna si affrettò per raggiungere la cugina Elisabetta (cfr Lc 1,39). Anche noi ascoltiamo l’invito dello Spirito
ad andare subito incontro a chi ha bisogno delle nostre cure e del nostro affetto, perché, come insegnava san
Luigi, “un cuore cristiano che crede e che sente non può passare davanti alle indigenze del povero senza
soccorrervi”.
La vostra famiglia è sorta nella fiducia del Padre, sotto lo sguardo di Gesù e nelle mani materne di Maria. Vi
ringrazio per il bene che fate e vi incoraggio a continuare, senza stancarvi. Vi benedico tutti con affetto. E vi
chiedo per favore di pregare per me. Non dimenticatevi!
Adesso vi invito a pregare la Madonna: Ave o Maria, …
(inviatoci da Felice Riva)

Fatti dello Spirito