IL CARDINALE CANTONI AI GIORNALISTI NELLA RICORRENZA DEL PATRONO SAN FRANCESCO

1. Sono lieto di potervi incontrare, anche per ringraziarvi del lavoro che svolgete con tanta professionalità. Vorrei ricordarvi innanzitutto che Voi, all'interno della società, create mentalità, create opinione.

Avete quindi un compito di alta responsabilità per le conseguenze delle vostre affermazioni presso chi vi legge.

2. Certo, le notizie scandalistiche sono le più allettanti. Fanno gola a chi è in ricerca di novità che fanno prurito. Oggi non mancano, purtroppo anche nella Chiesa, e noi ne proviamo profonda vergogna. Le persone fanno in fretta a generalizzare. Un cattivo esempio di qualcuno diventa un giudizio generalizzato, un atto di accusa che si estende alle singole categorie.

3. Non dimenticatevi di essere educatori del popolo che vi legge. Potete costruire, ma anche potete distruggere con molta facilità ed immediatezza. Avete una responsabilità gravosa. Non sminuite questa altissima responsabilità.

4. Non è lecito esporre alla pubblica gogna le persone. Si fa in fretta a distruggere la dignità e la onorabilità di una singola persona. Si può smontare con un solo colpo di accetta quel bene di cui una persona è piena e che ha costruito dentro tutta la sua vita. Con conseguenze inimmaginabili.

5. Nessuno ha il diritto di giudicare perché il Giudice è uno solo. Chi siamo noi per giudicare una persona? Tanto più con giudizi spesso sommari e magari per sentito dire, per fatti magari non provati.
Aiutate chi vi legge o vi Ascolta ad avere uno sguardo positivo sulla realtà e sugli uomini e le donne che compongono la nostra società.

6. Il compito di un educatore è di costruire, non di distruggere, di edificare, non di sminuire, di incoraggiare, non di reprimere. Occorre educare il popolo a vedere il bene che esiste ed è abbondante, da qualunque parte, anche se è spesso soffocato, ed è più numeroso dei limiti che purtroppo vengono ampiamente sottolineati e diffusi, come se prevalesse sempre e solo esclusivamente il male.

7. Occorre infondere coraggio ed eliminare la conflittualità, promuovere il bene che c' è, ed è tanto, dentro un ambiente spesso in contrapposizione critica ed ostile. Occorre aiutare le persone a costruire insieme con uno spirito positivo, guardando in avanti con grande speranza, impegnando tutti all'impegno e alla corresponsabilità.

ALTRA SUA OMELIA NELLA RICORRENZA LITURGICA DI SAN FRANCESCO DI SALE

Abbiamo ascoltato dal libro dei Proverbi una serie di indicazioni per una vita integra, quali "è molto meglio possedere la sapienza che l'oro, prima della rovina viene l'orgoglio, il linguaggio dolce aumenta la dottrina". Queste e altre sono affermazioni che non provengono esclusivamente da una conoscenza dottrinale, ma da una lunga e provata esperienza sapienziale.
È lo stesso stile proprio a san Francesco di Sales, che non offriva insegnamenti teorici, ma tutto era frutto di una intensa osservazione. Egli sapeva trasformare in dottrina ciò che per primo viveva. Sapeva leggere la realtà con acutezza, illuminata dallo Spirito, nella sua singolare e innovativa azione pastorale.
È lo stesso metodo usato da san Giovanni, nella seconda lettura, che alla fine della sua lettera, annuncia solennemente che "Dio è amore”: non si tratta di una verità solamente teorica, un annunciato freddo e disincarnato, ma è espressione di una lunga e concreta storia, dentro la quale ha sperimentato, ha toccato con mano e gustato personalmente l'amore attivo e provvidente di Dio per noi.
Anche San Francesco non ha creato una dottrina senza carne e senza storia, ma ha si è distinto nell'offrire una risposta, frutto di un attento e prolungato ascolto.
Il vangelo che oggi la liturgia ci propone evidenza l'immagine del sale e della luce, come due qualità indispensabili per i discepoli che vogliono annunciare la vita nuova del credente in Cristo, quale segno della novità che Cristo ha iniziato in loro a partire dal Battesimo.
Essere sale della terra traduce il compito del discepolo che è capace di generare uno stile nuovo nei rapporti con il suo ambiente di vita.
Essere luce del mondo significa apportare novità nel contesto in cui il discepolo opera, lavora, soffre, aiuta, ama. È il frutto di una volontà che accetta di prendere sul serio le situazioni reali in cui il discepolo vive e lì si immerge, a vantaggio dei propri fratelli, rivestendo d'amore ogni attimo del tempo che è donato.

Essere sale, essere luce significa accorgersi delle situazioni precise in cui si vive per poter portare in esse un sostegno efficace, un contributo originale, che qualifica e imprime un certo tono all'esistenza quotidiana.
San Francesco di Sales ha avuto l'accortezza di leggere con verità il suo tempo, si è reso conto del passaggio d'epoca che il mondo stava affrontando in quel preciso periodo di vita.
Da qui ha saputo creare linguaggi nuovi, stili pastorali adatti alla sensibilità del suo tempo, per poter servire meglio e corrispondere alle domande della società e guidare coloro che avevano sete di Dio.
Anche noi siamo chiamati ad essere fedeli interpreti del Signore Gesù dentro il nostro tempo, in cui viviamo un cambiamento d 'epoca, come ci ricorda spesso papa Francesco.
Vale anche per noi ciò che s. Francesco raccomanda: imparare a leggere la storia e ad abitarla con Fiducia e a interpretarla come Dio la vede, come Dio la vuole.
Egli ha affermato: “Nella santa Chiesa tutto appartiene all' amore, si fa per amore e viene dall'amore".

Oscar card. CANTONI

 

Fatti dello Spirito