Ai lettori la Pasqua da Marotta, Mola, Andraous, Lena

Un saluto augurale ai nostri lettori ma anche ai nostri collaboratori attraverso gli scritti di MARIA DE FALCO MAROTTA, che è stato pubblicato lo scorso 20 marzo con il titolo “Gesù Cristo, forever young (Pasqua 2016) 20 marzo 2016” e può essere letto all'indirizzo

http://www.gazzettadisondrio.it/fatti-dello-spirito/20032016/gesu-cristo...

Seguono scritti di cui al titolo
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MOLA Pasqua di Resurrezione!
Il vecchio adagio ci dice “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”. Io e Luciana l’abbiamo rispettato molto e la Settimana Santa, liberi da impegni,  l’abbiamo sempre trascorsa fuori. I ricordi sono tanti c’è il rischio di farli diventare troppi. Diventano un elenco. Siamo sempre fuggiti. Ma c’è da chiedersi fuggiti da chi, da qualcosa? Forse fuggiti dal tedio e dal grigio dell’inverno, incontro corsa verso la primavera. Quasi come nella tradizione di Maria nella Processione di Sulmona che quando vede l’immagine del Figlio risorto corre verso  Lui. Ed i devoti che trasportano l’immagine Le fanno fare una corsa durante la processione. Ma forse da un ecologista come me era una fuga dalla grande città, dallo smog, alla ricerca di un ritorno alla centralità della natura che è anche religiosamente essenziale. (Sembra che l’abbiano finalmente capita!). Allora ricorderò il viaggio in Toscana. Uno dei tanti viaggi in quell’appassionante regione.  Ma non fu quella volta nella Toscana storico artistica, ma nella Toscana ricca di verde densa di verde perenne nel verde. La toscana del Pratomagno, di Vallombrosa, dell’Eremo di Camaldoli delle sue foresterie, dei suoi silenzi. Una voglia intensa di “star fuori” di essere “fuori”e poi sino alla Verna al suo Santuario. Dove Francesco aveva ricevuto le stimmate. Anche Lui voleva spesso “star fuori”. Essere con la natura. Lui che di ecologia se ne intendeva! Ma poi anche lui come noi, ma più di noi, decideva rientrare “dentro”. E ci ha insegnato a rimanere “dentro” ed affrontare sino in fondo tutto. Come la mia povera indimenticabile moglie. No, non fuggire. Restare e sostenere. La Pasqua è anche questo. Lui è Risorto.
CARLO MOLA
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ANDRAOUS Gesu’ dovrebbe rifiutarsi di risorgere
La Croce indica le tante tragedie che ci colgono impreparati, nelle catene delle addomesticazioni,  delle abitudini stanche alle prigionie dell’anima.
Le bombe stanno ai chiodi inaccettabili, documentata incoffessabilità delle strategie più disumane, statistiche accantonate di chi cade, di chi muore, di chi sopravvive violentato.
Pasqua è riconciliazione, è riparazione, è offerta di riscatto nello stretto di ogni  più remota possibilità,  è slargo prospettico che non ci fa dimenticare quanto è avvenuto per il nostro delirio di onnipotenza  e per la nostra ipocrita capacità di commiserazione.
Corpi dilaniati, violati, in nome della democrazia che veste i panni degli interessi, dei confini ad aprire e chiudere, priva di giustezza l’idea della pace nella guerra sbagliata di ieri, come in quella di oggi dal collare sgargiante.
Pasqua è spinta forte all’attenzione, è fermata che ci chiede senza riserve di credere in noi stessi, attraverso gli altri, quindi a quella Croce che ci parla di una fede che non ha sovrappeso di vecchiezza, né tempio di esperienze arroccate in posizione di difesa.
Ci sono guerre da fare,  contendenti in campo da armare, bandiere e ingiustizie da dissimulare, nel sangue che scorre a fiumi, la dignità di un mondo rapinato di ogni più miserabile pietà. Quando i pezzi di carne all’intorno fanno scempio del coraggio rimasto per ogni passo ad accorciare le distanze, si odono le parole del reietto “ sono inchiodato al mio destino maledetto come a una croce, come nel Golgota di Gesù,  nel suo corpo piagato e nella sua parola desolata: mio Dio, perché mi hai abbandonato……..
Quell’urlo taglia come un bisturi la rimanenza di ogni inutile terrorismo d’accatto.
Gli spari, le esplosioni, hanno tolto passato, presente e futuro a ogni uomo, donna, bambino, depredandone la storia nel massacro che non ha fine, perpetrato nel nome di un Dio impazzito, ridotto al silenzio più colpevole, diventato ladro di dignità umana, culturale e politica, un silenzio dimentico  di un preciso dovere, di un irrinunciabile valore, quello della giustizia, la quale induce a schierarsi apertamente verso coloro, gli innocenti, gli incolpevoli, che non vedono riconosciuti i propri diritti fondamentali, quelli elementari della libertà.
Sia Pasqua di libertà, di responsabilità, finalmente di scelte e di azione del cuore.
VINCENZO ANDRAOUS
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LENA Poesia di Pasqua 2016
La colomba ci porti il sogno di una Pasqua, dove il calore del sole ci trasmette l’energia per costruire un mondo migliore,
disposti  a offrire un posto di pace a chi sfugge dalle guerre, con sentito amore.
Il suono delle campane diffondano il sogno di una Pasqua, fiorita dove si respira aria di primavera e le persone sono piene di speranza,
con grande affetto sanno porre la mano agli anziani e ascoltare la loro saggezza.
Le stelle illuminino il sogno di una Pasqua, piena di luce, di relazioni di amicizia e di umanità,
sempre disposti ad accogliere i poveri, per condividere il pane con loro in una sentita solidarietà.
Il cielo ci trasmetta il sogno di una Pasqua, creativa e costruttiva, per la natura ci sia impegno per amarla,
per diventare custodi e non sentirsi padroni della nostra bella madre terra e di rispettarla.
L’universo ci porti il sogno di una Pasqua, piena di onestà, quella vera che ha l’abito ricco di umanità,
Che ci rende nella vita più liberi, pronti a offrire, il bene, un sorriso, agli ammalati con umana semplicità.
L’agnello ci doni il sogno di una Pasqua bella, dove prevalga sempre infinita bontà,
investimento sicuro, con dolce armonia donare amore, una carezza ai bambini, per far sbocciare in loro la felicità.
L’uovo ci doni la sorpresa di una Pasqua di semina d’amore, svegliarsi all’alba con cuore aperto e generoso,
pronti ad aiutare gli altri e a portare la Pasqua in ogni cittadino bisognoso.
Il mare ci trasmetta il sogno di una Pasqua di unione, d'impegno a piantare in ogni parte del mondo l’albero dei valori,
quello che da frutti buoni in qualunque posto sia fatto crescere con amore.
Le montagne ci donino il sogno di una Pasqua solidale, dove le persone non siano giudicate, ma accettate le diversità,
da persone con i loro bisogni e dalla loro dignità.
La Pasqua più bella sarà, dove gli uomini rispetteranno le persone con le loro meravigliose qualità,
la dove manca il cibo non saranno più mandati strumenti di morte, le armi, ma pane da mangiare, con tanta umanità.
I fiori ci donino il sogno di una Pasqua di passione, dove ognuno di noi sa guardare oltre il colore dell’egoismo per aprirsi alle fragilità,
di vedere le meraviglie dei colori della vita, dell’arcobaleno della pace e del grande valore della solidarietà.
Se questi sogni si avvereranno con il nostro impegno e responsabilità,
per far trionfare la vita, il bene, allora ci sarà giustizia sociale e una bella Pasqua per tutta l’umanità.
FRANCESCO LENA

Fatti dello Spirito