09 11 30 LEZIONE DA IMPARARE

L'ultima Enciclica di Papa Benedetto XVI "Caritas in Veritate"

L'ultima Enciclica di Papa Benedetto XVI "Caritas in Veritate" propone un superamento dell'utilitarismo in favore di uno sviluppo del mercato e dell'economia di tipo umanistico e improntato sulla fraternità. E' un vero "colpo basso" alle teorie economiche di stampo monetarista e liberista, tanto care ad economisti, discepoli di Milton e Rose Friedman, chiamati in gergo i Chichago Boys. Quelle teorie, fatte proprie anche da diversi economisti nonché da autorevoli personaggi della politica italiana, hanno portato al collasso il sistema economico mondiale, precipitando in una crisi inedita le economie di tanti Paesi in specie dell'Occidente industrializzato.

La Caritas in Veritate invita quindi a superare l'ormai bolsa dicotomia tra sfera dell'economico e sfera del sociale e cioè a risolvere quell'errore teorico che ha portato ad identificare l'economia come il luogo della produzione della ricchezza (del reddito) e il sociale come luogo residuale consegnato alla solidarietà o alla carità.

Ciò che è necessario capire della CV (Caritas in Veritate) è la sua chiara contrapposizione alla teoria Hobbesiana "mors tua, vita mea" o all'immorale principio utilitaristico. Infatti, l'economia fondata esclusivamente sul principio utilitaristico tende a divenire "luogo di sfruttamento e di sopraffazione del forte sul debole; diventa luogo precluso ad ogni sorta di rispetto per la persona umana. Episodi concreti di sfruttamento umano per fini di lucro ci vengono descritti ogni giorno da fatti di cronaca (sfruttamento di minori, prostituzione, pratiche di mobbing sui luoghi di lavoro, ricatti sui diritti dei lavoratori, appropriazioni indebite di denaro pubblico, eccetera).

In buona sostanza Benedetto XVI ci dice che la Dottrina Sociale della Chiesa non è e non va contro il mercato, strumento celebrato da Adam Smith come l'unica istituzione necessaria per la democrazia e per la libertà, ma va oltre. E nel ricordarci che una buona società è certamente frutto del mercato e della libertà, al tempo stesso ci rammenta che le esigenze riconducibili al principio di "fraternità" non possono essere eluse né rimandate alla sola sfera privata o consegnate alla filantropia, ma devono essere ricomprese nel progetto di sviluppo integrale dell'uomo.

E' stata la scuola francescana a dare alla "fraternità" il significato della solidarietà. Va precisato però, dicono gli esperti in umanità, che "mentre la solidarietà è il principio di organizzazione che consente ai diseguali di diventare uguali, il principio di fraternità è quel principio di organizzazione sociale che consente agli eguali di essere diversi". In buona sostanza la fraternità consente a persone che sono eguali nella loro dignità e nei loro diritti fondamentali di esprimere diversamente il loro piano di vita o la loro personalità.

Insomma, il principio di "fraternità", che viene richiamato spesso nella Enciclica, mette in luce un concetto forse nuovo nel nostro discorrere, e cioè: una società che fosse solo solidale e non anche fraterna, sarebbe una società che si allontana sempre più dal concetto di "bene comune", avviandosi verso la dissoluzione. Avendo in mente l'ambiente sindacale, penso alle organizzazioni corporative dove la solidarietà è ristretta al gruppo avente specifici interessi di parte, magari contrapposti ad altri gruppi e al resto della società. A farla da padroni nel caso specifico sarebbero inevitabilmente l'individualismo, l'egoismo e l'antagonismo.

In questi ultimi tempi, qualche nobile pensatore, tra cui Enzo Bianchi della Comunità di Bose e più recentemente anche il Presidente emerito della repubblica Carlo Azelio Ciampi, hanno messo in guardia contro il rischio di imbarbarimento della società e chiedono a gran voce, come lo chiede l'Enciclica in questione, che tutti gli uomini di buona volontà si sveglino dal torpore mentale in cui ci siamo o ci hanno cacciati, per cominciare tutti assieme con rinnovato vigore, un nuovo percorso di vita, dandoci nuove regole, soprattutto con il proposito di rispettarle.

E' ormai evidente che l'accumulazione disordinata e criminale di ricchezza, realizzata al di fuori di ogni regola, da pochi a spese di molti, richiede un cambiamento di strutture e regole. Per farlo ci vuole coraggio e volontà. Non da parte di pochi illuminati, ma da parte di tutti.

E' una grande lezione quella che ci viene da Benedetto XVI, ascoltiamola e mettiamole in pratica.

Valerio Dalle Grave

Valerio Dalle Grave
Fatti dello Spirito