Andreotti: e tre assoluzioni ! Ma intanto...
 La Cassazione ha posto fine a 
 undici anni di vicenda giudiziaria.
 Andreotti non c'entra con la 
 mafia. Poi, prima del 1980, prescrizione (modo elegante per 
 uscirne). Qualche riflessione.
 Pool di Palermo: la politica 
 per la via giudiziaria?
 E’ evidente l’accanimento giudiziario del pool di Palermo, 
 così come apparso a tutti. Una serie di fatti, episodi, 
 racconti e quant’altro messi in fila dai PM di Palermo e uno 
 dopo l’altro saltati tutti. Un solo aspetto, peraltro 
 marginale citato parzialmente, molto parzialmente, a favore 
 di quei magistrati e cioè che l’assoluzione ampia piena di 
 Andreotti va indietro fino al 1980. Prima invece si invoca 
 la prescrizione. Sia consentito di pensare, on grandissima 
 probabilità di indovinare, a questa come una sorta di 
 soluzione “all’italiana”, quella cioè che ha evitato che il 
 flop da enorme diventasse gigantesco con una sorta di 
 squalifica globale dei PM e della loro azione.
 Visto poi che l’azione giudiziaria contro Andreotti ha messo 
 fuori gioco in un momento delicatissimo per la vita politica 
 nazionale il più brillante e qualificato statista, la 
 conclusione abbastanza generalizzata è stata quella di una 
 azione politica per la via giudiziaria.
 E su questo chi la pensa diversamente o è in mala fede o ha 
 le fette di salame sugli occhi.
 I magistrati di laggiù dunque al servizio di una parte 
 politica o comunque di un disegno politico?
 Non arriviamo a tanto anche se su un paio di personaggi è 
 lecito – siamo in democrazia e l’opinione non è reato – 
 farsi venire dei dubbi.
 La politica attraverso la via giudiziaria potrebbe avere 
 altre motivazioni con altre fonti come vedremo, con una 
 premessa analogica però.
 Premessa: Carnevale 
 ammazzasentenze di mafia. Ma poi…
 Emblematico il caso dei Presidente della Prima Sezione della 
 Cassazione, Corrado Carnevale, considerato il giudice 
 “ammazzasentenze” per gli annullamenti in serie di sentenze 
 di mafia.
 Allora l’opinione corrente a fronte di un annullamento dopo 
 l’altro era sintetizzabile nel famoso detto “Qui gatta ci 
 cova”. Per qualcuno c’era addirittura il teorema su 
 Andreotti che, ricevute le pressioni dalla Sicilia, 
 provvedeva attraverso Carnevale, a risolvere i problemi, 
 appunto annullando le condanne di Palermo. Un addetto ai 
 lavori in quel tempo permise di mettere meglio a fuoco la 
 situazione facendo presente questi aspetti:
 1) come peraltro da tutti riconosciuto, Carnevale era uno 
 dei massimi studiosi del nostro Paese che annullava le 
 sentenze non perché glielo diceva Andreotti e neppure da 
 solo visto che in tal senso decideva il Collegio giudicante 
 che lui presiedeva;
 2) Le sentenze venivano annullate per una ragione molto 
 semplice e cioè perché c’erano delle cose rilevanti che in 
 esse non andavano.
 Il meccanismo era questo: a Palermo veniva letta la 
 sentenza: tot ergastoli, tot 30 anni e così via. Poi la 
 sentenza doveva essere stesa con tutte le motivazioni del 
 caso. Se la sentenza arrivava a Roma gravemente difettata 
 l’annullamento era inevitabile.
 C’è da chiedersi come mai c’erano questi difetti. Si possono 
 fare, in teoria, tre ipotesi:
 a) la complessità dei processi
 b) l’errore umano involontario
 c) l’errore umano volontario
 Carnevale per i suoi annullamenti è finito addirittura alla 
 sbarra e on una condanna ma poi definitivamente assolto. Se 
 si era sospettato, a torto, di lui non appare irriguardoso 
 verso nessuno considerare, almeno in teoria, fra le ipotesi 
 possibili anche quello del dolo di qualcuno.
 Pool di Palermo: anche i PM 
 strumentalizzati?
 LO SPUNTO. Lo spunto viene da un passaggio della corposa 
 conferenza del Procuratore della Repubblica di Sondrio dr. 
 Gianfranco Avella, venerdì scorso ai Lions sul tema “La 
 figura del PM nell’ordinamento italiano”. Rispondendo a chi, 
 presentandolo, aveva elencato suoi diversi successi, sia 
 quelli nazionali a quelli qui in provincia, il dr. Avella ha 
 sostenuto che gran parte del merito deve andare alle Forze 
 dell’Ordine, a chi cioè procede con le investigazioni. Il PM 
 segue, controlla, in qualche caso stimola. In parte è vero, 
 in parte è, diciamo, professione di modestia in quanto c’è 
 PM e PM, metodo e metodo, linea e linea.
 IL BACIO AL CAPO MAFIOSO. Il punto cruciale del 
 coinvolgimento processuale dell’on. Andreotti è 
 rappresentato da quello che sembra un fatto marginale, quasi 
 folkloristico, è invece è il momento cruciale della regia 
 politica dell’affaire. Processualmente una fesseria 
 clamorosa, sparita subito dal processo. Questa balla così 
 clamorosa oltre a tutto mal deponeva a favore 
 dell’intelligenza di tutti gli italiani. Amici od ostili al 
 sen. Andreotti, tutti convenivano su un punto: le sue grandi 
 doti di intelligenza. Improvvisamente, con la storia del 
 bacio, un karakiri spaventoso: così cretini tutti noi da 
 ritenere superintelligente uno così supercretino da andare a 
 baciare davanti a tutti un gran capo della mafia!
 ELEMENTO FONDAMENTALE NEL MONDO. Il bacio, fesseria 
 processuale, come da acuta previsione della regia è divenuto 
 un elemento fondamentale della comunicazione perché è stato 
 il vero elemento – non l’imputazione – a far fare il giro 
 del mondo alla notizia e ad attirare l’attenzione di tutto 
 il mondo su quello che era stato uno dei Grandi della 
 politica mondiale.
 IL REGISTA. Al regista è andata bene a metà. Politicamente 
 congelato Andreotti, anzi addirittura ibernato, ha incassato 
 il dividendo non avendo sul suo terreno un personaggio così 
 ingombrante.
 Strategicamente è stato fregato, su tutta la linea. Il 
 processo, anzi i processi, di prevedibile lunga durata (si è 
 arrivati ad un milione di pagine!), tutto lasciava prevedere 
 che non si sarebbero conclusi in quanto ci si aspettava che 
 Andreotti, vista l’età, “togliesse il disturbo”, frase dello 
 stesso senatore.
 Come si vede, stiamo spostando il tiro, avanzando il dubbio 
 che i PM siano stati, almeno in parte, strumentalizzati, in 
 altra parte certamente risentendo di qualche situazione 
 ambientale (Orlando, Padre Pintacuda e compagni non ci hanno 
 mai convinto del tutto nella loro veste di campioni della 
 giustizia, dato che questa, per avere la G maiuscola, deve 
 bandire la faziosità)..
 In definitiva chi, come, perché?
 Chi, come, perché?
 COME. Dallo spunto di cui sopra viene una sorta di transfer, 
 da Palazzo di Giustizia di Palermo alle sedi delle indagini, 
 ricordando che di cose che non vanno in Sicilia ce n’è stata 
 più d’una, compreso il suicidio del brillante ufficiale dei 
 CC che operava in indagini non secondo copione. Se, 
 quantomeno per l’analisi politica e per la storia di un 
 periodo, si volesse tentare una ricerca della verità si 
 dovrebbe cominciare dal bacio, da chi indagava in questa 
 fase e da come il bacio è stato ricostruito. Questo, 
 parallelamente ad una seria analisi del complesso delle 
 dichiarazioni dei pentiti dei quali, a quanto si è letto più 
 d’una volta sui giornali, magari si teneva conto come oro 
 colato se dicevano certe cose, e si sorvolava se ne dicevano 
 altre di tenore opposto, in questo caso ritenute fregnacce.
 COME. In definitiva dunque indagini da un lato e bandolo 
 della matassa, quindi della regia occulta, delle 
 dichiarazioni dei pentiti. Ma i PM? Ammesso, ma non proprio 
 del tutto scontato, che il loro comportamento sia stato 
 ineccepibile in scienza e coscienza, non c’è ombra di dubbio 
 che comunque essi erano saliti sul treno colpevolista che 
 viaggiava ad alta velocità. Umanamente certe indagini, certe 
 dichiarazioni di pentiti, erano combustibile pregiato per i 
 motori del treno.
 PERCHE’. Ragione grosse come una casa, anzi un grattacielo, 
 visto che in qualche modo c’entra anche Manhattan.
 La politica interna, ovviamente. Non occorrono molte parole.
 Tesi nostra: la politica interna, certo, ma non solo questa. 
 Nei primi tempi della vicenda, quando – dichiarazione di 
 questi giorni – Andreotti credeva di non farcela di fronte 
 al peso di queste accuse nefande, ci fu una sua 
 dichiarazione in TV, apparentemente marginale, che passò del 
 tutto inosservata. Una sfumatura di 5 o 6 secondi, con un 
 richiamo all’America da cui in definitiva si aspettava 
 qualcosa che o non era venuto o attendeva ancora. Mi sono 
 chiesto più volte che cosa poteva voler dire quel messaggio 
 che non era rivolto ai telespettatori italiani ma a qualche 
 interlocutore preciso di oltre Oceano. E siccome di qualche 
 inedita idea sbagliata del terzo piano del Dipartimento di 
 Stato, Ufficio Italia, a suo tempo, primi anni ottanta – 
 quando si pensava di ripetere l’esperienza portoghese 
 eravamo venuti a conoscenza, abbiamo fatto due più due, per 
 concludere che la cabina di regia nel nostro Paese aveva 
 anche magari qualche apporto da fuori. Non fantapolitica, ma 
 real-politik in funzione di obiettivi strategici che il 
 tempo dimostra, una volta ancora, sbagliati per la cronica 
 carenza statunitense in fatto di politica estera concreta.
 E adesso?
 A un certo punto, visto che a Palermo le cose non andavano 
 come previsto, che Andreotti aveva una salute di ferro e 
 quindi rischiava di arrivare in fondo ai processi, era saltata 
 fuori anche la vicenda Pecorelli che qualche anno ha 
 richiesto anch'essa per finire come questa. Erano certo un bel viatico per il 
 senatore a vita. Diceva infatti: "Fin che ci sono processi come fa a 
 togliere il disturbo?”. Ma le conseguenze politiche ci sono 
 ben state con un personaggio simile "ibernato", anche se non 
 quelle che probabilmente qualcuno si proponeva.
Alberto Frizziero
 AGGIUNTA: CASELLI COMMENTA 
 (!)
I 
 COMMENTI AL COMMENTO DI CASELLI
PS. L’ex Procuratore Capo di Palermo Caselli non ha atteso la 
 sentenza conclusiva nel capoluogo siciliano, come sarebbe 
 stato giusto. Se ne è andato prima andando a dirigere (!) la 
 polizia Penitenziaria. Dopo un po’ le valigie per Torino, alla 
 Procura. Come mai a Torino? Beh, qualche inchiesta di peso 
 c’è nel capoluogo piemontese. E qualche idea possiamo 
 essercela fatta.
 Da Torino ha fatto sentire la sua voce scrivendo il suo 
 commento sul quotidiano "La Stampa". Inaudito, certamente, 
 ma, poveraccio, comprensibile. Sconfitto clamorosamente su 
 quasi tutta la linea, salvo quel discorso sulla prescrizione 
 che, in termini di real politik, ha salvato la faccia alla 
 Magistratura, o meglio, ai PM di Palermo, doveva fare 
 qualcosa. L’ha fatto scrivendo, beccandosi, ovviamente, un 
 mare di giuste critiche e persino un giudizio tiepido di Di 
 Pietro. A sua difesa solo Violante (che strano… proprio 
 Violante…. Ma guarda un po’…) e la responsabile Giustizia 
 dei DS Finocchiaro, nel silenzio assai più intelligente di molti altri DS. Significativo, molto significativo.
 In sintesi qualche commento su questa "Casellata":
 -   Andreotti: «Oggi voglio occuparmi di cose 
 serie».
 - Giovanardi «Caselli persevera nel gettare fango su Giulio 
 Andreotti confermando come per alcuni dei pubblici ministeri 
 malati di ideologia, il loro imputato sia comunque colpevole 
 anche se assolto in tre gradi di giudizio».
 - Paolo Cento, dei Verdi: «Inopportuno l’intervento di 
 Caselli perché il processo si è concluso con un'assoluzione 
 e bisogna rispettare la sentenza».
 - Cossiga: «le parole di Caselli sono a metà tra 
 l'ignoranza, la rabbia e la prosopopea. Se non fosse la 
 persona modestissima che io conobbi direi che è proprio un 
 perfetto ..omissis..». (L’omissis riguarda un termine 
 pesantissimo che non pubblichiamo perché, nonostante esista 
 il diritto di cronaca, non vogliamo querele!).
 In soccorso a Caselli:
 -  Luciano Violante «Caselli si limita ad elencare i 
 fatti, non dà giudizi».
 -  Anna Finocchiaro «Caselli ricostruisce un percorso 
 che dice di un periodo di vicinanza e rapporti con la mafia 
 fino al 1980 e poi di una presa di distanza e di 
 provvedimenti contro la mafia, presi da Andreotti come 
 Presidente del Consiglio».
 Nota su questi due commenti: ma se Andreotti dopo il 1980 ha 
 preso duri provvedimenti contro la mafia, come mai i PM lo 
 volevano condannato anche per il dopo 1980? E come mai 
 Violante in Parlamento si era scagliato contro la proposta 
 del Presidente del Consiglio Andreotti di allungare i 
 termini della carcerazione preventiva per i mafiosi? E la 
 fesseria del bacio?
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