Una cosa peggiore di un giudice che sbaglia: il giudice asservito ai politici

di Mario Segni

Gli USA sono sempre un grande Paese, al quale molte volte
bisogna ispirarsi, anche se non ne condividiamo tante cose.
E la cosa mi ritorna in mente proprio in questi giorni,
all'indomani della polemica per la sentenza del giudice
milanese sugli islamici.

Partiamo da quest'ultimo punto. Voglio dirlo subito, ad
evitare equivoci. Sono rimasto sconcertato da quella
sentenza. Non immaginavo che non fosse perseguibile chi in
Italia arruola kamikaze. Anche perchè questo tipo di
arruolamento e di indottrinamento si accompagna,
probabilmente, ad ipotesi di terrorismo interno. Detto
questo, se alcune reazioni sono giustamente preoccupate,
altre sono eccessive, altre ancora sbagliate e pericolose.

Fissiamo un primo punto. Noi siamo uno Stato di diritto. E
dobbiamo continuare ad esserlo anche di fronte a minacce
terroristiche. Anzi, è più che mai necessario resistere alla
tentazione di affrontare i terroristi con le stesse armi,
non solo per una questione di civiltà e di principio, ma
anche per una visione strategica della lotta contro questi
pericoli. Abbandonare la strada dello Stato di diritto e
delle garanzie sarebbe già una vittoria dei terroristi. E'
spesso ciò che essi vogliono, perchè acquisiscono in questo
modo simpatie e legittimità. La vittoria contro le Brigate
Rosse fu dovuta proprio al fatto che lo Stato non cedette
mai a questa tentazione, e seppe condurre una battaglia
ferma ma legale. Chi dunque invoca metodi spicci contro gli
islamici si ricordi che, innanzitutto, questo sarebbe un
grande regalo a Bin Laden.

Ne deriva che la sentenza del giudice Forleo va valutata
sullo stretto piano del diritto. E qui non sono in grado di
esprimere un giudizio perchè sarebbe necessario uno studio
approfondito dell'argomento.

Gianni Riotta (Corriere)
ritiene che nessuna giustificazione legale sussista alla
base della sentenza. Può darsi. Ma altre opinioni dicono,
sul piano giuridico, l'opposto. E allora andiamoci piano a
bastonare il giudice. Perché se la sentenza è giuridicamente
fondata, la colpa non è del giudice ma delle nostre leggi.
Ed è il Parlamento e i politici che sono in fallo. E di
fronte a certi attacchi una cosa bisogna dire. Che sul piano
del comportamento il giudice Forleo è stato esemplare:
nessuna intervista, nessuna dichiarazione. Tutto il
contrario di certi giudici, anche di Mani Pulite, che non
hanno perso un'occasione per uscire sui giornali.

E qui viene il paragone con gli Stati Uniti. Sul Corriere di
ieri vi è una intera pagina dedicata a un colonnello
dell'Esercito americano che ha pubblicato un documento di
aperta e serrata contestazione delle decisioni di Bush
sull'Iraq. E la cosa più straordinaria è che il documento è
pubblicato su una rivista dell'esercito. Si tratta del
colonnello Wester, e chi voglia leggerla la trova alla
pagina 6 del Corriere di mercoledì. Dunque nonostante alcuni
brutti episodi (tipo il carcere di Guantanamo) gli Stati
Uniti rimangono il grande Paese della libertà, dove un
colonnello dell'esercito critica su un foglio ufficiale
delle Forze Armate la politica militare del suo Presidente.

E allora ai Castelli, ai Borghezio, che hanno reagito in
modo indecoroso all'episodio di Milano, che dicono di volere
il giudice eletto dal popolo perché deve fare la volontà dei
cittadini (ma quando Pilato condannò Gesù e assolse Barabba,
non faceva forse la volontà del popolo?) consiglio un
viaggetto in America, per imparare alcune cose fondamentali
di ogni sistema civile. Perchè non bisogna mai dimenticare
che c'è una cosa peggiore di un giudice che sbaglia. Ed è un
giudice asservito ai politici.
Mario Segni



GdS 30 I 05  www.gazzettadisondrio.it

Mario Segni
Giustizia