Giustizia. I casi clamorosi (Brusca, Veronica, assassina della suora ecc.) occasione per cambiare registro
Brusca e
Chiodo
Siamo per caso venuti a sapere che si può avere
ammazzato più di 100 persone e ottenere il permesso di
andarsene in una specie di vacanza per una settimana. Se non
fosse stato per quel telefono, proibito ma usato, nessuno
avrebbe saputo niente. Non solo, ma é anche venuto fuori che
in questi due anni di "gite fuori porta", anzi fuori-galera
il Brusca ne abbia fatte diverse. E non solo. Per la
telefonata l'avvocato ha detto che era lui ad avere
chiamato. Benissimo. Proprio l'avvocato che sa le condizioni
della libera uscita, fra cui il divieto di usare il
telefono, proprio lui telefona. E sul cellulare, non al
numero dell'albergo. Non é per caso che, al di là delle
proibizioni, l'uso del cellulare fosse una costante per cui
mai più ci si aspettava che qualcuno controllasse???
Al di là di una telefonata sì e una no, sta questo
comportamento obbrobrioso. Bisogna vederci chiaro. Se per
caso fossero le norme vigenti a consentire uno schifo del
genere in tal caso si cambino le norme, e con urgenza. Se
però le norme non sono così cogenti con logica matematica ma
lasciano spazio all'interpretazione si prenda chi ha
interpretato in questo modo la normativa e lo si mandi a
fare altro. Le stalle della Favorita per esempio sarebbero
una istruttiva destinazione.
E c'é il Chiodo - strangolamento del ragazzino con corpo
messo a sciogliersi nella calce - che di galera non esce per
niente. Lui é infatti sotto processo ma nessuno ha trovato
il sistema di metterlo dentro. Evviva!
Pensiero
maligno
Pensiero maligno: non é per caso che a furia di pensare - a
vacca come si suol dire - ad Andreotti si é perso un po' di
vista il resto, quello dei reati veri e non presunti?
Delitto e
castigo
Un tempo era, come poi scrisse
Dostojewsky, “Delitto e castigo”.
Per il reo, se trovato, c’era il castigo che non era affatto
uno scherzo. Ce n’era per tutti i gusti, con la tortura
strumento normale di indagine, e poi la scelta era ampia:
c’era chi finiva sul rogo, chi veniva squartato, chi
inserito nella famosa “Principessa di Norimberga”, chi
impiccato, chi murato vivo e via dicendo.
Chi non veniva condannato a morte finiva in celle
spaventosamente inospitali, per cui era auspicabile essere
mandati ai lavori forzati con tanto di pesante palla al
piede con tanto di catena. A qualcuno andava meglio se era
così fortunato che durante la detenzione scoppiava una
guerra per la quale c’era bisogno di rematori sulle galee.
Al delitto cioè corrispondeva il castigo. Espiazione ed
esempio per tutti. Nessuno parlava di pena anche come
redenzione.
Cesare
Beccaria
Poi arrivò Cesare Beccarla. Nel 1764, ben prima della
Rivoluzione francese, pubblicò “Dei delitti e delle pene”,
un libro, tradotto e diffuso con successo in molti Paesi,
nel quale sosteneva che le pena doveva essere considerata,
prima che una punizione, l’autodifesa della società per cui
dovevano essere bandite sia la tortura che la pena di morte.
Che non si trattasse di teorizzazioni o di impostazioni
filosofiche e basta lo dimostra ispirò la riforma penale del
Granducato di Toscana promulgata nel 1786, ispirata alla
linea del Beccarla.
Repetita
juvant
Da allora ci siamo abituati a considerare, appunto, la pena
come espiazione e redenzione, con tutte le conseguenze del
caso.
Meglio: ci eravamo abituati a considerare, appunto, la pena
come espiazione e redenzione, con tutte le conseguenze del
caso.
Abbiamo l’impressione che sulla scia di tendenze
apparentemente libertarie, in realtà insofferenti del rigore
morale, dei valori, dello stesso buon senso comune oggi il
carattere espiatorio stia sparendo dalla pena.
Aveva fatto sensazione - ne abbiamo parlato prima ma vale la
pena di tornare in argomento: repetita juvant - nei giorni scorsi il sapere che un
epigono dei boia di Auschwitz, un 100 e più volte assassino,
uno che ha ammazzato un bambino sciogliendone poi il corpo
nell’acido, era fuori, in regolare permesso di sei giorni in
un albergo vicino alla capitale. Non solo ma si veniva a
sapere che negli ultimi due anni questa vacanza speciale (a
spese sue o dello Stato? C’è da aspettarsi di tutto) gli era
stata concessa diverse volte. Qualcuno dice che si tratta di
“un pentito” che ha permesso con la sua collaborazione di
infliggere colpi mortali alla mafia, aggiungendo poi che in
fin dei conti in carcere aveva mantenuto la buona
condotta…Ebbene, al riguardo il fatto di essersi pentito, in
uno Stato di diritto, dovrebbe consentirgli solo di evitare
il carcere di isolamento strettissimo, senza uscire mai di
cella, come si converrebbe ad uno che ha ammazzato più di
100 persone, persone che l’aria e il sole non possono più
vederle. Sarebbe di per se stessa una concessione rilevante
questo evitargli la cella di isolamento. Poi, fra qualche
anno, almeno una quindicina, possibili i permessi. Non per
lui ma per i suoi famigliari.
C’è stato un moto di rivolta in Italia e per via di una
telefonata contro le regole Brisca è stato fatto tornare in
carcere. L’avvocato ha detto che era lui a telefonare, cosa
che sarà stata verificata dai tabulati. Ma come? Proprio
l’avvocato che sapeva che la telefonata era proibita?
Siccome non pensiamo che il legale di un simile
“personaggio” sia uno sprovveduto, è lecito pensare che la
telefonata sia stata fatta perché era normale, durante i
permessi, farle in barba alle condizioni della “vacanza”…
Roba da far venire i brividi. Ma intanto si puè sapere chi
gli ha dato il permesso di uscire?
Veronica,
assassina della suora:
la premiamo anche?
Era appena scesa l’attenzione su questo caso che ne viene
fuori un altro, per certi versi più allucinante ancora di
quello del plurikiller Brusca.
Una delle tre assassine della suora di Chiavenna, Veronica,
condannata a otto anni e rotti, aveva già fatto sobbalzare
di disgusto tutta Italia per la decisione di qualcuno che ha
ritenuto di farla uscire dalla meritata galera (per inciso
pochi gli otto anni) e farla entrare in una comunità
protetta ove pratica la redenzione con attività di enorme
significato sociale (fare ceramica, decorazioni e
simili…!!!). Adesso, la fine del mondo, si viene a sapere
che queste impegnative opere di riscatto e redenzione non
sono più sufficienti. Adesso segue un programma di
reinserimento sociale in una comunità di Roma con molte ore
di lavoro in una scuola materna.
Fossimo uno dei genitori di quei bambini istituiremmo subito
un Comitato di accoglienza degno in tutto e per tutto di
simile personaggio. Il barbaro massacro della suora è stata
infatti una soluzione di ripiego, perché la vittima
originaria doveva essere un bambino, anzi addirittura il
fratellino di una delle tre spregevoli assassine.
Fossimo però in grado di farlo da un lato chiederemmo al
Consiglio Superiore della Magistratura di fare indagini su
questi casi, e dall’altro chiederemmo una inchiesta
parlamentare anche per, se la legislazione consente questo
sconcio, provvedere e immediatamente.
Il caso Veronica, scarcerata dopo quattro anni dal delitto,
segue un percorso di recupero che prevede l'ingresso in una
scuola materna L'omicida di suor Laura ora sorveglia bambini
Prima di prendere di mira una religiosa aveva pensato di
sacrificare a Satana proprio un bimbo, simbolo di innocenza.
Già che si siamo, premiamola anche. E per completare il
percorso di recupero una sera alla settimana mandiamola in
discoteca, a Natale una settimana sul Mar Rosso, a Carnevale
a Madesimo a fare qualche sciatina...
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