Provera: "Alle province i fondi regionali per l'emigrazione"
 Per i nostri emigrati si può fare di più e meglio.
 Ha le 
 idee chiare il Presidente dell’Amministrazione Provinciale 
 di Sondrio, il 49enne Fiorello Provera. In questa intervista 
 esclusiva elenca le molte iniziative del suo ente in materia 
 e propone una corposa lista di possibili interventi. In 
 primo luogo, devolvere alle province i fondi regionali 
 destinati all’emigrazione. Poi, riconoscere nello Statuto 
 lombardo la figura del “lombardo nel mondo”. Infine rivedere 
 le organizzazioni di rappresentanza dell’emigrazione, Comites e CGIE, insomma. E se quest’ultima proposta viene 
 avanzata da un esponente della Lega Nord che assomma alla 
 carica di presidente della Provincia valtellinese quella di 
 presidente della Commissione Esteri del Senato della 
 Repubblica, l’idea assume una valenza politica nazionale.
 - Al pari del resto della Lombardia, anche Sondrio e la sua 
 provincia hanno conosciuto nei decenni passati una forte 
 emigrazione verso l'estero.
 Presidente Provera, verso quali aree si sono diretti con 
 maggior frequenza i valtellinesi con la valigia?
 “Nell’immediato dopoguerra (1946-1951), mentre riprese 
 l’emigrazione anche verso le Americhe e l’Australia, la meta 
 preferita dai nostri emigranti fu l’Europa, in particolare 
 Germania, Francia, Belgio e Svizzera”.
 - Oggi quali sono i legami fra Sondrio e la sua emigrazione?
 “Da anni la Provincia ha un costante collegamento con i 
 propri emigranti sparsi per il mondo, talvolta riuniti in 
 Associazioni regolarmente costituite (Basilea, Zurigo, 
 Engadina, Coira, Ticino, Tucuman in Argentina) e talvolta 
 all’interno dei vari Club Italiani o Lombardi (Perth, 
 Sydney, Melbourne e Canberra in Australia e Buenos Aires in 
 Argentina). In occasione delle iniziative per il 500° 
 Anniversario della Apparizione della Madonna a Tirano si 
 sono favoriti, anche con dei contributi, i rientri di alcuni 
 emigranti sia dalla Argentina che dall’Australia. Sono 
 altresì stati ospitati una ventina di studenti figli di 
 emigranti valtellinesi in Australia che non avevano mai 
 conosciuto la terra di origine dei loro padri”.
 - Nel concreto, che cosa fa l'Amministrazione Provinciale 
 per mantenere vivi i legami fra Sondrio, Bormio, Morbegno e 
 i loro oriundi sparsi per il mondo?
 “Nel Portale della Provincia, in fase di completamento e che 
 entro breve sarà on line, vi è una sezione dedicata alle 
 varie Associazioni di emigranti all’estero, dove le stesse 
 potranno presentarsi, pubblicare le proprie notizie ed 
 iniziative e restare in contatto. Attraverso il Centro 
 Provinciale per l’Emigrazione, istituito da questa Provincia 
 da oltre 10 anni presso il Museo di Tirano, viene inoltre 
 data evasione alle varie richieste di notizie inerenti 
 ricerche di origini di famiglie o di singole persone 
 contattando i comuni.
 Annualmente, in autunno, l’Assessore provinciale 
 all’emigrazione partecipa a tutti gli incontri che le 
 Associazioni di emigranti in Svizzera organizzano in 
 occasione delle feste sociali e delle assemblee per il 
 rinnovo della cariche sociali. Il sabato precedente il 
 Natale, inoltre, si tiene a Sondrio l’annuale riunione della 
 Consulta Provinciale per l’Emigrazione, cui partecipano le 
 varie Associazioni di Emigranti, per discutere problemi 
 interessanti il settore e concordare eventuali iniziative”.
 - C'è ancora oggi qualcuno che parte dalla Valtelllina, 
 magari giovani ricercatori che cercano all'estero gli spazi 
 che nelle università nostrane non trovano?
 “No, il fenomeno, che interessa altre aree, non è rilevante 
 in Valtellina.
 Non risultano, infatti, ricercatori che si rivolgono 
 all’estero non trovando spazi nelle università italiane”.
 -E c'è, invece, qualche oriundo che torna, magari dal 
 Sudamerica, o da altre aree?
 “Vi sono oriundi valtellinesi provenienti dall’Argentina che 
 in questi anni hanno chiesto collaborazione alla Provincia 
 per ottenere la cittadinanza italiana e che, non appena 
 ottenuta, sono rientrati definitivamente adeguandosi anche a 
 lavori di vario genere pur essendo laureati. Parimenti ci 
 sono persone anziane che stanno rientrando in Valtellina 
 definitivamente sempre dall’ Argentina data la situazione 
 economica sempre precaria ed incerta di quel paese”.
 - A suo giudizio, è sufficiente il ruolo che sta giocando la 
 Regione Lombardia in materia di lombardi nel mondo, oppure 
 si potrebbe fare di più?
 “Mi risulta che Valtellinesi nel mondo si siano incontrati 
 con rappresentanti della Regione Lombardia nel 1983, in 
 Australia, a Sydney,in occasione delle votazioni per la 
 candidatura di Bormio per i mondiali di sci del 1985. 
 Sarebbe, a mio parere, più opportuno che i fondi regionali 
 sull’emigrazione venissero destinati alle Province per 
 queste tipologie di contatti. Da emigranti valtellinesi in 
 Australia ed Argentina, in particolare, ma anche da quelli 
 che lavorano in Belgio, Germania e Svizzera mi viene 
 riferito che incontrano all’estero delegazioni di 
 rappresentanti di Province delle Regioni Sicilia, Calabria, 
 Campania, Puglia, Veneto e Friuli, mentre sarebbero poche le 
 rappresentanze delle province della Regione Lombardia, fatte 
 salve alcune delegazioni di Bergamo per far visita alle 
 Associazioni “Bergamaschi nel Mondo” che sono numerose”.
 - Nello statuto regionale che si dovrà tornare a discutere 
 nel nuovo consiglio, a suo giudizio dovrebbe trovare posto 
 anche la figura del "lombardo nel mondo”?
 “Sì, questo riconoscimento mi sembrerebbe appropriato per 
 connotare tra l’emigrazione italiana all’estero la nostra 
 identità regionale e riconoscerla con iniziative concrete”.
 - Secondo Lei, che è anche presidente della Commissione 
 Esteri del Senato, lo Stato italiano fa abbastanza per gli 
 italiani all’estero?
 “I bisogni degli italiani all’estero, come degli italiani in 
 patria, sono moltissimi e si devono confrontare con 
 l’esiguità di risorse a disposizione. Credo sarebbe 
 opportuna anche una rivisitazione delle organizzazioni che 
 li rappresentano ed una maggiore collaborazione con il 
 Ministero degli Affari Esteri per renderli più efficaci”.
 - Dal suo punto di osservazione di Palazzo Madama, lei 
 gudica che gli italiani all'estero possano essere un 
 tassello della politica estera del nostro Paese?
 “Certamente gli italiani all’estero possono essere un utile 
 strumento per la politica estera del nostro Paese. 
 Probabilmente dovrebbero poter collaborare con più sinergia 
 sia tra loro che con il Ministero a Roma. E’
 ovvio che quanto sarà migliore l’immagine dei nostri 
 connazionali nel mondo e quanto sarà più visibile la loro 
 attività nella promozione del nostro Paese, tanto meglio 
 sarà per tutti”.
Luciano Ghelfi (x)
(x) Direttore Portale Lombardi nel Mondo
www.lombardinelmondo.org 
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 Ass. Mantovani nel Mondo
GdS 30 X www.gazzettadisondrio.it
