Associazione Nazionale Magistrati a congresso: via la legge di riforma di Amarilli

L'Associazione Nazionale Magistrati nel Congresso celebrato nei giorni scorsi ha apertis verbis chiesto l'abolizione della legge di riforma appena approvata dal Parlamento.

Non intendo difendere, né criticare, una legge che non conosco e che, curiosamente, ha avuto pollice verso sia dai magistrati che dagli avvocati per ragioni diametralmente opposte. Questo potrebbe far pensare che magari non tutto sia da buttare. Se la vedrà comunque il Parlamento che verrà eletto il prossimo 9 aprile e il Governo nel quale, vincesse Prodi, potremmo trovare al Ministero di Grazia e Giustizia l'ex Procuratore di Milano D'Ambrosio.

Noi intendiamo osservare due cose

La prima é una questione di fondo. E' vero, come dicono esponenti dell'ANM, che essendo i magistrati cittadini anche loro é giusto che possano esprimere la loro opinione. L'opinione é un conto, anche se poi si dovrebbe discutere su limiti e modalità. Ma qui si arriva addirittura al diritto di veto. Cos'é, se non un veto, la richiesta di azzerare non un articolo ma una legge intera?

La seconda é una questione di metodo e di democrazia. Il popolo italiano ha votato in modo bulgaro, quasi all'unanimità il referendum relativo alla responsabilità civile dei magistrati. Si noti, in casi molto particolari, ossia se c'é il dolo - e in questo caso non deve esserci distinzione per chi delinque a parte le procedure diverse - o la colpa grave. Si dirà che é stato il Parlamento inerte e quindi é sua la colpa della mancata regolazione per legge della volontà popolare espressa con straordinaria chiarezza. Già. Ma perché in Parlamento non sono riusciti a percorrere questa strada? Chi ha, di fatto, messo il veto?

E infine una domanda conclusiva. Ma sarà poi vero, come si sostiene da parte di esponenti di primo piano delle correnti in cui é divisa la Magistratura italiana, che la colpa del malfunzionamento sia tutta di Governo e Parlamento?

Ai lettori l'ardua sentenza.

Amarilli

Amarilli
Giustizia