Alcuni spunti di riflessione: “dignità della politica” e “Turchia in Europa”
 Questa lettera è prima di tutto un 
 augurio affettuoso per le feste. E per qualche settimana (è una 
 promessa) vi lasceremo in pace, perché le feste sono fatte anche 
 per distrarsi rispetto alle vicende di tutti i giorni. Ma prima 
 di dirci un arrivederci a dopo la Befana, lasciatemi fare alcune 
 considerazioni.
 La prima riguarda un tema fondamentale, ma che è stato riaperto 
 da un bellissimo articolo di Claudio Magris sul “Corriere della 
 Sera” di sabato. E’ intitolato “La dignità della politica”, e a 
 chi non l’avesse letto consiglio di procurarselo e di leggerlo 
 (ormai con Internet è facile). Vi è una frase che mi ha colpito. 
 Non è vero che “Parigi val bene una messa”. In alcuni casi 
 bisogna avere il coraggio di dire che Parigi non vale una messa, 
 che ci sono delle cose più importanti della vittoria politica, 
 che alcuni limiti non possono essere superati, che sotto un 
 certo livello la politica perde la dignità e non vale più la 
 pena di farla. E uno di questi li miti, dice Magris, è 
 costituito dalla legge salva Previti, da un intervento 
 legislativo che ha violato il principio che la legge è fatta per 
 tutti. In questo caso la legge era fatta solo per qualcuno.
 Ha ragione. Nella scorsa lettera ho fatto pubblicamente i 
 complimenti a quei deputati, come Cossa e Tabacci, che hanno 
 preso le distanze. Bravi! Ma è possibile che siano stati solo 
 loro? E’ possibile che nessun altro abbia sentito la vergogna di 
 quanto succedeva? Claudio Magris si è sognato queste cose, o non 
 ha forse mille volte ragione?
 La seconda considerazione, del tutto diversa, riguarda la 
 Turchia. E’ un grosso problema, e devo dirvi che anch’io molte 
 volte ho avuto grandi perplessità sull’ingresso nella Comunità 
 Europea. Mi sono convinto invece che è un passo necessario, e 
 che su questo ha ragione il Governo e torto la Lega (che per la 
 verità è nel Governo e dovrebbe protestare dentro il Consiglio 
 dei Ministri e non in piazza). Il rapporto con l’Islam è così 
 difficile che non possiamo permetterci di buttare la Turchia in 
 braccio ai fondamentalisti.
 Dobbiamo quindi percorrere questa strada. Ma dobbiamo sapere che 
 vi sono dei prezzi, e il primo prezzo è che con la Turchia 
 dentro dobbiamo dire addio agli Stati Uniti d’Europa, cioè al 
 sogno della integrazione politica. L’unione politica allora deve 
 partire da un gruppo più piccolo. E allora perché non riprendere 
 l’idea che Ciampi sostiene da tempo, che va costruita una Europa 
 più stretta tra i sei Paesi fondatori? Che i sei possono forse 
 un giorno diventare un unico Stato e porre le basi di una grande 
 Europa? E allora il Governo, che fa bene a favorire l’ingresso 
 della Turchia, dovrebbe riprendere il rapporto con Francia e 
 Germania, perché sarebbe un direttorio a tre il nuovo motore 
 della futura Europa.
 Ma adesso basta amici. Auguri di serenità a tutti!
Mario Segni
GdS 30 XII 2004 - 
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