- SEMAFORI INTELLIGENTI
 Belle le rotonde. In questi ultimi anni sembra che ci sia una 
 gara fra comuni a chi ha le rotonde più belle. Basta guardarle e 
 si capisce subito se in quella città girano soldi. Oppure se gli 
 amministratori hanno buon gusto. Gli obbrobri purtroppo non 
 mancano, strani monumenti, pericolosi muri, fontane che non 
 funzionano. Ma l’arte va incoraggiata, è giusto. 
 Io preferisco le rotonde fiorite. Piante e fiori sono secondo me 
 i monumenti più belli che ci offre la natura. I bravi 
 giardinieri sanno “vestire” le rotonde con gli abiti più adatti 
 alle stagioni. Tappeti e arbusti fioriti in primavera estate, 
 foglie colorate e bacche in autunno, sempreverdi e conifere 
 argentee d’inverno. Certo la manutenzione costa, ma sono soldi 
 ben spesi. 
 Non è un caso che le rotonde più belle le abbia viste in un 
 piccolo comune sul lago di Como, famoso per uno splendido hotel 
 che ospita incontri al vertice internazionali, Cernobbio. Non ci 
 andavo da un po’ di tempo e quando vi sono tornata ho visto 
 aiuole fiorite cresciute come funghi al centro di ogni incrocio. 
 Curate alla perfezione, un vero piacere per gli occhi.
 Un piacere anche per il traffico che ne ha tratto grandi 
 vantaggi. Meno code, maggiore fluidità. Minor pericolo e minore 
 probabilità di andare a sbattere contro il palo di un semaforo. 
 Risparmio ed autonomia energetica, non si corre il rischio della 
 solita paralisi in caso di black-out. 
 Purtroppo non è possibile avere rotonde dappertutto, soprattutto 
 nelle nostre città nate quando le macchine non c’erano ancora, 
 con un reticolato di strade strette cresciute comunque in modo 
 disordinato. 
 Questi i pensieri incontrollabili che mi assillano mentre avanzo 
 a passo d’uomo con la mia automobile nel centro della città dove 
 vivo. Faccio in tempo a vedere pedoni e ciclisti superarmi e 
 raggiungere tranquillamente la loro meta. Io inquino e mi 
 innervosisco. Rimandiamo ad un altro momento la solita 
 discussione sull’inquinamento, adesso sono qui e non mi sto 
 certo divertendo. 
 Nessuno si diverte più ad andare in macchina. Solo i ragazzini 
 freschi di patente che appena possono ostentano l’automobile 
 della mamma nel posteggio della scuola, quando c’è. 
 In questa città, dove si pagano anche le lacrime che si versano, 
 guidare in modo scriteriato può mandarti sul lastrico. 
 Il rischio maggiore si corre all’incrocio della stazione. Un 
 giorno una mia collega è arrivata a scuola in lacrime. Era 
 passata mentre il semaforo stava diventando rosso. Che fare in 
 quei momenti? La frenata brusca o il colpo di acceleratore? In 
 Italia non ci sarebbero dubbi, senz’altro si sceglierebbe la 
 seconda soluzione. Ma qui non siamo in Italia, meglio frenare, 
 tanto chi tampona ha sempre torto perché non rispettava la 
 distanza di sicurezza. Ma qui le cose funzionano e se non 
 funzionano le aggiustano. Aveva quindi funzionato perfettamente 
 anche l’apparecchio fotografico collegato al semaforo. Più di 
 centocinquanta euro di multa, qualche anno fa. La poveretta, due 
 bambini piccoli, una vecchia utilitaria, la casa appena comprata 
 ancora da arredare, mi ha confessato di non poter nemmeno dirlo 
 al marito. Tipico. 
 Come si fa ad avere la certezza che non si siano sbagliati? 
 Semplice, basta comprare la fotografia. Solo così puoi vederla. 
 Altri venti euro. 
 Per persone timorate di Dio e del traffico come potrei essere 
 io, ricevere una multa è il peggiore dei disonori. Ma capita. 
 Divieto di sosta. Qui non dà nessun fastidio, faccio in 
 frettissima, la lascio solo un momento. Io faccio in fretta, io 
 sono di corsa, ma c’è chi di fretta non ne ha. E controlla 
 scrupolosamente i dischi orari delle automobili parcheggiate. 
 Non solo, misura con estrema precisione lo spazio occupato fuori 
 dalla riga del posteggio. Non hanno fretta queste persone, ma 
 hanno tanto odio dentro. Forse non proprio odio, ma quella che i 
 tedeschi chiamano “Schadefreude”, e cioè il rallegrarsi delle 
 disgrazie altrui. 
 Non importa se a poca distanza la vecchietta viene investita 
 sulle strisce, non importa se il motociclista maleducato assorda 
 la città, non importa se il limite dei cinquanta viene 
 tranquillamente superato in una strada affollata. Niente riesce 
 a distrarre questi buontemponi dal loro utilissimo lavoro. 
 Perché questi pensieri così poco divertenti non mi lasciano in 
 pace? Semplice, sono sempre in coda, ferma al semaforo. 
 Non devo aver paura, in questa linda ed ordinata città i 
 semafori sono intelligenti. C’è infatti un complicato sistema di 
 sensori sotto il manto stradale che permette di regolare il 
 funzionamento dei semafori a seconda del peso del traffico. Sì, 
 i semafori sono intelligenti, ma che bisogno hanno i semafori di 
 essere intelligenti? Io preferirei che fossero intelligenti le 
 persone che incontro, magari i miei studenti, i miei colleghi, 
 gli impiegati degli uffici pubblici, i vigili. Sarebbe già 
 tanto. Chissà forse possiamo misurare l’intelligenza dei 
 semafori con appositi test. Quale sarà il loro Q.I. (Quoziente 
 di intelligenza)? CIA, Central Intelligence Agency. Anche gli 
 agenti segreti dovrebbero essere intelligenti, visto il nome 
 della loro organizzazione. 
 Non si sta esagerando? Forse, ma si sa le iperbole hanno invaso 
 il nostro mondo, basta guardare le pubblicità. Le più infauste 
 sono quelle delle automobili. Una addirittura dice ”Guido, 
 quindi sono”. Cartesio si rivolterebbe nella tomba, ma se tanto 
 mi dà tanto (espressione che odio) un semaforo può benissimo 
 essere intelligente. Perché no. 
 Perché sono sempre ferma? La fila di macchine che ho davanti non 
 è troppo lunga. Là c’è il semaforo, adesso dovrebbe diventare 
 verde. Ecco, c’è un pedone, ha schiacciato il pulsante. L’omino 
 del semaforo è diventato verde, ma dov’è il pedone, perché non 
 attraversa? E’ tornato indietro. Ma questo è terrorismo. Tutti 
 fermi per un pedone che non attraversa. Ora è verde per gli 
 altri, però non dovrebbero fermarsi in mezzo all’incrocio, se no 
 si blocca tutto. 
 Sembra che a Londra abbiano risolto il problema delle marmellate 
 di traffico – è così che si chiamano là gli ingorghi, traffic 
 jams – grazie all’assoluta proibizione di fermarsi in mezzo agli 
 incroci. Ecco, per fortuna adesso l’incrocio è libero. Ma il 
 semaforo non diventa verde. 
 Comincio a sudare. Sono infatti un tipo piuttosto claustrofobico. 
 Preferisco non pensare a come reagirei se rimanessi chiusa in 
 ascensore, ma niente mi terrorizza come le code in macchina.
 Ecco perché evito accuratamente di viaggiare quando c’è 
 probabilità di rimanere intrappolata in autostrada, magari in 
 una galleria o su un viadotto. Visioni apocalittiche. Preferisco 
 le partenze “intelligenti”, appunto.
 Apro il finestrino. Il semaforo è sempre rosso. Sono in un senso 
 unico, non posso nemmeno fare un’inversione. Qualcosa non 
 funziona. Mi rendo conto con sgomento che il semaforo ha perso 
 due turni. Panico totale. Già mi vedo condannata a passare la 
 notte in coda in Corso Edelweiss, con l’occhio rosso del 
 semaforo intelligente che mi impedisce di scappare. E se 
 decidesse di rimanere sempre rosso? A chi rivolgermi? A quei 
 buontemponi che controllano i dischi orari e distribuiscono 
 multe come se facessero volantinaggio per l’elezione del nuovo 
 assessore al traffico? Aiuto. 
 Cerco di razionalizzare. E’ l’ora di punta, è giusto che venga 
 fatto scorrere il traffico nella via principale, la maggioranza 
 ha sempre ragione, mala tempora currunt per le minoranze delle 
 strade secondarie. Aiuto. Cerco di respirare lentamente, non ho 
 proprio bisogno di una crisi di iperventilazione. Mi è già 
 capitato, sotto il più lungo traforo alpino. Meglio non 
 pensarci. Mi guardo intorno, gli altri automobilisti sembrano 
 tranquilli, devo esserlo anch’io, non sono sola.
 So che cercare di convincermi di stare calma è inutile. Non ci 
 riuscirei mai. 
 Dai, diventa verde, diventa verde. 
 Ecco, è diventato verde. 
 Così, di colpo, senza preavviso, il semaforo è diventato verde.
 E’ davvero un semaforo intelligente. 
Cristina Cattaneo
 GdS 30 ViII 2004  
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