I racconti di Cristina: 17 – “Strane letture”
 Quando il Times era ancora il giornale più prestigioso del mondo 
 la sua prima pagina non era fatta di titoli a caratteri di 
 scatola, fotografie a colori, notizie di politica 
 internazionale. No, sulla prima pagina del Times c’erano tanti 
 piccoli annunci, scritti in piccolo, fitti fitti. Necrologi, 
 annunci di fidanzamento, matrimoni, nascite, divorzi perché no, 
 lauree, promozioni e trasferimenti oltremare. Agatha Christie fa 
 cominciare un suo romanzo con un assassinio annunciato sul Times 
 per le sette del prossimo giovedì. Ancora adesso c’è questa 
 pagina, ma non è più la prima. L’accesso a questi annunci 
 sull’edizione online è a pagamento. 
 I curiosi inglesi sono quindi disposti a pagare per avere queste 
 notizie ghiotte. Non so se ci siano fotografie, certo, essendo 
 notizie autentiche, diffuse dai diretti interessati, si può 
 verificare se gli articoli pettegoli pubblicati sui rotocalchi 
 che si leggono dal parrucchiere o dal dentista abbiano 
 fondamento reale. 
 Il culto del pettegolezzo elegante. Io ho imparato ad 
 apprezzarlo proprio in Inghilterra e sui libri inglesi. Citando 
 ancora Agatha Christie, come potrebbe la sua cara Miss Marple 
 risolvere i casi più complicati se non porgesse un orecchio 
 attento e apparentemente privo di malizia alle conversazioni 
 fatte soprattutto di succosi pettegolezzi sia nei salotti sia 
 nelle cucine delle case da lei frequentate? 
 Noi qui in Italia, non avendo un giornale come il Times, 
 dobbiamo accontentarci dei necrologi sul Corriere della Sera. 
 Gli altri non contano. In provincia ci sono interi muri 
 ricoperti di avvisi bianchi e neri, alcuni con un fregio dorato 
 o un fiocco viola, altri addirittura con una figura sacra – un 
 angelo, la morte con la falce? – a colori. Più a Sud si va, più 
 l’ornato è lacrimogeno. In Sicilia su alcuni avvisi ho visto 
 anche un accenno alla morte violenta, per ammazzamento, del 
 compianto. Seme di vendetta. Stride il contrasto fra la notizia 
 di cronaca nera sul giornale o peggio alla televione e 
 l’annuncio murale listato a lutto. Proprio l’altro giorno mentre 
 scorrevano le immagini di un funerale di una giovane morta 
 ammazzata l’obiettivo della cinepresa si è soffermato 
 sull’annuncio bianco e nero affisso sul muro di fianco alla 
 chiesa. Lutto sacro e divertimento profano. Pietà ed empietà. 
 Realtà virtuale e dolore reale. 
 Tutti si fermano a guardare questi giornali murali. Tutti, senza 
 eccezione. C’è chi lo fa di corsa, prendendo nota mentale solo 
 del nome del caro estinto. C’è chi legge con espressione seria, 
 meditabonda. C’è chi si lascia sfuggire un commento, di solito 
 in dialetto, ma l’era püssé giuvin de mí!. Ma soprattutto ci 
 sono quelli, senza distinzione di sesso, che leggendoli tutti da 
 cima a fondo si mettono a ripercorrere, con l’amica sopraggiunta 
 nel frattempo, il curriculum vitae del defunto con tutti i 
 particolari in cronaca della lunga malattia, e prendono nota 
 dell’ora del funerale, cui non potranno mancare. 
 Non c’è niente di male.
 E’ un modo di partecipare alla vita della comunità, di accettare 
 la morte come fatto quotidiano, ed in ultima analisi di 
 esorcizzarla.
 Io adesso abito un poco più a nord, e si sa, più a nord si va 
 più si nascondono i sentimenti. 
 Nella pulita Svizzera non si possono imbrattare i muri con 
 avvisi mortuari. 
 No, qui si pagano anche le lacrime che si piangono, ho sentito 
 dire un giorno da una povera donna.
 Qui l’intrattenimento da necrologio non è gratuito. Tutti 
 infatti comprano il giornale per guardare i morti che sono 
 strategicamente posti in fondo, sempre nella penultima pagina, 
 facili da trovare. Guardare i morti fa parte del galateo locale.
 Non c’è niente di male.
 Ogni comunità ha le sue regole.
 Io queste riflessioni non le avevo ancora fatte quando ero 
 piccola. Però, essendo curiosa e non avendo ancora la 
 televisione, fin da bambina mi “divertivo” a leggere gli annunci 
 funebri sul Corriere.
 Veramente non leggevo solo quelli.
 Seguivo con interesse i grandi gialli del tempo. Fenaroli, 
 Ghiani. Io ero innocentista.
 Troppo giovane per il caso Montesi, peccato.
 Non mi ero persa nemmeno una puntata della storia di quella 
 sfortunata ragazza tedesca, una mondana, Rose Marie.
 Poi c’era stato lo scandalo Profumo (il Signor Profumo era un 
 ministro inglese) e una certa Christine, anche lei mondana o 
 modella.
 Aprivo il Corriere sul tappeto e me ne stavo sdraiata a leggere 
 le cose più strane. 
 Avevo una certa cultura in fatto di cinema perché leggevo dalla 
 A alla Z la pagina degli spettacoli. I piccoli manifesti in 
 miniatura riprodotti sul giornale. 
 E poi i necrologi. 
 Ho la fortuna di avere buona memoria. Soprattutto per i nomi. La 
 cosa mi ha sempre permesso di bluffare, a scuola prima, in 
 società poi. Non riesco a dimenticare i nomi. Tutto il resto sì.
 Ho sempre fatto collezione di nomi.
 Nomi di strade.
 Nomi di medicine.
 Nomi di fiori.
 Nomi di scrittori.
 Era un gioco, e forse lo è ancora.
 Affrontavo la pagina dei necrologi con curiosità e metodo. 
 Strano, io sono una persona assolutamente disorganizzata e 
 disordinata, ma mi piace molto collocare le informazioni in 
 categorie mentali.
 Ecco allora che mi facevo subito un’idea della situazione 
 familiare, finanziaria e sociale dei defunti.
 Grazie ad accurati controlli incrociati si capisce subito quale 
 famiglia sia imparentata con quale. Più numerosi gli annunci, 
 più florida la situazione finanziaria. Alcuni conoscenti 
 evidentemente partecipano al lutto per una questione di 
 prestigio o addirittura per farsi pubblicità. Il direttore e il 
 personale della ditta X…
 I nobili non sono necessariamente ricchi, a meno che siano stati 
 contratti matrimoni con industriali o commercianti. 
 Ancora oggi sul Corriere appaiono delle piccole lapidi, perché 
 tali sono, che piangono la morte, avvenuta in una località dal 
 nome augusto, Roccatorquata, Castelbardo, Cortepizzuta, 
 Fossoverdone, di un antico nobiluomo o di una vetusta nobildonna 
 del Sacro Romano Impero, conte di, duca di, principe di, 
 marchesa di, medaglia d’oro, cavaliere di Malta, dell’ordine dei 
 Templari o del Santo Sepolcro, imparentata con Borbone, Orléans, 
 Angiò, Assia, Svevia, Asburgo, Hannover, Romanoff o Savoia, 
 tutto un libro di storia in miniatura. 
 Non c’è mai nessuno che partecipa al lutto. Solo una lunghissima 
 lista ti titoli nobiliari.
 Penso che queste creature di altri tempi, già vecchie appena 
 nate, abbiamo in realtà vissuto in miseria, preoccupate di 
 lasciare almeno il denaro necessario per pubblicare un degna 
 iscrizione funeraria. Gli era rimasto solo il nome. Mi fanno 
 molta pena. Perfino i necrologi sanno di muffa e naftalina, veri 
 fossili ormai non più viventi.
 Gli avvisi mortuari sono gli unici che contravvengono alle 
 strettissime regole di riserbo e segretezza che in nessun altro 
 caso vengono infrante.
 E’ il caso dei defunti appartenenti alla massoneria.
 Non capivo da bambina chi fossero i Gran Maestri, cosa fosse il 
 Grande Oriente del Cielo o la Grande Loggia. Che cosa ci 
 facevano la squadra e il compasso? Chi erano i massoni nella 
 vita reale? Ma dove si trovavano, soprattutto? Noi non ne 
 conoscevamo e c’era sempre un alone di mistero su queste persone 
 quando se ne parlava.
 Non ho mai letto necrologi di massoni appartenuti alla Loggia 
 P2. Forse non muoiono mai.
 Gli ebrei invece li riconoscevo dai nomi biblici, Ruth, Sarah, 
 Judith, Levi, Cohen, le dodici tribù. Per loro ho sempre provato 
 sì curiosità, ma anche grande tenerezza. Saranno stati i 
 racconti della mamma e della sua infanzia a Ferrara, Anna Frank, 
 i campi di concentramento.
 Altre religioni. La cerimonia funebre si svolgerà nella chiesa 
 evangelica.
 Noi abitavamo in provincia. Gli stranieri, gli eretici, i 
 pagani, erano davvero tali, perché non ne avevamo mai visti. 
 Eccoli lì invece proprio sul Corriere, insieme a quelli come 
 noi. Allora non sono solo nei libri di scuola.
 I dipendenti del Corriere invece non pagano la partecipazione al 
 lutto. Ogni volta che viene a mancare un personaggio legato al 
 mondo della stampa, tutti i dipendenti partecipano al lutto. 
 Gratuitamente. La lista è lunghissima.
 Ci fu grande confusione ai tempi del Grande Scisma. Montanelli 
 aveva lasciato Il Corriere e fondato Il Giornale. Fece un timido 
 tentativo di concorrenza. I necrologi per beneficienza. Non ebbe 
 successo. Il Corriere è il Corriere.
 Leggendo tutti quegli annunci avevo anche appreso che a Milano i 
 cimiteri sono due. I ricchi vanno tutti al Monumentale. L’ho 
 visto una volta, mi ha fatto impressione. Non avevo mai ammirato 
 tanti orrori tutti insieme. Non ci sono più tornata. Un nostro 
 lontano parente, vecchio e demente, ha pensato bene di togliersi 
 la vita proprio lì, sulla tomba di famiglia. Che classe!
 Dietro quelle righe nere le storie. Si capisce subito se si è 
 verificato un avvenimento tragico o una morte naturale, al 
 momento giusto. E allora si immaginano la vita e gli affetti di 
 queste persone. Storie nascoste, da rispettare. Compiangere, 
 piangere insieme.
 Quando avevo tredici anni io non mi soffermavo a pensare. 
 Osservavo, prendevo nota. Quando poi sono andata a studiare 
 Milano mi sembrava di conoscere già molte compagne, perché 
 avevano cognomi familiari, e le collocavo immediatamente nel 
 contesto giusto. 
 Qui invece, nella provincia svizzera, gli annunci sono diversi. 
 Spesso partecipano gli amici del bar Formula Uno, i compagni 
 della bocciofila, i colleghi d’ufficio, i compagni della classe 
 4C. Non è più una lettura anonima, una ricerca anagrafica, 
 perché spesso i nomi sono già noti, e le perdite riguardano 
 persone vicine.
 Io non avevo mai pubblicato un annuncio. L’unica volta che l’ho 
 fatto, hanno sbagliato a scrivere il mio nome. Hanno scritto 
 Mario e Giovanni insieme ai figli partecipano commossi….
 Facile refuso, Mario invece che Maria.
Cristina Cattaneo
GdS 10 I 2006 - www.gazzettadisondrio.it
