C’è bisogno di risorgere

di Valerio Dalle Grave

Nel nostro sistema democratico, qualcosa sembra non funzionare
più. Destra e sinistra si arrabattano tra quotidiani insulti,
reciproche accuse e sofisticati distinguo. Ciò che viene detto
oggi, viene puntualmente smentito domani. Le risse fra alleati,
sia nel centrodestra sia nel centrosinistra, non fanno altro che
offrire desolanti e indecorosi spettacoli quotidiani.

Chi governa non perde occasione dal presentarsi su ogni
proscenio mediatico per rivendicare demagogicamente il merito di
avere fatto il meglio e il di più per la tranquillità, la
sicurezza e il benessere del Paese. Chi è all’opposizione,
viceversa, sfrutta ogni possibile spazio lasciato libero dalla
maggioranza, per dipingere l’orso il più brutto e nero
possibile, senza offrire uno straccio di proposta alternativa
credibile.

Il cittadino comune, tendenzialmente tenuto alla larga dai
luoghi delle discussioni politicamente impegnate, frastornato da
tanta confusione di linguaggi farraginosi di cui stampa e
radiotelevisioni si fanno quotidiani e puntuali portatori,
vittima della propria ignoranza e della propria pigrizia, suo
malgrado rimane inerme spettatore della progressiva dissoluzione
del patrimonio di valori positivi, come la solidarietà, la
partecipazione e la coesione sociale, che ha permesso
all’Italia, quindi agli italiani, di diventare una delle massime
potenze economiche del mondo.

L’Italia, uscita da una guerra disastrosa e fratricida,
economicamente e spiritualmente distrutta, guidata da un gruppo
di persone colte, integerrime, cariche di carisma politico e
sociale frutto del loro diretto impegno sul campo nella lotta
contro lo sfacelo morale, culturale e civile, in cui l’aveva
trascinata il regime fascista, seppe risorgere a nuova vita,
seppe offrire prospettive serie, concrete e credibili ai propri
cittadini, che permettesse loro di affrontare il futuro in pace,
prosperità e sicurezza.

Quel gruppo di persone seppero ridare fiducia ai figli dei
caduti, ai reduci, ai loro famigliari e ai superstiti della
catastrofe, restituendo loro piena dignità; quella dignità che
il precedente regime e la monarchia avevano fortemente
compromesso.

Ora, a distanza di sessanta anni dalla fine del secondo
conflitto mondiale, dopo essersi dati una costituzione fra le
migliori al mondo, dopo aver conquistato notevole prestigio a
livello internazionale, notevoli successi interni di progresso
economico e sociale; dopo aver raggiunto ragguardevoli traguardi
sul versante della sicurezza sociale, dell’istruzione e della
salute, gli italiani sembrano non rendersi conto del rischio che
corrono di perdere quel grande patrimonio di libertà, di
democrazia e di benessere sociale che hanno conquistato sulla
strada tracciata dai loro padri in faticosi anni di sacrifici e
di lavoro comune.

L’Italia, trascinata alla deriva da speculatori e da persone
senza scrupoli, da circa venti anni sta scendendo lungo una
china pericolosa. A fasi alterne ma in progressione, ha
ammosciato la sua anima creativa, perdendo spirito e gusto alla
partecipazione nella vita politica e democratica e, quel che è
peggio, sta cedendo sul fronte dei valori fondanti della
Costituzione Repubblicana.

Sembra che gli Italiani, irretiti da un individualismo bieco e
cieco, siano propensi ad arrendersi impotenti di fronte alla
scarsa competitività e al declino dell’economia, alla
recrudescenza degli scandali finanziari, alla verbosità
demagogica e populista degli uomini di potere, senza minimamente
reagire; al punto da non capire che in questo modo stanno
facendo del male al Paese e a loro stessi.

A mio modo di vedere invece c’è bisogno di una forte carica
risorgiva. Gli Italiani ne sono capaci specie se si sforzano di
riflettere sulle proprie potenzialità intellettuali,
filosofiche, morali e religiose. Un risorgere che parta dal
basso, dalla gente comune, senza affidare ad alcuna gerarchia
laica o religiosa, ne tanto meno a nessun uomo “carismatico” la
soluzione dei propri problemi.

E’ ora che si tolgano dal cassetto le esperienze maturate
durante il dispiegarsi della nostra storia, che si mettano a
frutto i fondamentali della nostra cultura e i potenziali della
nostra verve latina.

E’ ora che ci liberiamo dallo stato di narcosi paralizzante in
cui l’esasperato individualismo ci ha cacciato e ritorniamo ad
essere un Paese e un popolo solidale e fiducioso.
Valerio
Dalle Grave


GdS 10 I 2006 - www.gazzettadisondrio.it

Valerio Dalle Grave
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