QUESTO BIPOLARSMO E' VECCHIO
Non voglio che qualcuno faccia un salto dalla sedia leggendo
che proprio io dico che il bipolarismo è superato. No il
sistema va bene, è l’unica cosa che funziona in Italia che
ci ha fatto superare il caos e ci ha dato stabilità.
Non è quindi il bipolarismo che non va ma è il modo in cui è
stato attuato che non funziona. Non sono le regole ma gli
attori che vanno cambiati.
Non sono vecchi i principi e il maggioritario; sono i due
raggruppamenti italiani del Polo e dell’Ulivo che non vanno
e non vanno perché sono vecchi ed inadeguati ad un’Italia
che cambia.
L’Ulivo ha perso per questo le elezioni politiche del 2001,
e da allora non è cambiato molto.
Ma dall’altra parte il Polo è altrettanto vecchio,
inadeguato, superato. Sì, diciamolo pure, lo stesso
Berlusconi che pure è sceso in campo per modernizzare, è
vecchio.
In un’Italia che appare sempre più stagnante, che è il
fanalino di coda dell’Europa e dalla quale fuggono i
cervelli migliori, il Governo ha speso le proprie energie
estive per far partire il campionato di calcio.
Mentre in Iraq la guerriglia cresce ogni giorno, la tregua
palestinese è appesa a un filo, gli indicatori economici
annunciano un misto di inflazione e recessione, il Governo
italiano si riunisce, nel cuore dell’estate, per garantire
che la Roma resti in serie A, il Catania in B e il più
grande interrogativo che poi lascia irrisolto è la sorte
dell’Atalanta.
La verità è che dietro la vittoria del Polo non c’è stata
elaborazione politica, una strategia a largo raggio, un
progetto per il futuro. Il Polo ha raccolto una ventata di
cambiamento ed una legittima aspirazione a liberalizzare
l’Italia. Ma non ha valutato che liberalizzare sul serio il
Paese significa rafforzare lo Stato con regole più forti,
modernizzare i pubblici servizi, non scambiare il
liberalismo per un Far West o per un maggiore liberismo in
economia.
Ha pensato di portare in Italia quello che vi fu di buono
nelle rivoluzioni economiche della Thatcher e di Reagan. Ma
il mondo è cambiato. Liberalismo oggi non vuol più
significare un liberismo sfrenato ma un mercato disciplinato
da uno Stato leggero e moderno.
Tutto questo non c’è ed ecco perché il Polo è vecchio.
Si attiva per progetti faraonici come il Ponte sullo Stretto
di Messina e non coglie che il futuro dell’Italia assai più
che in infrastrutture sarà dettato dalla qualità della
ricerca scientifica, dall’insegnamento e dalla cultura.
Pensa di riscoprire un nuovo rapporto con gli Stati Uniti e
non tiene conto dell’esigenza primaria del rapporto con
l’Europa.
Per tutto questo è nato il Patto. Per togliere gli italiani
dall’angoscia di essere costretti a scegliere fra due
debolezze, fra due vecchiezze.
Noi offriamo l’unica vera alternativa, noi siamo l’unica
vera novità.
Mario Segni
GdS 28 VIII 03 www.gazzettadisondrio.it