IL FALLIMENTO DELLA STRATEGIA DI LISBONA PER I PICCOLI COMUNI

Al Consiglio europeo di Lisbona del Marzo 2000, l¹Ue si è prefissata un nuovo obiettivo strategico per il decennio 2000-2010: ³Diventare l¹economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale². Sono tre le aree prioritarie alle quali la Strategia di Lisbona ha stabilito di conferire un impulso decisivo: a)Sviluppo di strategie per l¹occupazione, con una attenzione particolare alle riforme del mercato del lavoro.b)Collegare l¹Europa e collegare i mercati.c)Un¹area europea della conoscenza.

A metà percorso è sotto gli occhi di tutti il totale fallimento dell¹iniziativa di Lisbona in particolare per i piccoli Comuni europei. L¹economia europea invece di guadagnare posizioni le ha perse. Le difficoltà di crescita, di occupazione, di innovazione, sono ormai palesi, in particolare nelle più grandi economie della zona dell¹euro: Francia, Germania e Italia.

Nel 2005 la Commissione Europea ha presentato le sue raccomandazioni strategiche per la revisione intermedia e il rilancio della Strategia di Lisbona, un programma di azione concentrato su obiettivi più tagliati e raggiungibili: a) Fare dell¹Europa un posto più attraente per investire e lavorare.b)Conoscenza e innovazione a servizio della crescita.c)Creare nuovi e migliori posti di lavoro.

Il Governo Italiano, nella riunione del 14 ottobre 2005 ha definitivamente approvato il Piano italiano per la crescita e lo sviluppo(PICO). Il Piano indica le riforme, le misure e gli interventi nazionali programmabili per eseguire gli obiettivi di Lisbona e rinnovarne le potenzialità. Sono cinque le categorie operative prese come prioritari dal Piano Nazionale in un quadro di stabilità monetaria e fiscale:1)l¹ampliamento dell¹area di libera scelta dei cittadini e delle imprese;2)l¹incentivazione alla ricerca scientifica e dell¹innovazione tecnologica;3)il rafforzamento dell¹istruzione e della formazione del capitale umano;4)l¹adeguamento delle infrastrutture materiali e immateriali;5) di tutela ambientale.

Per i Piccoli Comuni il primo quinquennio è stato di totale fallimento come ampiamente dimostrano i numeri che accelerano le desertificazione demografica dovuta alla totale assenza di misure concrete di attuazioni di programmi di sviluppo e lavoro. Per quanto riguarda la società della conoscenza a partire dall¹internet veloce non è stato realizzato nulla. Anzi, abbiamo assistito ad una costante spoliazione dei servizi e delle opportunità. Con l¹approvazione del PICO, da parte del Governo Berlusconi nel 2005, si realizza il disegno di chiusura definitivo dei piccoli Comuni italiani, visto che le misure messe in campo partano dalla precondizione di aree metropolitane o densamente abitate. Appunto, proprio i piccoli Comuni del Mezzogiorno d¹Italia costretti ad una preistoria informatica, ad un livello di viabilità afgano, ad una rete di servizi socio-sanitari vergognosi, altro che società della conoscenza, adeguamento delle infrastrutture materiali e immateriali e tutela ambientale. La Strategia di Lisbona è totalmente contro le piccole comunità locali europee e le scelte sbagliate nella programmazione 2000-2006 da parte delle Regioni Meridionali nell¹Obiettivo 1,si consolidano con l¹impossibilità di fatto dei piccoli Comuni di accedere alle risorse dei programmi europei 2007-2013.

Virgilio Caivano

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Politica