NONOSTANTE TUTTO SPERO CHE IL GOVERNO – AL 30% NEI SONDAGGI -NON CADA. IL DOPO SAREBBE ANCORA PEGGIO. OCCORRE PAZIENZA E LAVORARE PER CAMBIARE VERAMENTE. CON IL REFERENDUM NEL

Quelli che dicono di essersi pentiti di aver votato per Prodi sono ormai un esercito. Un ministro ha detto di non preoccuparsi dei sondaggi. Ha ragione, ma dovrebbe preoccuparsi di quello che dice la gente per strada, e i giudizi sono ancora peggiori. Quel 30%, o giù di lì, che secondo i sondaggi approverebbe il governo, io non l'ho mai visto. Poiché sono convinto che tutto sommato le cose vanno meno peggio di quel che sembra, cerco di obiettare che è stato un bene andarsene dall'Irak, che D'Alema, Amato e Parisi sono bravi Ministri, insomma che qualcosa è stato fatto: ma non ottengo molto. Del resto i disastri sono innegabili, sono il primo a dirlo.

Ma gli amici rimangono sorpresi quando dico che nonostante tutto spero che il governo non cada. Ne sono convintissimo. Per una ragione semplice, perchè il dopo sarebbe ancora peggio. Si va alle elezioni e torna il centro destra? Ma non è maturato nulla di nuovo, e tutti ricordiamo i problemi della scorsa legislatura. Si rivota e viene fuori un pari e patta, uno vince alla Camera l'altro al Senato? Peggio che mai. Oppure, e questa è la vera soluzione cui puntano quelli che parlano di crisi, si fa il cosiddetto governo delle larghe intese?

Beh io sono convinto che la "grande coalizione", che sta già ansimando in Germania, sarebbe in Italia una autentica iattura. Perchè non sarebbe l'unione dei riformisti che si liberano delle ali estreme e finalmente rilanciano le liberalizzazioni, colpiscono gli sprechi, moralizzano la vita pubblica. No, sarebbe l'union sacrèe degli inciucisti, degli spendaccioni, dei peggiori immobilisti che stanno in Parlamento. Che liberalizzazioni farebbe un governo il cui perno fosse costituito da Casini, Mastella e De Mita? Che tagli alla spesa pubblica potrebbe realizzare una maggioranza del genere? Che spinta al pluralismo dell'informazione verrebbe dall'asse DS - Berlusconi, che si metterebbe d'accordo solo nel rafforzare il già potentissimo duopolio RAI - Fininvest?

La vera alternativa l'abbiamo indicata noi, e si chiama referendum. Perchè dalla vittoria del referendum uscirebbe veramente una politica diversa. Un Parlamento con due grandi partiti, un partito democratico a sinistra e un partito popolare (o delle libertà) dall'altra. Un Parlamento in cui vi sarebbero probabilmente altre forze, ma solo se hanno superato il 4%. E quindi una politica che spazza d'un colpo il male peggiore che abbiamo davanti agli occhi, quello del cinico potere di ricatto di ogni gruppetto o gruppettino, dell'incapacità a decidere, delle scelte fondamentali che cambiano ogni due giorni, come la tassa di soggiorno. Di questo spettacolo non ne possiamo più. E non ci stiamo a veder l'Italia che scende uno scalino dopo l'altro perchè nessuno dei capetti vuole rinunciare a un po’ di potere.

Ma il taglio a questo obbrobrio lo possiamo fare solo col rerefendum. E i tempi, per legge, sono lunghi: raccolta delle firme nel 2007, voto nel 2008. Non possiamo farci nulla, i tempi non dipendono da noi, sono scritti nella legge e non possiamo abbreviarli. Se le cose stanno così dobbiamo aspettare: ogni scorciatoia o furbata peggiora le cose.

Teniamoci quindi i mali di oggi. Ma per la prima volta dopo tanti anni abbiamo un'arma in mano: una autentica mina, che può far saltare le mura del fortino. Una mina che non scoppia subito, ma che è fortissima. Aspettare quindi non significa rassegnarsi. Abbiamo un progetto e una speranza. E non significa stare con le mani in mano, perchè vinceremo solo se prepareremo bene la campagna referendaria. Di cose da fare quindi ce ne sono. E cominceremo a parlarne la prossima settimana.

Mario Segni

Mario Segni
Politica