Contro questo schifo di legge un referendum si può fare

Il primo appuntamento ce lo siamo dati per mercoledì 12 aprile. Ed è un appuntamento che do anche a te. Ma come, dopo le elezioni, mi chiederai? Sì, dopo le elezioni, subito dopo. Perché la battaglia in cui sono profondamente impegnato, e spero con me tutti i liberaldemocratici, non sono le elezioni, ma è quella per cancellare questa vergognosa legge elettorale, e per dare all'Italia, con un'Assemblea Costituente, le istituzioni di un paese serio e moderno. Si tratta, in una parola, di riprendere il cammino che è fermo dal 18 aprile 1993, quando riuscimmo a dare all'Italia il maggioritario, ma non riuscimmo a dargli una Costituzione adeguata.

Intendiamoci, le elezioni sono importantissime. La scelta di non presentarci, né io personalmente né il Patto, è stata una scelta amara, anche se necessaria. Che cosa pensi io del voto l'ho già detto al "Corriere della Sera" (lo trovi sul sito) e ad altri giornali, e lo ridirò nelle prossime lettere. Non sto sottovalutando l'importanza del 9 aprile. Voglio dire che purtroppo una serie di gravissimi problemi, da quello della stabilità a quello della partitocrazia trionfante, da quello dell'onestà della politica a quello della legalità, non troveranno risposte chiunque vinca, e dobbiamo prepararci ad affrontarli con altri mezzi a partire dal giorno successivo alle elezioni.

Intanto la prima battaglia è contro quest'ignominiosa legge elettorale. Ti sei accorto che per la prima volta da quando esiste la repubblica non puoi più scegliere deputati e senatori? Ti sei accorto che nove decimi di deputati e senatori sono già eletti, perché sono ai primi posti delle liste dei partiti? Ti sei accorto che il prossimo parlamento è stato fatto da cinque o sei persone? Ti sei accorto che dieci anni fa l'83% degli italiani aveva fatto una scelta diversa, adottando un sistema in cui era fondamentale il rapporto tra l'eletto e l'elettore, che dava per la prima volta al cittadino il potere di scegliere direttamente il suo deputato e senatore, come avviene per il sindaco e il presidente della Regione, e quella scelta popolare è stata cancellata in poche settimane? Ora questa schifezza, perché di schifezza si tratta, non può essere accettata. Non posso accettarla io, che avevo portato l'Italia al maggioritario, ma non puoi accettarla nemmeno tu. Non solo perché ci priva di un diritto fondamentale, che è quello di scegliere le persone da cui saremo rappresentati, ma perché questo porta fatalmente a un parlamento e a una classe politica incapace di guidare il paese. Scelte con questo sistema le camere saranno delle congreghe di yesmen, di burocrati di partito capaci solo di alzare la mano per dire di sì a quello che dice il capo, e ben consapevoli che obbedire al capo sarà l'unico sistema per tornare la prossima volta in Parlamento. Che speranze abbiamo che questo Parlamento sia lo specchio del paese? Nessuna, diciamolo francamente.

Ecco perchè giovedì scorso ci siamo riuniti in una ventina di "irriducibili" Avevo organizzato la riunione con Augusto Barbera. Eravamo una ventina, da Arturo Parisi a Enrico Morando, da Giovanni Guzzetta a Willer Bordon, da Massimo Fantola a Stefano Ceccanti, da Carlo Scognamiglio a Natale D'Amico e a Stelio Mangiameli. Molti altri (Riccardo Illy, Achille Occhetto, Antonio Di Pietro, Michele Salvati) erano fuori Roma ma ci avevano detto di esser d'accordo. Davanti a tutti stava una domanda: che cosa possiamo fare?

Ebbene, la grande novità è che possiamo fare un referendum. La conclusione sconsolata cui eravamo arrivati subito dopo il colpo di mano per fortuna non è esatta. Contro questo schifo di legge un referendum si può fare. L'ha scoperto Giovani Guzzetta, e dobbiamo fargli un monumento. Intendiamoci non è un referendum che risolve tutti i problemi, non ci ridà il collegio uninominale: distrugge, questo sì, la molteplicità di liste e quindi combatte la frammentazione. Te lo spiegherò meglio nella prossima newsletter. Ma insomma è pur sempre un'arma enorme. Credevamo di avere solo bottiglie molotov e invece abbiamo anche un'atomica. Sia ben chiaro, gli ostacoli sono giganteschi: molti inconvenienti rimangono, bisogna raccogliere le firme, bisogna portare la gente a votare. Insomma l'atomica può non scoppiare, o può cascarci addosso. Ma intanto c'è, e questa è la grande novità.

A questo punto si tratta di creare una vera e propria strategia politica e istituzionale. La legge elettorale non è l'unico obiettivo. C'è la Costituente. Dobbiamo arrivare al sindaco d'Italia, alla scelta del Premier, con tutte le garanzie e le regole che ormai sono violate tutti i giorni. Dobbiamo bocciare, con il referendum già indetto, quella indegna riforma varata da Bossi. Ma dopo averla rispedita al mittente dobbiamo farne noi una sul serio. Insomma c'è una strategia complessa da mettere in atto. Il referendum va fatto subito o dopo un anno, quando i fatti avranno aperto gli occhi ai tanti che ancora non vogliono vedere? E con quali iniziative va accompagnato? Non potevamo risolverli subito, e per questo ci siamo dati appuntamento il 12, con tutti gli altri con cui parleremo in queste settimane. Ma intanto la buona notizia te l'ho voluta dare subito. Non solo non molliamo, ma abbiamo scoperto di avere una grossa arma. Che ne pensi?

Mario Segni

Mario Segni
Politica