I mass-media e gli arabi: obiettivo disinformare

di Enrico Galoppini

Alcuni giorni fa, nel corso di
una breve intervista rilasciata ad una radio senese
d’ateneo, mi è stato chiesto quali sono i pregiudizi sugli
arabi che circolano con maggior insistenza su giornali e tv,
e, di conseguenza, nelle menti della gente comune.

Davvero un bel problema, perché in un paio di minuti dovevo
riassumere un argomento che avrebbe richiesto come minimo
un’ora. Una cosa del genere l’ho comunque già fatta in un
paio di articoli pubblicati su «Est-Ovest - Rivista on line
di comparazione culturale», quindi chi vuole approfondire il
discorso può fare riferimento a quelli[1]. In quel breve
intervento radiofonico ho perciò ritenuto opportuno citare
il pregiudizio per eccellenza - soprattutto in questi tempi
di «Enduring Freedom», «Iraqi Freedom» e via aggredendo: la
«guerra santa» islamica.

Come forse alcuni tra i più informati lettori sapranno, si
tratta dell’ormai celebre jihâd (lett. «lotta», maschile in
arabo), che per ignoranza, pigrizia intellettuale o malafede
pura e semplice vien sempre reso con l’abusato «guerra
santa».

Chi ha una minima cognizione della lingua araba sa che nel
99% dei casi per conoscere il significato di una parola
bisogna individuarne la radice triconsonantica, che nel caso
specifico è J-H-D. Sotto tale radice si trova essenzialmente
l’idea di compiere uno «sforzo», e la forma verbale jâhada
(di cui jihâd è il nome corrispondente) neppure a volerla
strapazzare oltremisura ci potrebbe parlare della «guerra
santa» delle tv e dei giornali foraggiati dall’Anglosionamerica.

Ora, nell’Islam si parla sia di un «grande» che di un
«piccolo jihâd», il primo essendo quello più importante, la
lotta contro le passioni interne, il secondo quella verso i
nemici esterni, contro gli aggressori. Naturalmente, non è
da scambiare l’Islam con una visione del mondo pacifista che
raccomanda di porgere l’altra guancia se si viene aggrediti.
In tal caso il jihâd è sacrosanto e obbligatorio per tutti,
e le situazioni di palese aggressione in Afghanistan, in
Iraq e in Palestina sono solo alcune tra quelle che possono
essere addotte come esempi.

Ma per il terrorismo psicologico operato dai telegiornali e
dai film di Hollywood[2] non esistono situazioni reali
d’invasione, di colonialismo puro e semplice che dovrebbero
far gridare allo scandalo senza battere ciglio: sempre e
solo masnade di ‘maomettani’ fanatici che bramano di
tagliarci la gola e stop. Con l’unico musulmano buono che è
«quello che non c’è»!

La «guerra santa» è dunque solo quella degli ‘arabisti della
domenica’ e dei loro orecchianti scribacchini. Anzi, a
volerla trovare da qualche parte, è proprio il linguaggio
delle élite statunitensi, con i loro continui riferimenti a
Dio, al Bene contro il Male, alle benedizioni sull’America
eccetera, ad essere intriso di una retorica da «guerra
santa» che ai nostri giorni prende le sembianze
dell’«esportazione della democrazia». Invero una stranezza,
poiché si può dare solo ciò che si ha…

Sempre nel corso della stessa intervista alla radio siamo
passati ad un argomento strettamente collegato a quello dei
pregiudizi: le spettacolari invenzioni della propaganda.
Anche in questo caso, un solo esempio varrà a far riflettere
il lettore: chi non ha provato un sincero entusiasmo di
fronte alle notizie sul «primo pellegrinaggio sciita» in
Iraq da trent’anni a questa parte? Ora mi dispiace deludere
chi ci aveva creduto, ma si è trattato di una menzogna
colossale.

Ho argomentato tutto ciò in un articolo pubblicato sul sito
«Clorofilla.it» il 23 aprile scorso[3]. Per farla breve,
ricorderò il dato fondamentale da cui è nato quell’articolo:
la sorte ha voluto che mi trovassi proprio a Kerbelâ’ l’anno
scorso, in occasione delle celebrazioni del quarantesimo
giorno dal «martirio» dell’imâm Husayn. Ma per alcuni
neppure questo è sufficiente, al punto che persone
conosciute durante una cena alle quali ho raccontato
quest’esperienza si sono rifiutate di credermi! Non è forse
vero che se uno dorme puoi anche svegliarlo ma se fa finta è
inutile insistere?

C’è poco da ridere: «notizie» clamorose vengono fabbricate
di sana pianta e il monopolio anglosionamericano sui mezzi
di comunicazione - alla faccia del «libero mercato»! -
completa l’opera d’imbonimento di massa.

Il nemico tattico dell’imperialismo anglosionamericano è
attualmente l’Islam, e i «padroni del discorso» hanno eretto
un cordone sanitario per impedire la circolazione di una
corretta informazione sull’argomento e perciò inservibile
per la campagna d’odio e di diffamazione in atto. Tuttavia,
siccome non è mio costume seminare afflizione e scoramento
tra coloro (quali presumo essere i lettori di questa
pubblicazione) che non scambiano l’impegno politico per una
romantica testimonianza, vorrei concludere osservando che -
anche se può sembrare un paradosso - in Europa il momento è
propizio per far passare buona informazione sul mondo arabo
e l’Islam, dato che con le prossime aggressioni è
presumibile che la soglia di tolleranza di menzogne e
propaganda si abbasserà in un numero crescente di persone.

Con questo non voglio dire che c’è da attendersi che noti
show camuffati da «libero dibattito» (dove alcuni punti di
vista non vi sono mai rappresentati) spalanchino le porte ad
opinioni come dicevo inservibili contraddicendo la loro
stessa ragion d’essere, ma che sarà compito di chi vuole
informare non quello di implorare un attimo di celebrità in
quelle sedi, bensì l’esplorazione di nuove vie e canali
comunicativi diretti. Che sono sempre i migliori.

Vi dice nulla, ad esempio, che dopo l’iniziale ossessiva
litania sull’«internet per tutti» non si sente più dopo l’11
settembre alcun richiamo alle virtù salvifiche della rete?
Enrico Galoppini


[1] L’oggetto misterioso. L’immagine dell’Islàm nell’Italia
tra le due guerre mondiali,
http://www.estovest.org/storia/immagine_islam.html; Il
pregiudizio sulle popolazioni della Libia in epoca
coloniale. Uno strumento al servizio della «missione di
civiltà», http://www.estovest.org/storia/pregiudizio.html.


[2] Si veda l’ottima scheda critica del film «Attacco al
potere», un film vergognoso che semina odio verso gli arabi
e che stupisce veder circolare in un paese che con gli arabi
dovrebbe intessere relazioni di buon vicinato e di reciproca
comprensione: http://members.xoom.virgilio.it/_XOOM/sitoaurora/ATTACCO%20AL%20POTERE.htm.


[3] Iraq, primo pellegrinaggio sciita. Sarà vero...
progresso?,

http://www.clorofilla.it/articolo.asp?articolo=3009.


pubblicato su: “Mercati Esplosivi”, giugno 2003

http://www.mercatiesplosivi.com/caap/default.htm


GdS 18 VI 03  www.gazzettadisondrio.it

Enrico Galoppini
Politica