CALIFORNIA: TRUCCHI POLITICI REPUBBLICANI E DEMOCRATICI

"Oggi abbiamo posto fine alla tirannia della minoranza". Ecco come Gil Cedillo, membro del Senato statale californiano, ha spiegato la proposta di legge approvata dal governo del Golden State per risolvere la crisi di bilancio. Il disegno di legge è stato approvato solo con voti del Partito Democratico. Tutti i legislatori repubblicani hanno votato contro perché il disegno di legge include tasse alle quali i repubblicani sono ideologicamente contrari.

Il disegno di legge dei democratici in realtà non include aumenti di "tasse" le quali richiedono un voto di due terzi dei legislatori. La California è uno dei tre Stati americani dove gli aumenti delle tasse non possono essere approvati con una semplice maggioranza. Dato che i repubblicani si erano opposti ad affrontare la crisi dello Stato con aumenti di tasse i democratici hanno aumentato "fees" (quote) invece di "tasse". Legalmente le tasse sono definite dalla legge come qualcosa che tutti i cittadini devono pagare. Le "fees" invece sono pagate solo dagli utenti. Queste "fees" possono essere approvate dalla legislatura con un semplice voto di maggioranza e quindi la minoranza repubblicana si vede tagliata fuori dalla sua "tirannia".

La crisi economica in California è all'orlo della catastrofe. Già duemila lavori pubblici dello Stato sono stati sospesi per mancanza di liquidità e si crede che senza ripari il Golden State sarà in bancarotta fra due mesi. Naturalmente la California ha un'influenza significativa in tutto il Paese ed in un certo senso anche nel mondo. Con una popolazione di più di 36 milioni di abitanti e un Pil che rivaleggia quello di Paesi industrializzati come la Spagna e l'Italia il Golden State rappresenta il 13% del Pil statunitense. La sua importanza è dunque notevole.

La crisi finanziaria della California è legata dunque in parte a quella nazionale ma anche a quella globale. Il crollo dei mercati immobiliari, la recessione ed i problemi bancari hanno colpito il Golden State severamente. Il fatto che la legislatura Statale è divisa e la maggioranza non può creare gli strumenti per alleviare se non risolvere i problemi economici aumenta l'imminente emergenza.

I repubblicani al governo Statale si sono rivelati intransigenti e si sono bloccati sul fattore ideologico dell'aumento di tasse. Ciò ha frustrato non solo la maggioranza democratica ma anche il Governatore, repubblicano, il quale si trova in molti aspetti vicino ai democratici. Non a caso Arnold Schwarzenegger è considerato da molti un RINO, Repubblican in name only, repubblicano solo di nome. Ecco come si spiega in parte il suo progetto di risolvere la crisi che non era molto diverso da quello dei democratici. Ambedue progetti userebbero un compromesso di aumenti di tasse e tagli profondi per stabilire un bilancio sostenibile.

Il piano dei Repubblicani invece si basa in grandissima misura su tagli profondi ai servizi sociali ed alle scuole.

Nonostante la somiglianza fra la soluzione di Schwarzy e i legislatori democratici il governatore ha minacciato di imporre il suo veto alla recentissima proposta. L'ex attore di Hollywood divenuto governatore nel 2003 non è soddisfatto del piano democratico perché non include stimoli seri alla ripresa economica. È molto più probabile che Schwarzenegger non voglia essere associato con gli aumenti delle tasse anche se chiamate "fees". Preferirebbe firmare un disegno di legge bipartisan invece di mettere da parte i repubblicani ed alleandosi apertamente con quelli che aumentano le tasse.

Schwarzenegger potrebbe facilmente accettare il disegno di legge approvato dai democratici ed ingoiare l'acerba pillola delle tasse o "fees". Sarebbe in buona compagnia. L'icona del Partito Repubblicano, Ronald Reagan, aumentò le tasse non una ma due volte quando era governatore della California. Nessuno però si permetterebbe di dire che il Gipper non era un vero repubblicano.

La "macchia" di aumentare le tasse non impedì a Reagan di diventare presidente degli Stati Uniti. Schwarzy non ha questa possibilità dato che l'essere nato in Austria gli chiude le porte della Casa Bianca. Potrebbe ovviamente sperare di un posto al Senato federale. Oppure in caso contrario troverebbe le porte di Hollywood sempre aperte.

Domenico Maceri (x)

(x) dmaceri@gmail.com), PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (nell' International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri (x)
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