L’AVER SCELTO A SUO TEMPO E POI CONFERMATO RUMSFELD E’ STATO UN CATASTROFICO ERRORE DEL PRESIDENTE BUSH. LA CONFERMA DI QUANTO DA NOI RIPETUTAMENTE SCRITTO

Sfiduciato dai militari – Ministro guerrafondaio – 3 anni e 7 mesi per darci ragione – Vecchia Europa, saggia Europa – Scheda e le tre bugie

SFIDUCIATO DAI MILITARI IL LORO MINISTRO!

Verso la fine di ottobre il New York Times significativamente suggeriva in modo netto il licenziamento di Rumsfeld.. Non era che il preludio. Dieci giorni dopo infatti erano quattro riviste del tutto particolari (Army Times, Air Force Times, Navy Times, e Marine Corps Times) a rivolgersi direttamente al Presidente in modo netto dicendo che Rumsfeld, dopo aver sbagliato tutto continuando però a dire che le cose andavano bene (vedi annunci di riduzione delle truppe in Irak, mai tradottisi in concreto ed anzi contraddetti dalle richieste dei generali)., doveva andarsene. Stupefacente. Le quattro riviste infatti sono le pubblicazioni delle quattro Armi americane. Ci pare sia la prima volta nella storia degli Stati Uniti che i militari prendono posizione per il licenziamento del loro Ministro, in questo trovandosi d’accordo con i consiglieri del vecchio ex Presidente Bush che si stanno muovendo per evitare che la sconfitta di Bush figlio diventi una rotta completa.

UN MINISTRO GUERRAFONDAIO

Sul nostro giornale del 18 marzo 2003 in un articolo redazionale dal titolo “Guerra, il panorama industriale e quello dei manager” abbiamo illustrato la posizione di una serie di uomini del Pentagono nell’industria bellica statunitense. In particolare di Rumsfeld si diceva “Chiudiamo con la General Instruments Corp. Ne è stato proprietario Donald Rumsfeld, attuale numero 1 del Pentagono; che aveva avuto a che fare anche con la General Dynamics (aerei senza pilota). Quale può essere l'habitus mentale, il modo di ragionare, di persone con un simile passato? Anche la persona con la maggiore onestà intellettuale non può non essere condizionata”.

CI SONO VOLUTI TRE ANNI E SETTE MESI, COME PREVISTO, PER DARCI RAGIONE

Il giorno di S. Alberto, 8 aprile, del 2003 pubblicavamo l’articolo “Guerra. L'UNICO ASPETTO POSITIVO” di Amarilli. Stralciamo: “Una volta c'erano due superpotenze: USA e URSS, poi l'URSS si é dissolta e la Russia oggi partecipa al PIL mondiale solo con meno del 3%, un quarto della quota un tempo dell'URSS, di gran lunga insufficiente a esercitare ul ruolo mondiale. Quindi una sola superpotenza oggi? No. Sono due: gli USA e l'opinione pubblica mondiale. E' vero che questa non ha fermato la guerra. Sarebbe riuscita sicuramente a eliminare Saddam senza tanti lutti e tante risorse sprecate, ma in ogni caso ha fortemente condizionato gran parte dei Paesi, o meglio dei loro Governi, di quelli democratici ma anche di quelli che di democratico hanno magari solo l'etichetta. A caldo, nel breve periodo, non si riuscirà a valutare appieno questa novità, e men che meno riusciranno a valutarla i falchi di Washington, ma il tarlo é già penetrato in qualche illustre pensatoio americano (Istituti, Università, Fondazioni...). E questo é sicuramente un risultato positivo visto in prospettiva di medio e lungo periodo.

VECCHIA EUROPA? NO SAGGIA EUROPA

Le voci che venivano dal Vecchio Continente, Papa compreso, con l’invito alla cautela erano state sprezzantemente commentate da Rumsfeld: “E’ la vecchia Europa che parla”. Era invece, come allora rispose Prodi a nome della Commissione, “la saggia Europa” che parlava.

Con meno arroganza, con meno supponenza, con più trasparenza Rumsfeld forse avrebbe potuto rendersi conto di quello di cui si rendevano conto in tanti, nostro giornale compreso. Noi anzi, dichiarandoci amici degli Americani e quindi con il dovere di tirare la giacca per le cose fuori posto, abbiamo, prima della guerra, indicato cosa sarebbe successo. Visto come sono andate e come vanno le cose in Irak possiamo dire che sarebbe stato meglio sbagliare. Avevamo però visto giusto e per tutta una serie di cose.

Rumsfeld, tornato cittadino qualunque, ha dichiarato che la guerra guerreggiata è stata un successo enorme mentre la fase due non é andata così bene e non é stata sufficientemente rapida. L’ammissione sarebbe già qualcosa se non dimostrasse che neanche adesso ha capito la situazione. Cosa c’entra la rapidità? Quello che c’entra è il deficit di politica, di cultura politica, di visione strategica se è vero come è vero che Consolezza Rice ha parlato di “migliaia di errori tattici commessi in Irak”, sottintendendo il resto, quindi con, di fatto, un pesantissimo rilievo.

SCHEDA: I 74 ANNI DI DONALD RUMSFELD e le tre bugie

Nel 1932, 9 luglio, nasce a Evanston, Illinois,

Nel 1962 (x) eletto alla Camera dei Rappresentanti e rieletto nel 1964, 1966 e 1968.

Nel 1969 si dimette ed entra nello staff del Presidente Nixon.

Nel 1973 va a fare l’ambasciatore statunitense alla NATO.

Nel 1974 entra nello staff del Presidente Ford

Nel 1975, a soli 43 anni, è il più giovane Segretario alla Difesa di sempre

Nel 1977 entra nei quartieri alti, diventandone anche Presidente, della G.D. Searle & Company, lamultinazionale farmaceutica della pillola contraccettiva Enovid e dell’aspartame.

Nel 1983 e 1984 plenipotenziario del Presidente Reagan nel Medio Oriente appoggiando Saddam Husayn in guerra contro l'Iran.

Negli anni dal 1985 al 1990 continuano gli impegni sia pubblici che privati (1990.1993 a capo della General Instrument Corporation.

Nel 1997 fonda il “Project for a New American Century” (decisivo per la scelta della guerra all'Iraq).

Nel 2001, e poi nel 2005, Rumsfeld il Presidente Bush lo nomina Segretario alla Difesa.

Nel 2006, otto novembre, deve lasciare il posto all'ex capo della CIA Robert Gates.

(x) PRIMA BUGIA. Nel 1963, giovanissimo deputato, si distingue nell’udienza di conferma di Paul H. Nitze nominato dal Presidente Kennedy Segretario della Marina, uomo che defirlo falco è ancora poco, uomo di punta della guerra fredda, teorico anche di quella “calda”. Il suo attacco violentissimo con un’accusa allora pesantissima, quella di essere di sinistra e pacifista, contro quindi gli interessi americani vista la posizione sovietica, lo mise subito in luce negli ambienti repubblicani. Una bugia ma spesa bene.

SECONDA BUGIA.A CIA, NSA, DIA nulla risultava di nuovi pericolosissimi armamenti sovietici di cui Rumsfeld e “Squadra B” vociferavano. Se non risultava niente ai servizi segreti la ragione era …che i russi tenevano molto bene il segreto e quindi bisognava reagire e politicamente e con aumento del budget militare, cosa che ovviamente fu fatto. Nel tempo di queste favolose armi rosse neanche l’ombra.

TERZA BUGIA. Rivelatisi inutili altri argomenti pro-guerra a Saddam venne fuori il problema della armi di distruzioni di massa. E come si poteva far finta di niente di fronte alla prospettiva di essere annichiliti, in tutto il mondo, da armi chimiche e batteriologice, molto peggio di quelle nucleari? Bisognava ovviamente fare la guerra perché gli ispettori dell’ONU erano così imbranati da non riuscire a scovare queste fantomatiche armi.

Questa volta la bugia ha funzionato solo a metà. E’ servita a vincere la guerra sul campo ma a perdere quella del dopo.

LA QUESTIONE DEL PAPIRO. L’aveva indicata il nostro giornale ricordando l’usanza goliardica di un tempo. Ogni matricola doveva avere per entrare in Università il papiro di determinate caratteristiche. Quasi nessuno risultava completamente a posto per cui il malcapitato, secondo la gravità delle lacune, doveva pagare pegno, da qualche sigaretta al bere al bar oppure con altro tipo di sanzioni, debitamente inflitte da apposite corti marziali (lustratio, candelatio, leonatio ecc.). Nel raro caso in cui il papiro era a postissimo l’anziano di turno lo lasciava andare dalla mano e il papiro finiva a terra. “Non vola!” E vista questa lacuna, dell’incapacità di volare, il malcapitato che si credeva a posto doveva sottostare e pagare pegno.

Qualsiasi cosa che veniva addebitata all’Irak si dimostrava fallace, ma, scrivevamo, quand’anche si continuasse su questa strada c’era comunque lo sbocco finale, quello del papiro. E guerra sarebbe stata. Così fu.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Politica