Sondrio. Il 24 ballottaggio (da 'ballotte'?)

Una lezione da Venezia e che sistema! "Ballotte" protagoniste. Il padre delle matite copiative

E così vanno al ballottaggio. Marco Scaramellini e Nicola Giugni sospinti da sondraschi e sondriesi in numero di 4923 (46,81%) il primo e di 3795 (36,08%) il secondo. Il 24 giugno, intorno alle 23 e anche meno sapremo quale dei due professionisti, l'ingegnere o l'avvocato, avrà accesso con contratto quinquennale rinnovabile, alla magnifica Stua di Palazzo Pretorio.

Omettiamo in questa sede analisi politiche e tantomeno anticipazioni prospettiche anche se sono lì da vedersi. C'è fra i due un bel margine che potrebbe essere mantenuto però solo se tutto lo schieramento 'Scaramelliniano' opererà sapendo di non avere ancora vinto. A diminuiti loro impegno e tensione dietro l'angolo ci potrebbero essere sgradevoli sorprese dando per scontato l'offensiva su tutta la linea delle forze 'Giugniane' e 'Molteniane'.

Cosa vuol dire ballottaggio?
In questa sede usciamo invece dal seminato partendo dalla domanda che faceva un giovane scolaro “cosa vuol dire ballottaggio?”. Facile la risposta ma non altrettanto quella semantica, 'da dove arriva la parola?”. Le ipotesi sono molte ma l'unica attendibile ci viene da Venezia e per la fonte ci inoltriamo nel Palazzo Ducale in un momento solenne: la nomina del Doge.

La nomina del Doge
Il consigliere ducale più giovane si recava fuori dal Palazzo e sceglieva un fanciullo del popolo tra gli 8 e i 10 anni. Questi doveva trarre a sorte. Distribuite – ECCOLE! -  le ballotte e ad esempio bianche o nere, come a dire approvazione o no. A estrazione fatta quel fanciullo le contava. Dopo l'esito della votazione rimaneva al servizio del doge e chiamato ballottino).
Da qui 'Ballottaggio' ma l'occasione è d'oro per ricordare quell'incredibile ed esemplare procedura per la scelta del Doge. Ne abbiamo scritto qualche volta, la prima su questo giornale a terzo millennio appena iniziato, ma merita riproporla per la straordinaria lezione che tale procedura ci dà. Eccoci dunque:

L'elezione del doge, in dieci fasi:
1.   I maggiori di 30 anni del  Maggior Consiglio sceglievano 30 patrizi per ballottaggio in modo da non permettere che una famiglia avesse più di un rappresentante eleggibile.
2.   Con un secondo sorteggio venivano ridotti a 9
3.   Questi nove ne eleggevano 40
4.   Questi 40, sempre sorteggiandoli, venivano ridotti a 12.
5.   I 12 ne eleggevano 25.
6.   I 25 sempre sorteggiandoli, venivano ridotti a  a 9.
7.   Questi 9 ne eleggevano 45
8.   Questi 45, sempre sorteggiandoli, venivano ridotti a 11
9.   Gli 11  sceglievano i 41 elettori finali.
10,  Questi 41 procedevano all'elezione del Doge.

Ballotte protagoniste
Ballotte protagoniste di nove delle 10 fasi solo l'ultima rientrando in uno schema come il nostro. Non c'era, come si vede, altre possibilità oltre al SI o NO sia con ballotte di stoffa che d'argento o d'altro ancora. Questo per il Doge mentre per tutta una serie di cose c'era anche una terza possibilità (sempre restando due i sessi. Negli atti – ne abbiamo uno – l'esito della votazione era così verbalizzato: PRO e di seguito il numero dei favorevoli, CONTRA per i contrari e poi una novità: gli astenuti che venivano verbalizzati come NON SINCERI

E il 24 giugno?
E il 24 giugno? Non si possono usare le ballotte perchè ne occorrerebbero 10mila circa e risulta difficile trovare una tasca che ne contenga 5 o 6000.
Non i computers.
Ci sono però le matite copiative unico strumento per esercitare il diritto-dovere di voto (da 103 euro a 309 euro la sanzione per chi non la riconsegna al Presidente del seggio), strumento così definito dal Decreto legislativo Luogotenenziale 7 gennaio 1946 n. 1. Un Decreto legislativo che, udite udite è così firmato:
UMBERTO DI SAVOIA PRINCIPE DI PIEMONTE LUOGOTENENTE GENERALE DEL REGNO
Sic.
a.f.

 

Gli eletti, primo caso, a:
http://www.gazzettadisondrio.it/speciali/14062018/ecco-32-consiglieri-co...

 

Politica