REFERENDUM, MORTO O NO? RISPONDONO MONTI e BRIVIO

Il giorno mar 14 giu 2022 alle ore 19:19 guido monti <guido.monzy@gmail.com> ha scritto:

GUIDO MONTI
Ciao Frizz, ti ringrazio per la sollecita e gradita divulgazione del commento sul referendum, anche se non è vero che lo hai pubblicato come di consueto (testuale) perché spesso e volentieri non lo fai (no, non è così - NdD -. Ma questo rientra ovviamente e lecitamente nei tuoi diritti e doveri di direttore responsabile della 'Gazzetta di Sondrio', così come la scelta di un titolo decisamente fuorviante e che fa pensare a ben altri argomenti trattati. Tant'è, mi limito soltanto a un a un paio di altre osservazioni prima di togliere il disturbo. Nel tuo editoriale sostieni che il referendum è morto, e sia, però a me pare che sia agonizzante l'intero mondo politico italiano, e non solo. Ho una sorella che vive e risiede in Francia e anche lì la situazione non è tanto brillante (si veda il recentissimo esito delle legislative), e pure altrove. Per tale motivo mi ostino a prospettare soluzioni comuni per i Paesi dell'Ue, pena la scomparsa dallo scenario internazionale, come prospettavano con lungimiranza già oltre settant'anni fa due padri fondatori dell'Europa, il liberale Luigi Einaudi e il socialcomunista Altiero Spinelli, padre del Manifesto di Ventotene. Loro indicavano una sola alternativa, quella fra unirsi o perire, per gli stati nazionali usciti a pezzi dal conflitto mondiale e ridotti a polvere senza sostanza. Tutto il resto sono bazzecole prive di costrutto, a cominciare dalle disquisizioni sul quadro politico italiano, per te più fluido e per me molto più melmoso di quanto appare. Questione di punti di vista, siamo in democrazia e quindi poter discutere su faccende del genere è una gran bella cosa se pensiamo come saremmo ridotti se vivessimo in un regime dominato da un altro rasPutin o ci toccasse un presidente alla Trump che i nostri amici statunitensi non si sono voluti risparmiare. Ti rimando alla conclusione del mio scritto, laddove ribadisco che è meglio pensare ai fondi del Pnrr per poter tirare avanti invece di perdersi in inutili baggianate. Un cordiale saluto, a risentirci.

E' intervenuto GIUSEPPE ENRICO BRIVIO
Caro Guido, non voglio mettere benzina sul fuoco. La discussione che hai avviato con Alberto Frizziero che conosco da tempo e con cui ho avuto positivi contatti quando era Sindaco di Sondrio (viaggio con 100 studenti delle ultime classi di scuola Media Superiore, Istituto Magistrale di Sondrio e Liceo Linguistico di Sondrio  con meta Il PARLAMENTO EUROPEO DI STRASBURGO, PASSANDO DALLA CITTà GEMELLA DI SINDELFINGEN) ,ritengo però che una  riflessione approfondita sulle cause della scarsa partecipazione dei cittadini alla vita politica in genere e ai referendum abrogativi  potrebbe rivelarsi molto utile. Sulla mia pagina facebook ho iniziato a fare alcune considerazioni legate alle mie esperienze in materia di proposte di legge di iniziativa popolare a livello italiano e a livello europeo. Per farla breve ho individuato una differenza sostanziale tra le due iniziative popolari: per quella italiana i nostri parlamentari non hanno ancora trovato il tempo per approvare i Regolamenti, mentre per l'ICE c'è l'obbligo di ascoltare i proponenti entro un periodo ben definito. Per quanto riguarda le proposte di legge di iniziativa popolare in Italia ricordo solo che quella proposta dal Movimento Federalista Europeo fu avviata nel 1968, con 75.000 firme autentiche raccolte in pochi mesi,   e andò in porto soltanto nel 1975 con il Vertice europeo di Roma al quale partecipò anche una delegazione federalista della nostra Provincia, di cui avervi fatto parte. Per ora mi fermo qui
Cordialmente
Giuseppe Enrico Brivio
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DIRETTORE

Dato che la partenza è stata il mio EDITORIALE, significativamente senza titolo, prima volta!, lo riporto per evitare di dover tornare indietro mentre qui c'è tutto sottomano.§Preciso che ci sono spunti che meriterebbero osservazioni ma mi sembrerebbe non corretto. Ci saranno occasioni
Alberto Frizziero

L'EDITORIALE (Dall'immagine: Il Referendum è morto)

Ci voleva. Il Palazzo a discuterne, la gente domenica a spasso

Il certificato in data 12 giugno 2022. Ne vedremo l'eredità.
Chi al mare, chi in montagna, chi chiuso in casa proiettato verso la Ferrari che lo deluderà. Previsto l'esito? Noi si, tanti no perchè quasi nessuno aveva pensato ad una diserzione di massa.. Hanno poi discettato in TV sui risultati referendari. C’era chi prendeva atto della dichiarazione di morte vergata da 4 italiani su 5 e chi invece diceva che non era così portando un esempio e cioè che se un Referendum trattasse della morte assistita tornerebbero “i bei tempi” secondo loro “ del divorzio e dell’aborto”.

Noi come giornale non abbiamo ricevuto niente dai referendari, o dai loro competitori. Non un comunicato, non un’opinione, non un articolo, non un saggio. E allora abbiamo evitato di scriverne dopo avere verificato dai nostri punti di partenza a quelli di arrivo, questi presentati a chi oggi potrebbe fare il testimone, in una misura compresa tra il 20 e il 25%. Un mese fa, 15 giorni fa, domenica 12. Lo schema? Quello dell’esperienza di chi scrive di 13 campagne elettorali aventi in comune, fra loro ma anche con i protagonisti di domenica 12 giugno, un ricorso eustorgico alla psicologia di massa.

La prospettiva

Lo strumento è morto. Sappiamo come e perché era stato inserito in Costituzione in un contesto da distanza siderale rispetto all’oggi. Non c’è una minima possibilità di una controtendenza, e lo spieghiamo.
Ieri si è votato anche in 1000 Comuni fra i quali grandi e importanti città. Il Comune, l’Istituzione Comune ha oggi tante cose da fare e da poter fare, in particolare con un importante riferimento, il Sindaco che oggi viene direttamente scelto dai cittadini. Il ventaglio d’interessi è larghissimo passando dalle grandi scelte, come quelle urbanistiche, alle mille piccole cose della gestione quotidiana. Aggiungasi ad adiuvandum che si aggiunge la conoscenza diretta delle persone nelle liste, le preferenze da indicare nella scheda elettorale, i consensi o le critiche agli uscenti. Ci sono quindi tutte le condizioni per una delega responsabile e consapevole.
Bene. In una situazione ragionevolmente così partecipata si verifica invece il contrario dove quello che più conta e più pesa è il bicchiere mezzo vuoto. Agli elettori: uno su due, ed anche peggio, non frega niente di chi sarà il Sindaco fra i 5 o 6 candidati  Nè frega qualcosa contribuire a scegliere un proprio candidato-consigliere comunale.
Bene, anzi male. Uno su due non sente dovere civico, non considera come si dovrebbe la comunità in cui vive, guarda il giorno delle votazioni con il disinteresse più amorfo l’altro uno su due che invece si sta recando alla sezione elettorale di competenza.
Bene, anzi male. Se uno su due si guarda bene dall’andare alla cabina elettorale per scegliere chi per alcuni anni gestirà anche le sue cose, gli farà pagare le bollette, condizionerà la sua vita pensate che invece risponda al Referendum “presente”?
Che vada cioè a decidere SI oppure NO a quesiti che in particolare vien da pensare formulati in perfetto stile UCAS, quello che è il benemerito Ufficio Complicazioni Affari Semplici?
In realtà il Referendum come l’abbiamo conosciuto dunque è morto. Una possibilità di evitare la cremazione ci sarebbe. Non certo…...quella di indire un Referendum per eliminare il Referenduma a firma o di 500.000 elettori o di almeno cinque Consigli Regionali. No, la via ci sarebbe, una strada giuridicamente non complessa, che semmai lo può essere politicamente con alcune circumlocazioni di chi sognerebbe un altro Referendum tipo divorzio&C.–.
Questa strada porta all’art. 75 della Costituzione, in particolare i suoi primo, quarto e quinto comma
Basterebbero due parole ma si sta scoprendo ben altro che i commi dell’art. 75 ovvero loro, quelli che l’art.75, e compagnia, a suo tempo lo avevano scritto.
a.f.

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