MCCAIN: STIMOLI ANTI-MAVERICK

"Non è un disegno di legge per stimoli; si tratta di un piano per spendere soldi". Ecco come il senatore dell'Arizona John McCain ha descritto il pacchetto anticrisi approvato dalla Camera dei Rappresentanti e dal Senato. Il presidente Barack Obama ha subito ribattuto che per definizione un pacchetto di stimolo vuol dire esattamente spendere soldi.

McCain ha sempre cercato di presentarsi agli elettori come "maverick", indipendente dal suo partito. Nella questione dello stimolo invece il settantaduenne senatore ha preso le redini del GOP per bloccare il disegno di legge. In un certo senso McCain continua a fare la campagna elettorale finita il novembre scorso. Invece di partecipare con il gruppo di senatori centristi che includono democratici e repubblicani per modificare il piano di rilancio McCain si è dichiarato completamente contrario. I senatori repubblicani avevano proposto un disegno di legge che eliminerebbe tutte le spese e si concentrerebbe principalmente sulla riduzione delle tasse. Il senato lo ha bocciato (61-36).

McCain si è opposto al pacchetto perché non lo vede in termini bipartisan come ha cercato di presentarlo Obama. McCain ha addossato la colpa a Nancy Pelosi, presidente della Camera, per avere creato un pacchetto di stimolo senza consultare i rappresentanti repubblicani. In un'intervista al programma televisivo Face the Nation della Nbc McCain ha però riconosciuto che quando i repubblicani controllavano la Camera non consultavano i democratici nemmeno.

Ciò che preoccupa di più McCain è l'aumento stratosferico del bilancio che creerebbe un deficit di 1,2 trilioni di dollari. Per McCain si tratta di un "furto generazionale" dato che i nostri figli e nipoti dovrebbero alla fine pagare questi debiti.

L'onestà di McCain di riconoscere che i repubblicani non governavano in maniera bipartisan non si estende alla responsabilità della crisi e la colpevolezza del GOP per quanto riguarda i deficit. Quando Bill Clinton uscì dalla Casa Bianca consegnò ai repubblicani un surplus. Il ritorno dei democratici al potere però richiede non solo di fare fronte a un deficit ma di cercare di risolvere la crisi economica che in gran parte è stata creata dal partito di McCain.

Se la maggioranza dei repubblicani ha mostrato dubbi sul pacchetto tre senatori del partito di McCain si sono schierati a favore. Arlen Specter, Olympia Snowe e Susan Collins hanno partecipato alle discussioni e lo hanno modificato. Non è stata una vittoria bipartisan di grande misura per Obama (Camera solo voti democratici, Senato solo tre voti repubblicani) ma il nuovo presidente avrà il suo programma. McCain si troverà al di fuori e invece di fare la sua parte di maverick si è dimostrato come parte dell'estrema destra. È questo il ruolo che aveva cercato di fare durante l'elezione dell'anno scorso.

McCain e i repubblicani continuano nella loro linea che tutti i problemi si risolvono mediante la riduzione delle tasse. Persino i tre senatori repubblicani che hanno sostenuto il pacchetto hanno insistito sul fattore tasse. Nella versione finale dunque 1,68 miliardi andranno ad incoraggiare l'acquisto di nuove auto mediante sgravi fiscali. Coloro che comprano case riceveranno un credito di 8.000 dollari. Le tasse verranno anche ridotte per gli individui con reddito al di sotto di 90.000 annui e coppie con reddito inferiore ai 190.000 dollari.

Il pacchetto di stimolo riflette in grande misura le vedute di Obama. Il presidente, secondo un sondaggio dell'agenzia Gallup, riceve l'approvazione del 67% degli americani nel suo operato sulla questione. I parlamentari democratici ricevono un tasso di approvazione di solo 48%. I repubblicani si trovano all'ultimo posto ricevendo il 31% dei consensi.

Durante l'elezione presidenziale dell'anno scorso McCain aveva ammesso che l'economia non era il suo punto forte. Era vero. Lo è tuttora per lui ma anche per il suo partito.

Domenico Maceri (x)

(x) dmaceri@gmail.com, PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc.) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri (x)
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