Prefettura di Sondrio, e il resto KO. Marca male. Il punto

Nel dibattito di venerdì scorso dedicato al Futuro di Sondrio è ovviamente rieccheggiata in quasi tutti gli interventi la preoccupazione per i tagli della Pubblica Amministrazione e soprattutto per il ventilato accorpamento di Prefettura, Questura, Comando VVFF a Bergamo. Una proposta sciagurata nel merito, allucinante per carenza di verifiche sul terreno, politicamente censurabilissima per merito e metodo. Una proposta che prefigura il seguito: diventando il Prefetto il coordinatore di tutte le sedi periferiche dello Stato i vari soggetti per forza di cose dovranno subire anche loro l'onta dell'accorpamento. A Sondrio resteranno l'ufficietto distaccato della Prefettura con a capo un Viceprefetto che per ogni cosa di una certa importanza dovrà prima sentire il Prefetto a Bergamo, un Commissariato al posto della Questura e anche qui con un Vicequestore che per ogni cosa di una certa importanza dovrà prima sentire il Questore a Bergamo, una sede staccata dei VVFF come altre e poi seguirà il resto: via il Comando resterà la Compagnia dei Carabinieri, soluzione simile per la Finanza e così via.

Cronologia
In sintesi. Vero che la legge delega prevede (spending review) una riduzione delle Prefetture per la quale vale il discorso fatto a suo tempo per le Provincie in quanto alcune non hanno obiettivamente più senso. Detto questo non si tratta di un provvedimento di ordinaria amministrazione e invece ci si è comportati come se lo fosse. Il Ministero ha trasmesso la bozza ai sindacati perchè formulassero le loro osservazioni, 630 deputati e 315 senatori all'oscuro. Democraticamente criminale. Addirittura all'oscuro il Ministro dell'Interno che è l'unico competente in fatto di Prefetture, Questure, VV.FF., un torsolone da crisi di Governo. Per salvare la faccia il Ministro è intervenuto pubblicamente dichiarando che non esiste nessuna bozza. E così era allora quella ricevuta dai sindacati con tanto di protocollo, timbri e firma?
Sembrava dunque che la cosa si fosse fermata. C'era stata anche una dichiarazione del sen. Del Barba che rivendicava il merito  per lo stop al provvedimento a lui e suoi colleghi parlamentari del PD. Non è vero. Intanto per quanto riguarda il presunto stop non è dipeso da taumaturgici interventi parlamentari, chiunque fossero. Poi la questione è ancor più seria perchè nonostante le pubbliche dichiarazioni sia del Ministro che del sen. Del Barba il provvedimento non è affatto stoppato. Erano in 300 i dipendenti dei morituri soggetti presenti a Roma, convenuti anche da Sondrio con la speranza di ottenere parole, appunto di speranza. Una mazzata. L'ha loro data nientemeno che il Capo di Gabinetto del Ministro Alfano, chi cioè non potrebbe permettersi di dire una cosa per un'altra. Il provvedimento è stato trasmesso e ora farà il suo corso in una situazione che definire penosa è ancora poco. Diciamo questo per le conclusioni di una nostra ricerca fra almeno alcune delle sopprimende prefetture e relativi 1300 dipendenti.
Nelle diverse sedi ci sono stata iniziative varie, soprattutto con tirate alla giacca dei parlamentari locali. Se mettiamo insieme le dichiarazioni di questi ultimi iornine ricaviamo l'antologia del pressapochismo, del nulla, dello scontato. I vari politici dicono di avere parlato chi col Ministro (non Alfano!), chi con un sopttosegretario, chi con altri ancora. Tutti, rispondendo, hanno promesso l'interessamento, ovvio, ma nessuno di questi ha fatto un passo concreto,  neppure i più elementari come ad esempio un'interpellanza. Sul versante dei moribondi anche qui dichiarazioni stereotipate e assolutamente generiche bel diverse dalle nostre, unica prefettura in Italia ad essere accorpata ad altra senza vie di comunicazione dirette con una catena montuosa, le Orobie, come barriera interconnessa.
Gli stessi Sindacati appaiono pigramente sconcentati vista una sostanziale inattività contestativa con un solo punto a loro favore ossia lo sciopero dell'11 dicembre con manifestazione dalle 11 alle 14 davanti al Viminale, sede del Ministero dell'Interno. Ci auguriamo che almeno in quella sede i dipendenti non vengano lasciati soli da deputati e sentori dei diversi territori

Sondrio
Poi ci siamo noi. Interessante far sapere a lor signori laggiù che ci sono cittadini da noi che domani per andare alla loro Prefettura, spostata al di là delle montagne orobiche, impiegheranno lo stesso tempo che impiega il Freccia Rossa 1000 a raggiungere Roma da Milano. Abbiamo già indicato alcune proposte per cui non le ripetiamo. Ricordiamo però che c'è stata una assemblea indetta dalla RUS ma con la partecipazione di Istituzioni e soggetti privati. Punto fermo l'unità con generale intesa per e nelle iniziative da adottarsi. Pare che qualcuno non ci stia e voglia fare da solo. Buon pro gli faccia. Se risultati ci fossero tiriamo giù il Garibaldi e mettiamo sul monumento sondriese la sua effigie. Siccome però c'è in giro tanto fondato scetticismi sulle possibilità taumaturgiche di qualcuno, opportuno a buon conto che si marci secondo quella votata unanimità, anche se dunque al 99 e non al 100%

Non solo Prefetture ecc.
Sia chiaro che non abbiamo la memoria corta. Non abbiamo dimenticato che se è di attualità la questione Prefetture e il resto resta da dare attuazione alla norma della legge Delrio per la parte che riguarda le materie che lo Stato si riprende (art. 117 della Costituzione). La furbata di scaricare sulla Regione – che la sua parte la ha già fatta – la patata bollente non ha spazio. Con l'approvazione della riforma è lo Stato a doverci dare le deleghe. Non lo facesse quel trattamento particolare per Province interamente montane sarebbe stata una gigantesca presa in giro.
(Nella foto i Sindaci convenuti a Dubino per la manifestazione “giù le mani dalle nostre acque”  indetta dal sen. Crosio che così dichiarava: “Non possiamo stare a guardare. Lo Stato sta per prendersi ciò che abbiamo di più prezioso: dobbiamo far sentire la nostra voce, tutti insieme. La questione riguarda innanzitutto le acque, da qui il titolo della manifestazione, ma anche la progressiva perdita di finanziamenti, di uffici periferici dello Stato, di sostegno e tutele. A Roma dovrà essere chiaro che questa provincia non si arrenderà mai”.
GdS
 

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