Il problema istituzionale valtellinese: si chiede concretezza

Riceviamo dall'associazione Autonomia di Valtellina Valchiavenna:

Già un mese fa l’associazione Autonomia di Valtellina Valchiavenna aveva supportato e predisposto cinque proposte concrete per  il territorio. Due sotto forma di emendamenti dal senatore Mauro Del Barba e dai senatori  del  Trentino-Alto Adige/Südtirol  che proponevano la concessione di particolari condizioni di autonomia per i territori interamente montani  e confinanti con i paesi stranieri e anche per quanto riguarda l’elezione degli organi di governo. In aggiunta avevamo chiesto che la Valtellina Valchiavenna fosse inserita espressamente in Costituzione tra i territori soggetti alla specificità montana e che all’ente di area vasta per i territori interamente montani fosse riconosciuto il rango di ente territoriale così da dotarlo di funzioni fondamentali. Infine, avevamo proposto che fosse riconosciuta a questo ente di area vasta la competenza amministrativa al rilascio delle concessioni per la derivazione, all’utilizzazione delle acque pubbliche e alle risorse derivanti dal pagamento dei canoni demaniali. Quest’ultima nostra richiesta è stata trasformata successivamente in emendamento grazie al senatore Mauro del Barba e dai senatori autonomisti del  Trentino-Alto Adige/Südtirol.
Ciò nonostante questi emendamenti non hanno trovato supporto all’interno della Commissione Affari Costituzionali, pur potendo essere riproposti in questi giorni in Senato per la votazione del ddl costituzionale n. 1429.
Apprendiamo soltanto oggi, inoltre, dal quotidiano la Provincia e dai siti di partito che il senatore della Lega Nord Jonny Crosio ha presentato un emendamento  in cui propone per la ex provincia di Sondrio lo stesso status delle autonomie di Trento e Bolzano.
Il testo specifico è invece omesso dagli articoli. Analizzando il dettaglio sul sito del Senato viene da commentare “molto rumore per nulla”. Crosio propone con l’emendamento 29.14 la modifica dell’art. 116 della costituzione riconoscendo a Sondrio e Belluno particolari condizioni di autonomia sulla base di uno statuto da approvare con legge costituzionale, equiparandole a Trento e Bolzano.
Non capiamo perché presentarla questa proposta all’ultimo momento e non mesi fa, in una finestra temporale, quella della discussione  in commissione, chiusa da tempo. A meno che non si tratti che di una mera mossa elettorale, una battaglia di visibilità e testimonianza senza nulla di concreto.
Crediamo che si tratti davvero di questo, infatti Crosio e gli altri firmatari omettono diverse cruciali osservazioni. In primo  luogo la (ormai ex) Provincia di Sondrio non è una regione e nemmeno fa parte di una regione a statuto speciale come Trento e Bolzano, ma fa parte di una regione, la Lombardia a statuto ordinario: come farebbe una Provincia Autonoma a stare all’interno di una regione senza che una legge di rango costituzionale ne disciplini il rapporto?
Forse Crosio pensava alla via della secessione dalla Lombardia e alla creazione di una nuova regione, ma allora la procedura, costituzionalmente ben definita, era quella seguita dal Molise nel 1963 e non un’introduzione di tre parole in costituzione. 
Naturalmente non vi è alcun progetto di legge costituzionale con uno statuto della nuova entità autonoma, il che rende da solo totalmente vano il progetto.
Infine, i residui dubbi sono fugati analizzando altri due emendamenti di cui il Senatore Crosio è firmatario, il 29.12 e il 29.13, che chiedono lo stesso identico riconoscimento per Lombardia e Veneto, creando un conflitto interno alle proposte da lui formulate  e vanificando il principio di tutela delle aree interamente montane e confinanti!
Dubitiamo inoltre fortemente che l’emendamento 29.14 riceverebbe il sostegno non già di altri movimenti politici ma della stessa totalità dei senatori della Lega Nord.
Chiediamo alla politica locale uno slancio di concretezza e di serietà a favore delle nostre valli, che non hanno bisogno di iniziative contraddittorie, estemporanee e destinate a essere spazzate via nella prima sessione di discussione d’aula ma di proposte serie, sostenibili, approvabili e che comincino davvero a tracciare un cammino di autogoverno, non limitandosi a sbandierarlo nella ricerca del consenso.
 

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