Province: la (dis) informazione continua. E le 'poltrone' crescono

In questi giorni gran parte della stampa nazionale continua a (dis) informare la gente sul rischio  di tornare alle urne il 25 maggio p.v. per rinnovare le amministrazioni provinciali laddove il DDL Delrio non venisse approvato entro la metà di aprile.

Orbene, capisco che  di mezzo ci sono le elezioni europee e che, quindi,   occorre dare la parvenza agli elettori  di aver ridotto drasticamente i costi della politica, dando in sacrificio l'anello più debole dell'intero assetto istituzionale, ovvero le province (che pesano l'1 % della spesa pubblica complessiva , contro il 17,5%  dei Ministeri e il 20% delle Regioni ), ma la verità è un'altra:  se la riforma Delrio non verrà approvata entro i primi giorni di aprile non succederà un bel nulla, nel senso  che non si potranno in ogni caso celebrare le elezioni provinciali, questo perché una norma inserita nella  legge di stabilità ha impedito che ciò potesse accadere.
Infatti, all'articolo 1, comma 325, della legge di stabilità, approvata dal Parlamento nel mese di dicembre 2013, si prevede che "le disposizioni di cui all’articolo 1, comma 115, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, relative al commissariamento delle amministrazioni provinciali si applicano ai casi di scadenza naturale del mandato nonché di cessazione anticipata degli organi provinciali che intervengono in una data compresa tra il 1º gennaio e il 30 giugno 2014". Ciò significa che le amministrazioni provinciali in scadenza, in una data compresa tra il 1º gennaio e il 30 giugno 2014, saranno conseguentemente commissariate al momento del termine del mandato .

Nessuna possibilità di elezioni dunque, ma necessità di approvare la riforma per ben altre ragioni. Oltre, infatti,  alla ricordata ricerca di consensi  dichiarando di aver abolite le province (cosa assolutamente non vera, poiché il DDL Delrio si limita solo a svuotare le Province di tutta una serie di funzioni, far nascere un numero ingiustificato di città metropolitane in rapporto a quelle esistenti in Europa ed  eliminare l’elezione diretta da parte dei cittadini del Presidente e del Consiglio Provinciale), alcuni emendamenti introdotti al Senato sterilizzano i tagli introdotti a Consigli e Giunte dei piccoli Comuni, previsti dal DL 138/2011. In altri termini, più poltrone nei piccoli comuni.

La citata manovra aveva azzerato le Giunte nei Comuni con meno di mille abitanti, riducendo a sei il numero dei consiglieri. Oggi la possibilità di nominare assessori scatta  nei comuni con popolazione compresa tra i 1000 e 3000 abitanti, mentre in futuro grazie al DDl Delrio tutti i Comuni, anche più piccoli, fino a 3000 abitanti potranno avere due assessori e 10 assessori. Rispetto all’attuale disciplina (vedi tabella sotto[1]) aumenteranno il numero di consiglieri comunali. Non solo,  un ulteriore  emendamento apre la possibilità per un terzo mandato nei comuni con popolazione fino a 3000 abitanti. Queste, e non già  lo spauracchio di tornare alle elezioni provinciali, rappresentano le motivazioni più importanti che spingono il Governo a far approvare la riforma Delrio entro la metà del mese di aprile, ossia  consentire ad oltre 3600 Comuni in scadenza di usufruire della novella normativa  e, quindi, di incrementare il numero di consiglieri ed assessori nelle rispettive assise.

In conclusione, ciò che viene tolto in termini di consiglieri alle province viene ridato ai Comuni. Il tutto , con buon pace di chi, con una certa enfasi , gridava che con la riforma sulle Province vi sarebbero stato meno politici in giro.

POLTRONE NEI PICCOLI COMUNI

-  OGGI

Inferiore a 1000 abitanti
6 consiglieri
0 assessori

1.000-3.000
6 consiglieri
2 assessori

3.000-5.000

76 consiglieri
3 assessori

5.000-10.000
10 consiglieri
4 assessor4

-  DOMANI (Con DDL DELRIO)

Inferiore a 3.000
10 consiglieri
2 assessori

3.000-10.000
12 consiglieri
4 assessori

Vincenzo Malacari coordinatore RSU della Provincia di Crotone
Politica