Grasso: vada pure. Torni Bersani

Opinioni della gente comune con fondamenti di saggezza

Colta al volo in un frequentato pubblico esercizio di Sondrio. Non andando a origliare ma coram populi nel senso che quel che dicevano bevendo un caffè tre protagonisti,  - 3 o 4 perchè uno è rimasto in silenzio – era tranquillamente sentito da diversi presenti. Entrando li abbiamo sentiti parlare di governo e di tasse, e di chi non le paga. Abbiamo teso l'orecchio quando uno dei tre ha tirato fuori il nome di Grasso. Fulmineo il commento di un altro “a me non frega... niente che se ne sia andato dal PD. Mi dispiace invece che se ne sia andato Bersani, spero che torni”.  Un suo collega, concordando dà, sostanzialmente al Presidente del Senato del “pieno di sè” innescando, pesante, un'altra botta polemica: “Lo abbiamo votato noi, è solo a noi che deve dire grazie. Adesso ha lasciato il PD ma non la sua poltrona. Tirano fuori una parolona, “indignazione” e in fatto di poltrona la situazione si scalda. Arriva però da fuori uno che calamita l'attenzione dei tre, sfottò al massimo in vista del derby perchè ha la sventura di essere milanista, travolto dai tre interisti. Lasciamo il pre-derby pensando che quanto avvenuto una qualche riflessione la meriti. Politicamente da chi ne ha titolo, nel PD e nelle altre forze politiche, quanto al metodo qualcosa abbiamo titolo di aggiungere in quanto non di parte ma di metodo.
In effetti l'uscita di Grasso è giustamente meritevole di censura per essere venuto meno al ruolo istituzionale, una cosa che i 21 presidenti precedenti, su 23 (Fanfani lo fu tre volte), mai hanno fatto così come alla Camera dei Deputati. Ricordiamo l'esemplare conduzione della Camera da parte della Jotti, compagna di Togliatti, in tempi di forte contrapposizione fra DC e PCI. E, fra tanti meritevoli di citazione, di fatto tutti, ricordiamo la Pivetti, pur giovane e senza esperienza, arrivata al punto di togliere drasticamente la parola, lei leghista di punta, a Bossi!
Il Presidente del Senato è la seconda Magistratura della Repubblica. Come tale, anche perchè può capitare che debba svolgere, anche temporaneamente, le funzioni di Capo dello Stato, come i 20 giorni lo scorso anno, ha per sua natura un ruolo di garanzia, di equilibrio. Non è in discussione che cosa uno pensi, quale che sia la sua posizione. E' in discussione il comportamento, grave.
Con il suo atto e relativa motivazione Grasso è andato contro il Governo che ha posto la fiducia, contro il Parlamento che l'ha votata, contro il PD che lo ha eletto. Decisione sofferta la sua? Lo sarebbe stata molto meno se pensandola come ha dimostrato di pensarla fosse stato coerente lasciando contestualmente PD e Presidenza del Senato. Hanno ragione i tre dell'altra mattina a dire “l'abbiamo eletto noi, se ne vada”.
Quando i senatori entreranno nell'aula di Palazzo Madama trovandosi alle prese, Vinavil con la poltrona, uno sfiduciato, di fatto, Presidente, come potranno a loro volta dimostrare rispetto costituzionale verso chi lo ha messo in secondo piano?
f.

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