Carlo Rubbia, travolgente come un fiume in piena intervista di Maria & Elisa Marotta

intervista di Maria & Elisa Marotta


E SE NE E' ANDATO


Dicono di lui che è piuttosto “ruvido” e sanguigno, che se la
prende troppo se non gli danno i finanziamenti per le sue
ricerche., che è irruente, permaloso e quant'altro.

Invece è amabilissimo, amichevole, divertente e , quando lo
provochi con domande capziose, è un torrente in piena, proprio
come quelli che scendono dalle sue montagne.

Ultimamente l’ENEA gli ha fatto lo sgarbo di ignorare le sue
proposte scientifiche e lui che ha fatto?

In quattro e quattr’otto ha preso la valigia e se n’è andato.

Anzi, Carlo Rubbia si recherà in Spagna a realizzare la centrale
solare termodinamica che l'Italia gli ha negato e che è
conosciuta con il nome di "Progetto Archimede" portato avanti
nel nostro Paese senza alcun successo.

Alla First World Conference on The Future of Science( Fondazione
Umberto Veronesi, Giorgio Cini, Silvio Tronchetti Provera,
Venezia 21- 23 settembre 2005) ha polarizzato l’attenzione
spasmodica della stampa, proprio per l’emergenza ambientale
sempre più disastrosa, cui assolutamente – si presume- gli
scienziati dovranno trovare delle soluzioni a breve termine.

E lui, disponibilissimo e garbato, ha risposto alle molte
domande con altrettante risposte esaustive e non rassicuranti:
la Terra è un moribondo da salvare non con miracoli, ma con
strategie scientifiche da attuare subito e che, soprattutto, non
siano soggette alla “temporaneità dei governi”.


DOMANDE& RISPOSTE

-
Professor Rubbia perché è così scandalizzato dal comportamento
politico del governo italiano verso la scienza?

Gli uragani imperversano nel mondo e gli scienziati ne
attribuiscono quasi unanimemente la colpa al riscaldamento del
clima, determinato soprattutto dall'attività umana. Infatti,
l'accumulo di CO2 e dei nuovi gas serra hanno avvolto la Terra
in una specie di coperta. Intanto, il governo italiano acquista
pagine di pubblicità su "Famiglia cristiana" per dire che il
protocollo di Kyoto per ridurre le emissioni dannose non vale
niente, e il Presidente del Cnr sostiene addirittura che "è
finita l'ubriacatura di Kyoto".

Cose da far paura. E pensare che
i presidenti di gran parte delle Accademie scientifiche del
mondo (compresi i Lincei) hanno scritto ai leader del G8,
sollecitandoli a fare qualcosa. Ma anche nel dubbio, dico io,
non basterebbe un minimo di buon senso per suggerire di ridurre
le emissioni di anidride carbonica? Qui non stiamo sperimentando
in vitro gli effetti del riscaldamento del pianeta, stavolta
nella provetta ci siamo noi.

-
Già, ma come si fa a dire alt, ora che anche i Paesi in via di
sviluppo vogliono allargare i loro orizzonti produttivi e
commerciali?

I Paesi del Terzo Mondo hanno bisogno di più energia per
supportare il loro sviluppo.
Però sono quelli più ricchi che “pesano” sull’emissione di tutte
le sostanze tossiche del sistema industriale.

Noi viviamo in un mondo inquinato, che va verso i 10 miliardi di
abitanti e urgentemente bisognerebbe porsi il problema delle
fonti di energia non inquinanti, investire in ricerca e sviluppo
almeno il 15-20\% dei guadagni accumulati dal settore
energetico.

Invece si riserva a queste attività appena lo 0.5\%, cioè in
percentuale la stessa cifra investita in ricerca dai settori del
tabacco e delle bibite. Il risultato è che in questo campo non
si muove nulla. Ma se non si muovono i Paesi ricchi, che tra
l'altro sono anche i maggiori responsabili delle emissioni, chi
dovrebbe muoversi, forse i Paesi poveri che invece aspirano
giustamente al loro sviluppo?

In questo campo c'è solo il via, dopo 10 anni di studi e di
scontri, al progetto "Iter" (International thermonuclear
experimental reactor), la prima centrale al mondo a fusione
controllata, che nel sud della Francia dovrà provare a
riprodurre (di qui a un'altra decina d'anni) i processi
energetici che avvengono nel sole.

-
Allora, da qualche parte, si investe nella ricerca?

L'investimento, apparentemente consistente, di 4 miliardi di
euro, diluiti in vent'anni -, è pari all'ammontare medio di
appena due giorni di rincari del petrolio su scala mondiale.
Insomma, ci vorrebbe ben altro per rispondere alla fame di
energia che ha il nostro mondo.

-
Si parla delle varie energie “pulite”: idrogeno, solare… può
spiegarci cosa sono?

L'idrogeno è solo un vettore energetico, che non risolve il
problema della produzione. Non si trova in natura come il
petrolio, il gas: è uno strumento come l’elettricità, per
trasferire l’energia da un posto ad un altro. Ci sono solo due
fonti di energia pulita, il solare e il nucleare, ma non certo
come le conosciamo adesso. Pannelli, biomasse, eolico non fanno
girare il mondo, mentre il nucleare ha due grandi nemici,
Hiroshima e Chernobyl, e in più i problemi dello smaltimento
delle scorie, e della garanzia di un utilizzo civile, che
impedisce di permetterne lo sviluppo a Paesi con regimi poco
democratici e non stabilizzati.
Per me estrarre idrogeno dal gas o dal petrolio e poi
imprigionare la CO2 non elimina i problemi attuali.

-
Allora propende per la via europea all'idrogeno?

Io credo nel sole. Paesi come Italia, Grecia, Portogallo, Spagna
devono credere nelle tecnologie legate al sole che danno sistemi
ad alta efficienza, intorno al 50 per cento. Ci sono problemi, è
chiaro, e tocca alla tecnologia superarli: si deve ad esempio
ovviare al tasso di variabilità dato dalle giornate senza sole.
Ma questo è un limite che non vale, ad esempio, in territori
desertici come il Sahara.

Il sole e l’idrogeno sono intrecciati. Abbiamo sviluppato una
nuova tecnologia che si fonda sugli specchi solari. Una parabola
a specchio di 13,2 metri quadrati raccoglie e converge i raggi
solari, la temperatura raggiunge anche i 1.000 gradi centigradi, poi
si posiziona su un'auto che ha le celle a combustibile con
all'interno una speciale membrana, ed ecco che produciamo
idrogeno. Faccio notare che 13,2 metri quadrati è lo spazio
occupato da un'auto in sosta, quindi basterebbe costruire
parcheggi a specchi solari. Non è anche questa una via
promettente che porta all'idrogeno?.

-
La gente non sa più cosa pensare se la strada verso fonti
alternative di energia pulita sia un gioco per scienziati o a
una manovra escogitata da politici per catturare consenso.

Non si tratta affatto di un gioco. Oggi per produrre energia si
consumano 75 miliardi di barili di petrolio, nel 2010 i barili
diventeranno 96 miliardi, nel 2020 saranno 115 miliardi. Le
emissioni di anidride carbonica nel 2020 aumenteranno del 60 per
cento. Il futuro del mondo è appeso a tre possibilità: produrre
idrogeno da carbone e olio e catturare la CO2 emessa, diciamo la
via americana; la risorsa nucleare, con particolare attenzione
alla fusione anche se la strada da percorrere è ancora molto
lunga; le fonti energetiche alternative, tra cui le rinnovabili.
Questa è la situazione. E vi sembra un gioco?.

-
Lei però avrebbe un’altra idea…

Certo: la fissione nucleare del Torio (elemento molto diffuso in
natura, Italia compresa) che avrebbe il vantaggio di ridurre a
un millesimo il rilascio delle scorie e di superare il problema
dei reattori, perchè avverrebbe in una sorta di bruciatore che
si spegnerebbe automaticamente in caso di guasto.

Il fatto è che l'Enea, dopo le recenti dimissioni del fisico
dalla presidenza, «ha abbandonato il progetto, e nessun altro ci
mette una lira».


CHI E’

Carlo Rubbia, Professore Ordinario di Fisica superiore
nell'Università di Pavia, è nato a Gorizia il 31 marzo 1934.

Dopo aver completato gli studi secondari a Venezia, fu allievo
della Scuola Normale di Pisa, dove si laureò con una tesi
sperimentale sui raggi cosmici, sotto la guida di Marcello
Conversi, partecipando allo sviluppo del primo rivelatore di
particelle a gas pulsato, fondamentale per il successivo
sviluppo della camera a scintille e della camera a streamer.

Subito dopo la laurea, Rubbia si trasferì negli Stati Uniti,
alla Columbia University, dove trascorse oltre un anno
dedicandosi ad esperimenti sul decadimento e la cattura nucleare
dei mesoni, effettuati al Ciclotrone di Nevis. Dal 1961 lavora
come senior physicist al CERN, il Laboratorio europeo per la
fisica delle particelle, di cui è stato Direttore Generale nel
periodo 1987-1992. Qui ha portato a compimento la costruzione
del LEP (Large electron-positron collider) e ha avviato la
costruzione del LHC (Large hadron collider). Dal 1970 al 1988 è
stato professore alla Harvard University negli Stati Uniti.

Fra i suoi lavori più importanti vanno ricordati: la scoperta
del processo di decadimento beta del pione positivo; la prima
osservazione della cattura del muone in idrogeno; la
determinazione della violazione della parità del decadimento
beta dell'iperone lambda; l'osservazione di correnti deboli
neutre… Tali esperimenti furono effettuati presso diversi
acceleratori negli Stati Uniti (al Fermilab, nell'Illinois, ed
al Brookhaven National Laboratori di Long Island, NY) e a
Ginevra.

Inoltre Rubbia propose e realizzò al CERN un nuovo acceleratore
di particelle che richiese lo sviluppo di tecniche innovative,
in particolare per la creazione e l'accumulazione di antiprotoni
in un fascio di alta densità.

Nel 1984 ha ricevuto il premio Nobel assieme a Simon van der
Meer che collaborò alla realizzazione dell'acceleratore protone-
antiprotone.

La sua attività più recente è rivolta al problema della
produzione di energia mediante nuove tecnologie.

Carlo Rubbia è membro delle seguenti accademie: Accademia dei
Lincei, Accademia dei XL, American Academy of Arts and Sciences,
Ateneo Veneto, European Academy of Sciences, Accademia
Pontificia delle Scienze, Royal Society, Accademia Nazionale
delle Scienze degli Stati Uniti, Accademia Sovietica delle
Scienze, Accademia Polacca delle Scienze…

Inoltre gli sono stati attribuiti numerosi premi, tra i quali:
premio Presidente della Repubblica dell'Accademia dei Lincei,
Medaglia d'Oro della Società Italiana di Fisica, premio Lesile
per risultati eccezionali (Harvard University), Silver Dirac
Medal (Australia), premio UNESCO "Giovani per la Cooperazione
Internazionale e la Pace"; inoltre è stato insignito del titolo
onorifico di Cavaliere di Gran Croce in Italia, e di "Officier
de la Lègion d'Honneur" in Francia.

Non si contano, poi, le lauree honoris causa che ha ricevuto:
Università di Ginevra (1983), Carnegie Mellon University (USA,
1985), Università di Genova (1985), Università di Udine (1985),
Università La Plata (Argentina, 1986), Northwestern University
(USA, 1986), Università di Camerino (1987), Chicago University
(USA, 1987), Lodola University (USA, 1987), Boston University
(USA, 1988), Università di Sofia (Bulgaria, 1990), Università di
Mosca (U.S.S.R., 1991), Università di Padova (1992). Technical
University of Rio de Janeiro (1993), Università di Trieste
(1994), University of Oxford (1994), Catholic University of
Lima, Peru (1994), National University of St. Antonio Abad of
Cusco, Peru (1994), Università di Bordeaux (1998), Università
dell’Alta Savoia (1999) , St. John’s University (2003),
Università di Torino (2004).

Assolutamente da ricordare che:

la domanda mondiale di energia crescerà del 50 per cento da qui
al 2030 e raddoppierà entro il 2050. Negli Stati Uniti la
richiesta della forma più nobile di energia, quella elettrica,
crescerà del 40 per cento nei prossimi 18 anni, passando da
circa 3,8 migliaia di miliardi di kiloWattora a circa 5,3
migliaia di miliardi di kiloWattora. Oggi l'80 per cento dei
consumi mondiali (e americani) di energia è soddisfatto dai
combustibili fossili. Domani questa posizione dominante di
petrolio, gas naturale e carbone non sarà più possibile. D'altra
parte tutti i paesi del mondo, a eccezione degli Stati Uniti, si
sono già impegnati a ridurre le emissioni di gas serra e,
quindi, a limitare l'uso dei combustibili fossili.

Il futuro è, dunque, delle fonti energetiche alternative. Entro
il 2050, sostengono gli esperti dell'istituto IIASA di
Laxemburg, in Austria, almeno il 40 per cento dei consumi
mondiali di energia saranno soddisfatti da fonti a emissioni
zero, che non producono gas serra. Le fonti emission- free sono
diverse: l'idroelettrico, l'eolico, il fotovoltaico, il
geotermico. E il nucleare.
Maria De Falco Marotta - E. Marotta


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