Una Cina più aperta al mondo?

A colloquio con Zhang Jianda - Domande & Risposte - Parole per capire - I numeri della Cina - Cina a due velocità - Cosa succederà in Cina - La sfid

A COLLOQUIO
CON Zhang Jianda


Ad Open 2003 ARTE E CINEMA(Lido di Venezia), come apertura
di nuove frontiere espressive, hanno partecipato, per la
prima volta, artisti provenienti da ogni dove dell’Asia,
compresa la Cina, con Hsiao Chang Cheng (Guilin Yuzi
Paradise, Repubblica Popolare Cinese),

Al ricevimento in loro onore, abbiamo potuto parlare con il
Primo Segretario, Dott. Zhang Jianda dell’Ufficio Culturale
dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese nella
Repubblica Italiana, per avere notizie “politiche” su quello
che si dice sulla Cina “globalizzata”. Sembra, secondo le
sue dichiarazioni che tutto fili per il meglio(sic!) e mai
il suo Paese si è mostrato ostile agli altri( e ci
vorrebbero tutti i rumori dei nostri eroi fumettistici per
manifestare il dissenso su tale “coraggiosa” affermazione,
visto le notizie “altre” che abbiamo della Cina).


Domande & Risposte


-
Signor Segretario artisti cinesi partecipano ad Open2003.

Come mai la Cina si sta aprendo a manifestazioni di questo
genere nei paesi occidentali?

Ciò accade perché in Cina c’è apertura e libertà per ogni
tipo di arte. Prima si privilegiava l’arte grafica, ora c’è
partecipazione a tutte le manifestazioni moderne, ovunque
siano. Ciò significa anche passaggio della Cina verso il
mondo.

E’ sorprendente che la Cina si sia allargata al mondo
occidentale. Questo miracolo, se vogliamo chiamarlo così, a
cosa è dovuto?

Tutto dipende dalla politica di apertura del governo cinese.
Già all’inizio degli Anni Settanta la Cina ha cominciato la
riforma economica, con un’apertura all’estero. Non solo nel
settore economico- industriale, ma anche in quello culturale
per imparare tutte le cose buone ed utili

dai vari paesi da adattare al nostro popolo. Ora questa
tendenza è molto forte

-
In Cina vi sono più tradizioni religiose( universismo,
taoismo, confucianesimo, buddhismo…).
Cosa possono offrire gli occidentali a voi e cosa questi
possono attingere dalla vostra vastissima cultura?

In Cina c’è la massima libertà di credere ad ogni religione
e anche il governo non interviene in merito. Gli occidentali
debbono, pertanto, recepire questo spirito di libertà che
circola tra le genti cinesi. Non si esclude la possibilità
di scambio tra le religioni ed i loro rappresentanti. Come
non si esclude l’influsso benefico delle nostre tradizioni
culturali sulla cultura occidentale, specie per il valore
della famiglia. Nell'ultimo decennio, grazie a inchieste e
ricerche di attenti studiosi, si è fatta strada la
convinzione che nello studio della religione vanno
privilegiati i fenomeni sociali, cioè l'esperienza della
gente, per capirne l'impatto anche nella nuova economia di
mercato. Attualmente gli studiosi del settore si augurano
che alla ricerca possano partecipare anche esperti
provenienti dagli stessi ambienti religiosi. Ultimamente la
diocesi cattolica di Pechino ha potuto costituire un
Istituto di Studi su Cristianesimo e Cultura: così studiosi
cinesi e cattolici impareranno assieme le relazioni fra il
cattolicesimo e la cultura cinese.

-
Qual è attualmente, la vostra considerazione della famiglia?
E i giovani come reagiscono?

Noi non mettiamo tutto sullo stesso piano. La famiglia
tuttora riveste un peso fondamentale nella società. I
giovani riscoprono nella famiglia i valori maggiori, tra cui
la cura degli anziani. Ciò non viene fatto come un peso
familiare, ma come un sentimento naturale, un dovere. Questo
in Cina discende dal fatto che i giovani difficilmente si
allontanano dal loro nucleo familiare, così che l’affetto-
rispetto cresce con loro, perciò è del tutto naturale che
poi essi si prendano cura dei loro genitori.

L'istruzione lasciataci da Confucio oltre 2000 anni fa:
"L'uomo benevolo ama gli altri" vale anche oggi. Se ognuno
seguisse la regola di Confucio di non fare agli altri ciò
che non vuole per sé, tutti si sacrificherebbero un po' ma
tutti ne avrebbero beneficio.

-
Cosa ci dice in merito alla politica di pianificazione delle
nascite?

E’ una politica dovuta alla necessità di non esasperare il
contenimento della popolazione in un’enorme crescita. Tutte
le coppie rispettano tale politica, limitando la
procreazione a uno due figli al massimo, specialmente nelle
campagne, per motivi di collaborazione lavorativa. Il
governo di Pechino, infatti, da quest’anno, ha autorizzato
la procreazione di due figli, perché è capitato che una
coppia di sposi fosse formata da due figli unici( e ciò
neanche è utile per il progresso del nostro Paese).

Ed ora una domanda più spinosa. Il governo cinese perseguita
ancora le religioni e le sette come il Falun Gong. La vostra
conclamata libertà per ogni culto, dove va a finire?

In Cina godono tutti di libertà di religione. Per quanto
riguarda il Falun Gong, è perseguitata per la ragione che
questa pseudo- religione, è un’associazione malvagia,
satanica che tende solo ad ingannare la gente. Quindi, non è
da considerarsi religione. In Cina si sono verificati molti
casi di persone che abbracciano questa religione e poi
uccidono moglie, padre, madre. Abbiamo prove di ciò.

-
E per quanto riguarda la libertà della gioventù?

La gioventù è stata spesso ossessionata e manovrata da
gruppi che volevano la caduta del governo. Gli studenti
credevano a quello che veniva inculcato da queste persone e
compivano atti scellerati, per cui il governo è stato
costretto ad adottare misure adeguate per tornare alla
normalità.

Tutto questo credo sia nato dal fatto che mancava la
comunicazione e, quindi, c’era una situazione di crisi
dovuta all’isolamento culturale. In ogni caso, gli
interventi del governo non possono considerarsi motivi di
oppressione, ma ristabilimento dello status quo.

-
Ora i confini si sono aperti. Lei afferma che in Cina c’è la
massima libertà per alimentare lo scambio economico-
culturale con l’occidente. Cosa si può prevedere?

Spero che l’Italia e la Cina possano anche in avvenire
collaborare per scambi culturali ed economici. Il mio Paese
nutre un grande interesse per l’Italia, così ricca di storia
culturale ed economica.

Insomma, la globalizzazione ha infettato anche voi. Per voi
è un bene?

Sì e credo che gli scambi culturali siano prevalenti.


Parole per
capire


• Repubblica Popolare della Cina

• Capo di stato: Jiang Zemin

• Capo del governo: Zhu Rongji

• Capitale: Pechino

• Popolazione: 1,2 miliardi

• Lingue ufficiali: cinese standard, mandarino

• Pena di morte: in vigore.

Un cambio epocale

La Cina entra nel World Trade Organization (Wto),
l'organizzazione mondiale per il commercio, il 10 novembre
2001. Dopo la Rivoluzione di Mao, ne era uscita nel 1950 dal
Gatt (antesignano del Wto) denunciandolo come "club di
capitalisti". Entrando nel Wto la Cina apre le porte agli
investitori occidentali, ansiosi di mettere le mani su un
mercato enorme.

Essa non è più un Paese socialista. Dal punto di vista
economico ha varato la formula del "capitalismo di Stato".
Un mercato con potenzialità enormi e con squilibri
vastissimi. L'economia cinese cresce ad un tasso annuo del
7-8 per cento. Il 40 per cento delle sue esportazioni si
spostano negli Usa. E’ la quinta potenza economica mondiale.
Il sistema produttivo cinese è stato riorganizzato negli
anni Novanta, con la creazione di zone economiche a regime
speciale che hanno attratto, per le favorevolissime
condizioni di investimento, molti capitali interni e
stranieri.


I numeri della
Cina


L'economia cinese sembra in buona salute. Il prodotto
interno lordo è salito del 7,8 per cento nei primi sette
mesi del 2001 e le riserve di valuta ammontano a 190
miliardi di dollari (crescita di 24 miliardi di dollari nel
2002). Da quattro anni Pechino ha aumentato la pressione
fiscale, ma il rapporto debito/prodotto interno lordo è
comunque sotto il 15 per cento. Prima ancora dell'ingresso
nel Wto la Cina ha abbassato le barriere doganali dal 43 per
cento del 1992 al 17 per cento del 1997, assorbendo 225
miliardi di dollari di importazioni nel 2000. Mentre in
tutta l'Asia le esportazioni sono in calo, per la Cina sono
cresciute dell'8,7 per cento, proiettando Pechino al settimo
posto nel mondo (dopo Canada, Regno Unito, Francia,
Giappone, Germania e Usa) e al primo dei Paesi non
industrializzati. Negli ultimi vent'anni il Pil è cresciuto
a una media del 9 per cento ogni anno.


Cina a due velocità


I costi sociali della crescita economica cinese sono enormi.
Per 800 milioni di contadini che vivono con 270 dollari
l'anno ci sono cento milioni di ricchi delle zone costiere
che navigano ad una media di 2500 dollari. Altri trecento
milioni di cinesi sono nel mezzo. La regione più sviluppata
è il Guangdong, la più arretrata il Qinghai.


Cosa succederà in Cina


Il 90 per cento dei lavoratori cinesi è impiegato in imprese
pubbliche. La recessione che sta colpendo l'economia
mondiale obbligherà i vertici cinesi a scelte drastiche. Si
temono ondate di licenziamenti, che stanno già avvenendo,
nei vari settori.


La sfida per il Partito Comunista


Nell'inverno 2002-2003 il Partito comunista ha rinnovato il
60 per cento dei suoi vertici. Usciranno di scena i
settantenni e i nuovi eletti dovranno affrontare
l'integrazione internazionale. Con l'apertura in economia vi
saranno anche le richieste di apertura in campo politico.


La svolta storica di Shanghai

Il vertice dell’Apec (il forum di cooperazione economica dei
Paesi dell’Asia e del Pacifico), tenutosi a Shanghai dal 19
al 21 ottobre 2001, ha tracciato la bozza di un nuovo ordine
mondiale. Nella conclusiva "dichiarazione ideale" l'Apec
"individua nel libero mercato la bandiera della grande
coalizione e insieme il bersaglio che i terroristi volevano
distruggere". La dichiarazione conferisce di fatto alla Cina
lo status di potenza mondiale, economica e politica. Lo
stesso George W. Bush ha citato Pechino quale "modello di
libero mercato".


La benedizione del Papa


Giovanni Paolo II chiede perdono a Pechino per gli "errori
commessi nel passato da alcuni membri della Chiesa in Cina".
Il Papa coglie l'occasione di un convegno internazionale sul
missionario Matteo Ricci(1552-1610) per lanciare
un'inaspettata proposta di dialogo al governo della
Repubblica popolare cinese. In una lettera Wojtyla auspica
la normalizzazione dei rapporti tra Santa Sede e Pechino,
"superando le incomprensioni del passato" e guardando "al
futuro dell'umanità".


La Cina dopo l'11 settembre


La Cina gioca, ora, a carte scoperte. Gli Usa, nell'attacco
all'Afghanistan, hanno goduto della non interferenza di
Pechino, che nella regione ha interessi notevoli.

Chiudendo la frontiera con l'Afghanistan, ha impedito a Bin
Laden di scappare nello Xinjiang. In cambio ha ora mano
libera in Tibet, nello stesso Xinjiang e su Taiwan. Gli Usa
non possono più ergersi a paladini dei diritti dei tibetani.
Tantomeno possono alzare la voce sulle manovre militari con
cui Pechino minaccia ciclicamente Taiwan.


Le ragioni del sostegno cinese agli Usa


La Cina non vuole instabilità nell'Asia centrale. Nel maggio
2001 a Shanghai ha firmato un'intesa antiterrorismo con
Russia, Tagikistan, Uzbekistan, Kirghizistan e Kazakistan.
La paura di Pechino è che gli abitanti dello Xinjiang (gli
Uighuri, popolazione turcofona) si stacchino dalla Cina per
dar vita allo stato indipendente del Turkestan Orientale. Si
tratta di un progetto concreto, sostenuto dalla rete di Bin
Laden. Per fermarlo Pechino ha creato una propria
geopolitica mediorientale. Un comportamento da superpotenza
che si sposa con gli interessi delle repubbliche ex
sovietiche dell'Asia Centrale di fermare l'estremismo
islamico. Il governo del Kazakistan, in particolare, è
attivissimo nella caccia alle formazioni legate a Bin Laden.
E’ da ricordare che la regione autonoma dello Xinjiang è
ricca di risorse naturali (petrolio, carbone, oro, piombo,
rame, zinco e uranio). Da anni le autorità cinesi reprimono
violentemente i movimenti indipendentisti ughuri. Finché ha
potuto Pechino ha tenuto nascosta la repressione. Ora cerca
di giustificarla sostenendo di avere a che fare con attacchi
terroristici sistematici e gravissimi. In realtà i cinesi
musulmani del Xinjiang sono tendenzialmente moderati. Non
predicano la jiahd. Con il Pakistan, pure musulmano, ha in
comune un lungo confine. Il Governo non ha chiuso le
frontiere, però ha rafforzato le misure di sicurezza.


Ordinamento statale


La Cina conserva la struttura tipica di un Paese comunista.
E' una Repubblica popolare con partito unico. Il Presidente
è eletto ogni cinque anni dal Congresso nazionale del
Popolo. Il potere legislativo è esercitato dall'Assemblea
Nazionale del Popolo, composta da circa 3.000 deputati.


L’altra faccia
della Cina


I diritti umani vengono repressi con crudeltà e tutti i
movimenti culturali, politici e religiosi non schierati con
il regime subiscono uguale sorte. Largamente applicata la
tortura. La Cina è il Paese con più condanne a morte in
assoluto. La pena capitale è usata in modo massiccio e
arbitrario. Ogni anno avvengono migliaia di esecuzioni,
quasi sempre pubbliche e per fucilazione(Cfr: I Rapporti di
Amnesty International).

Circa il contenimento della popolazione, la politica
demografica è rigidissima, essendo questo paese il più
popoloso della Terra. In diverse regioni le autorità hanno
imposto il limite di un figlio a famiglia. Il controllo è
attuato attraverso aborti coatti e infanticidi.

Le religioni nella Cina comunista sono state a lungo
schiacciate, però pare che vi sia un auspicato ripensamento
della "politica di libertà religiosa" perseguita fin qui dal
PCC.

"Il PCC controlla il governo, le forze armate e il
parlamento, controlla le corti di giustizia e le prigioni,
controlla le banche, i mercati e tutta la terra. Inoltre
controlla cosa la gente può ascoltare o cantare, quali films
può vedere, quali libri e giornali possono essere pubblicati
e quali siti informatici debbano essere chiusi…": Agence
France Press, 25/6/02.
Maria de Falco Marotta. Antonio De
Falco

GdS 8 X 03  www.gazzettadisondrio.it

Maria De Falco Marotta - Antonio De Falco
Società