idee, meno una 50a Biennale d’Arte, Venezia

di Team De Falco - Marotta

TANTI PENSIERI...

Più che “Sogni e conflitti. La dittatura dello spettatore”,
la 50a Biennale d’arte di Venezia, si sarebbe
potuta chiamare come il bellissimo programma di incontri con
le più famose personalità della cultura nell’arco della
stessa, immaginata dal direttore Francesco Bonami, 99 idee,
meno una, perché sono proprio tanti i pensieri e gli impulsi
che ti vengono nel visitare questa immensa manifestazione
artistica che già dall’inizio ti mette di buonumore per la
presenza colorata( e non solo per le mise che di per sé
costituiscono già uno spettacolo) di tantissima gioventù
proveniente da quasi tutto il mondo e che scarpina sotto un
sole cocente ed un’aria irrespirabilmente afosa, per le
silenziose viuzze di Venezia per raggiungere i luoghi
dell’esposizione che, ufficialmente, sono tre: il Museo
Correr, dove vi è il meglio della pittura Da Rauschenberg a
Murakami 1964- 2003( 50 opere di grandi protagonisti
dell’arte contemporanea che hanno partecipato alla
Biennale), i Giardini( la sede storica della Biennale con i
Padiglioni dei vari paesi) con 63 partecipazioni
nazionali(Ritardi e Rivoluzioni; La Zona)e L’Arsenale(
Clandestini; Smottamenti; Sistemi individuali; Zona
d’urgenza; La struttura della crisi; Rappresentazioni arabe
contemporanee; Il Quotidiano alterato; Stazione Utopia).

Vi sono poi le 19 mostre speciali di Extra 50 e, in
contemporanea, tantissime altre lodevoli esposizioni tra
cui, secondo noi, tra le più intriganti, vi è quella di Kuma,
artista giapponese famosissimo per le sue sculture di “luce
circolante”(Chiostro s. Francesco della Vigna) e degli
iraniani che, dopo 40 anni, ritornano nel “Satana
occidentale” con le opere di tre giovani artisti,
giovanissimi e perciò non contaminati, al tempo di Khomeini,
commoventi e poetiche, esposte a Palazzo Malipiero( proprio
di fronte a Palazzo Grassi).

Per orientarsi sui destini dell’arte contemporanea, di cui
la Biennale 2003, propone talmente tanta roba che si fatica
a capirci qualcosa, ricordate che:
IL
DIRETTORE


Francesco Bonami, italiano, sia pure americano d'adozione, è
un direttore sui generis, avendo alle spalle un passato da
artista non riuscito e rapide affermazioni internazionali
come critico che ha "scoperto", tra gli altri, Maurizio
Cattelan e Matthew Barney. Egli pone in primo piano lo
spettatore esplorandone i "sogni e i conflitti", cioè
l'energia metaforica, visionaria, eccentrica dell'arte
necessaria anche per orientarsi nella conflittualità del
nostro mondo accelerato, distorto e spesso incomprensibile,
centrata anche sulle ricadute della globalizzazione in arte.

Francesco Bonami, ha messo insieme una rassegna che presenta
dieci mostre organizzate dai più importanti curatori del
mondo: da Catherine David, Hou Hanru, Hans-Ulrich Obrist
(solo per citarne alcuni) che hanno chiamato gli artisti più
interessanti del momento, talmente tanti che nominarne
alcuni si farebbe un torto ad almeno cento altri. Inoltre,
ha voluto aggiungere ad un’impresa già di per sé sufficiente
a spaventare il più duro dei manager, una sfilza di altre
iniziative: progetti speciali, interventi urbani, in più
celebrare con il premio alla carriera due "classici"
dell'arte contemporanea italiana: Michelangelo Pistoletto,
artista e solido promotore culturale e Carol Rama,
eccentrica e "giovanissima" artista torinese, meno
conosciuta, di 85 anni.

LE CURIOSITA’


Nelle 12 sezioni della mostra internazionale, gli artisti
partecipanti sono 380, cui vanno aggiunte altre 170 presenze
nelle 63 rappresentanze straniere.

La loro età va dagli 85 anni, appena compiuti di Carol Rama,
Leone d’oro alla carriera assieme a Michelangelo Pistoletto,
ai 24 anni di Micol Asael, una dei cinque italiani di La
Zona, curata da Massimiliano Gioni(29 anni). Gli accreditati
sono stati circa 5700( un vero record) e le donne artiste
partecipanti sono tantissime, tra cui la curatrice di
“Rappresentazioni arabe contemporanee”, Katherine David.

LE DONNE


Tante e brave, degne del XXI secolo che tutti ci auguriamo
sia migliore di quello passato.

C’è Alessandra Arati che dipinge ritratti della provincia
emiliana, tradizionale e legata alla famiglia; Anna de
Manincor proietta immagini di giovani che ripetono:” Non
farò figli per questo Paese”; Micol Asael, la più giovane in
assoluto tra gli artisti partecipanti, dipinge “Ricordi”;
Candida Hofer, eccellente fotografa nel padiglione della
Germania ha distribuito lunghe le pareti immagini di quella
che è ora la sua patria; Silvie Eykeberg e Valerie Mananerts(Belgio)
espongono i loro diari e immagini sul proprio corpo; Beatrix
Milhaz( Brasile) con dipinti allegri, riposanti, belli e
Rosangel Rennò, con quadri monocromi rosso scuro, che in un
primo momento non riesci a capire e poi ti fanno pensare;
Alicia Framis( Olanda) che ha creato un enorme ambiente con
tendone scritte quali “La bellezza batte la violenza”; la
greca Athanasia Kyriakakos che proietta immagini di persone
che raccontano i loro sogni; l’australiana( si fa per dire,
il suo nome è tutta una storia) Patricia Piccinini che
dimostra un coraggio da leone nel voler proporre
figurativamente, il tormentone dei nostri giorni: i cloni e,
pur sapendo di essere stati estremamente riduttivi,
l’artista del padiglione israeliano, che ti shocca
presentandoti l’umanità( a prima occhiata, sembrano un po’
le formiche di quel lodato film di Spielberg che tutti i
bambini hanno visto divertendosi molto) guardata da Dio(
siamo formiche o meno, allora?) e che poi attraverso una
visualizzazione più attenta, ti appare distinta e tanta,
seppure uguale(meno male!). non possiamo non citare Sara
Rossi, con il suo giocosissimo video tra animazione e
avventure magico-sciamaniche, e il gusto scanzonato della
parodia, il leit-motiv del padiglione dei Paesi Nordici,
titolo della mostra: «Chi diavolo se ne importa» di cui sono
protagoniste, tre artiste - tra Norvegia, Finlandia e Svezia
- chiamate a farsi beffe del mondo patriarcale, sabotatrici
di film b-movie, videoclip ai pop-corn e minimalismo della
cultura di massa.

LE TEMATICHE



La natura, la sua difesa, come pure lo scempio che si compie
giorno dopo giorno( e ce ne siamo accorti tutti con questo
caldo torrido ed impossibile che distrugge la salute dei più
deboli), è la tematica più trattata, sebbene con sensibilità
e arte diversa( bellissima per esempio, l’installazione
dell’artista Ahmad Nadalian, costituita da incisioni di
pesci su pietre lungo tutto il percorso del fiume Haraz che
scorre per 65Km alle pendici del monte Damavand, sulla
strada per Amol(Iran) che non saranno più rimosse. Poi vi è
l’avanzata delle donne, la pace, i no- global,
l’integrazione delle diversità, il difficilissimo problema
etico della clonazione dal titolo allucinante “We are
family” di Patricia Piccinini che, secondo noi ha avuto un
coraggio da leoni nell’esporre quelle opere così ripugnanti
ma, pure, così future…

IL SUD DEL MONDO

La Biennale 2003, è incredibilmente aperta al Sud del mondo,
con iniziative che riguardano i Paesi Arabi, le megalopoli a
rischio di esplosione sociale, realtà artistiche ancora
relativamente nuove, come quella indiana, quella africana e,
per certi versi, quella sudamericana, la globalizzazione e
l'affermarsi delle culture post coloniali che pongono
all'ordine del giorno accanto alla realtà cinese verso la
quale recentemente si è registrata una grande attenzione, un
coinvolgimento totale.

Diremmo che le “sorprese” più carine ed allegre sono venute
proprio da loro perché se il mondo globalizzato non ha più i
confini canonici acquisendone di nuovi, così sempre meno
l'arte distingue tra "generi" e "mansioni", arrivando a
proporre alcuni artisti nella veste di curatori: Gabriel
Orozco e Rirkrit Tiravanija, ad esempio.

I LINKS

The cord collega e cabla i diversi luoghi dove la Rassegna
si estende e svolge i differenti contenuti con l’intento di
informare sull’arte, come comunicazione e Riserva
Artificiale, nato dalla collaborazione fra la Biennale e
l’Accademia di Belle Arti di Venezia, si propone come
lettura di progetti legati ad un’interpretazione del
territorio veneziano, nella sua complessità.

99 meno una

Il problema principale del nostro tempo è l’omologazione,
l’uniformità alle idee e alle “mode” culturali.

La Biennale 2003, nel suo insieme, propone un’arte troppo
“usa e getta”( eccessive installazioni: quando finirà la
Biennale che fine faranno?), fortissimamente connessa alla
tecnologia, quasi che fosse lei il deus ex machina.

Avremmo voluto vedere, ammirare opere che fondessero insieme
l’arte, la maestria, la tecnica, l’esperienza, in modo che
provocassero quello stupore e quella intensità emozionale
che emerge spontanea di fronte ad un’opera d’arte sublime.

Dire che il suo futuro coincide con la tecnologia e il
computer è estremamente limitativa, perché l’arte
rappresenta un’alternativa, che ci permette di scoprire
altre sensazioni, altre storie, indicandoci anche spazi
liberi per le nostre menti.

Note tecniche

Orari, prezzi, prenotazioni, libri: guida per l'uso della
mostra veneziana

La 50ª Esposizione internazionale d'arte, intitolata “Sogni
e conflitti. La dittatura dello spettatore”, è aperta da
domenica 15 giugno al 2 novembre 2003.

I luoghi principali della manifestazione ufficiale sono tre,
aperti dalle 10 alle 18: il Museo Correr (tutti i giorni), i
Giardini della Biennale (chiusura lunedì) e l'Arsenale
(chiusura martedì).

Per informazioni chiamare 199.199.100.

Sito: www.labiennale.it.

Il prezzo massimo è di 18 euro per le tre sedi, 13 per due
sedi e 10 per una sola mostra.

Il catalogo edito da Marsilio si vende in Biennale al prezzo
di 60 euro invece che 70.

Nelle sale dell'Arsenale si svolgeranno 99 conferenze,
organizzate da Luciano da Empoli. Una speciale mostra
fotografica, allestita dalla rivista Carnet, racconta la
Biennale dietro le quinte. Si può acquistare anche, volendo,
Il libro di Enrica Roddolo, La Biennale: arte, polemiche,
scandali e storie in laguna (Marsilio)

Team De Falco - Marotta


sul prossimo numero (n. 19 del 8.VII, in rete entro il
10.VII):

Il Paese di ANAHITA. - (Intervista a Ahmad Nadalian, artista
iraniano alla 50.ma Biennale d’arte 2003).



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