RECENSIONI:

Edizioni Einaudi. 134 pagine, ? 12,50. di Massimo Bardea



Scritto nel 1977 per un’edizione fuori commercio e recentemente
pubblicato da Einaudi, questo libro ritrae i personaggi e le
vicende che più influenzarono la vita culturale e politica di
Torino tra il primo e il secondo dopoguerra. La rievocazione di
Bobbio è velata di quella nostalgia riservata ai momenti della
vita che, col senno di poi, si avrebbe voluto vivere in prima
persona, ma che invece ci si è limitati ad osservare.

Alla fine della prima guerra mondiale, Torino è una città pigra
che guarda con disinteresse i cambiamenti sociali che la
investono (sempre più uomini, provenienti da tutta Italia,
cominciano ad ingrossare le fila degli operai-fiat). Dopo lo
spostamento a Roma della capitale, la politica perde interesse:
la culla del rinascimento italiano sta lentamente diventando una
grigia e stanca cittadina di provincia.

Siamo alla fine del 1918 quando nasce, ad opera di Piero Gobetti,
la rivista di cultura militante “Energie nove”: un piccolo
“segno di risveglio in questa morta Torino”, per usare le parole
dello stesso ideatore. Gobetti è un giovane liberale che negli
anni a seguire si renderà protagonista della vita culturale
della città attraverso la sua opera di scrittore, giornalista ed
editore. “Energie nove” risveglia lentamente gli animi degli
intellettuali che gravitano attorno a Torino, al suo liceo
D’Azeglio, alla sua università. In breve tempo, Torino diventa
la capitale della resistenza culturale nei confronti di un
regime, quello fascista, che intanto si sta facendo sempre più
oppressivo ed autoritario. Le redazioni delle riviste e delle
case editrici “non allineate” vengono chiuse con la forza,
quelli che vi collaborano vengono arrestati, costretti
all’esilio, assassinati, condannati al confino in isolati
villaggi dell’Italia meridionale. Tra gli intellettuali
“confinati” troviamo anche Cesare Pavese, che chiude la galleria
di personaggi proposta dal saggio di Bobbio. Pavese si pone già
con il suo carattere, prima ancora che con le sue scelte
artistiche e le sue riflessioni, come punto terminale del
cammino iniziato da Gobetti. Se lo scopo principale
dell’ideatore di “Energie nove” è quello di comprendere la
realtà per cambiarla, lo scopo di Pavese è soltanto quello di
osservarla. Pavese già matura una forte disillusione verso il
mondo della politica. Se per Gobetti la storia è quella del
risorgimento, dei D’Azeglio e dei Cavour, per Pavese la storia è
quella dei contadini, dei semplici, delle strade deserte, delle
vigne arse dal sole e bagnate di sudore.

Dopo Pavese, il nulla e Torino ritorna una città pigra e
disinteressata.
Massimo Bardea

GdS 8 VI 2002

Massimo Bardea
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