SOCIETA': CARO-PETROLIO

La benzina e il gasolio sono andati alle stelle. 

Al distributore sembra che le pompe siano diventate velocissime nel riempire il serbatoio o nell'erogare tanto carburante quanto serve per arrivare alla cifra, ad esempio, di 50.000 £. O di 100.000 £. In realtà le pompe non sono cambiate ma è cambiato, e come, il numerino sulla colonnina che indica il prezzo al litro.

Colpa del petrolio e dell'Euro. Ce lo sentiamo ripetere quasi tutti i giorni da TV e radio, anche se la velocità di adeguamento del prezzo all'insù è di solito molto più rapida di quello all'ingiù, quando sui mercati il petrolio viene venduto a meno.

Non sarà male però ricordare come i Paesi produttori di petrolio, pur dopo i consistenti aumenti degli ultimi mesi, incassano dalla vendita di un loro bene molto di meno di quanto non incassino, chi più chi meno, i Governi dei Paesi consumatori, per imposte e tasse. Una sorta di parallelo di quello che avviene per i prodotti agricoli, sia per i produttori steri che per quelli interni.

Evidentemente qualcosa di storto c'è nel sistema.

Quanto all'altro fattore di rincaro dei carburanti, ossia l'Euro che pare afflitto da anoressia cronica, due considerazioni

Da un lato il carattere "virtuale" di questa moneta, di una moneta che non esiste e che non è quella usata nei contratti internazionali, nei quali se la moneta scelta non è il dollaro, o lo yen, è ancora il marco tedesco, mentre ben pochi sono i contratti in Euro. Ebbene, come mai i Governi non impongono, almeno per i contratti assistiti dai Governi stessi, o con forme assicurative o in altro modo, l'uso dell'Euro?

Dall'altro il sospetto che la svalutazione strisciante dell'Euro, che ha toccato livelli elevatissimi, sia considerata in ambienti che contano la benvenuta. I costi si distribuiscono sui circa 300 milioni di europei. Gli utili vanno a chi esporta oltre Europa, e se l'Euro ha perso il 30% vuol dire che questi hanno un vantaggio di competitività sui concorrenti non europei, appunto del 30%.

Qualcuno potrà obiettare che questo è sì un vantaggio di chi esporta, ma che di fatto si traduce in un vantaggio generalizzato per tutti. Non è vero. Fior di economisti hanno sostenuto che questi sono vantaggi di breve perodo, ma poi sta il fatto che comunque i maggiori costi sono generalizzati, i maggiori utili concentrati.

Resta infine lo sconcerto dei cittadini d'Europa, al nord come al sud, all'est come all'ovest, nel vedere questo progressivo sfilacciarsi dell'Euro, nel toccare con mano (quella che alleggerisce il loro portafoglio) la situazione, nell'assistere a quella che appare come una sorta di impotenza generale della Banca Centrale Europea, del Governo d'Europa, dei Governi nazionali.

Effetto dell'aver realizzato non l'Europa dei popoli ma quella dell'economia?

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