ROBERTO BENIGNI A MILANO AL PALASHARP IN “TUTTO DANTE”. DAL GIRONE DEI RICATTI A QUELLO DEGLI INTERCETTATI- IMMANCABILI CITAZIONI SU BERLUSCONI E SU PERSONAGGI POLITICI-. DIVINA COMMEDIA, IL V° CANTO DELL’INFERNO: PAOLO E FRANCESCA

Dopo 12 anni di assenza da Milano il poeta attore Roberto Benigni si è esibito nella città con cinque recite al Palasharp (dal 20 al 25 di marzo) dove ha, tra l’altro, spiegato e recitato il V° canto dell’Inferno di Dante Alighieri regalando a tutti nuove sensazioni con le sue straordinarie doti interpretative.

Ha cominciato con "Vorrei essere un cane per potervi leccare tutti e scodinzolare e fare a Milano una grande orgia d’amore cosicché i giornali domani dicano che qui il quinto canto io l’ho fatto". E poi ha apostrofato "i signori in prima fila con oltre 70 mila euro annui di reddito e che non possono far finta di niente perché in Italia si riconta tutto e domani vi richiamiamo".

Non sono mancati poi i riferimenti alla Finanziaria che "è passata dopo che il Ministro Livia Turco ha aumentato l’uso personale di droga da 20 a 40 dosi".

Poi ancora sulle pensioni… “prorogate fino all’età del morbo di Parkinson".

Lo spettacolo è stato caratterizzato anche da battute su Silvio Berlusconi: "Berlusconi ci manca. Senza di lui siamo diventati tutti precari. A me tocca recitare ’Tutto Dante’. Il Berlusconi che conosciamo è quello bello, serio, statista….. dice le sue cose e poi le smentisce". "Parlerò di lui e della Cdl - ha aggiunto, sempre riferendosi a Berlusconi - perché sono cinque anni che prendiamo in giro il governo e adesso tocca all’opposizione".

Dopo di che Benigni è tornato al suo Dante. Spiegando che ha scelto di recitare il quinto canto, quello del lussuriosi, anche perché "tutto nasce da lì, anche la politica, la lussuria per il potere. La lussuria è trattata con pena, con pietà da Dante, ma anche con rispetto, comprensione. I peccati di corpo sono anche peccati d’amore".

Sin dall’inizio ’ballettopoli’, intercettazioni, calciopoli e il caso delle agenzie fotografiche sono stati gli obiettivi dell’ironia del comico.

"Mi hanno chiamato a Milano per svelare l'archivio fotografico di Corona, io ne ero a conoscenza perchè - racconta il comico - mi stavano ricattando per delle foto con Bondi nudo all'uscita di un ristorante".

Ricordando che "ora non si possono fare nomi", Benigni parla anche di "Clemente M. a Ponte Milvio con Rosy B. mentre mettono il lucchetto dell'amore, come ha fatto anche Berlusconi a Ponte Silvio, dove Costantino e Massenzio misero il primo lucchetto e fecero il primo Dico".

Lo scandalo delle foto vip coinvolge anche "Rosy B. e Barbara P., arruolate come ragazze immagine sulla barca di D'Alema" e i milanesi "Letizia M. e Vittorio S., purtroppo poco riconoscibili in immagini sfocate".

Dopo questa "prima parte esilarante sui miti moderni si passa - spiega - al canto dei lussuriosi, che fa un po' impressione perché Dante non è un prete o un moralista, anzi, ci fa vedere altezze infinite, perché l'amore dà davvero senso alla nostra vita……".

Introducendo la Divina Commedia si è poi soffermato sull’omaggio alla Madonna ripetendo i versi recitati dal Papa nell’Angelus dell’8 dicembre "Al Signore la Madonna gli è sempre piaciuta" ha detto il comico "è come se nostro Signore avesse detto a questa giovane di 16 anni mi sembra di averti aspettato da sempre. Il culto della Madonna ha fatto andare avanti il mondo di milioni di anni ed è proprio questa donna umile ad essere la rugiada dell’Altissimo. E le donne sono l’apice delle creature di nostro Signore".

Poi ancora un parallelismo tra la Bibbia e la Divina Commedia, due grandi doni: "Ma la prima, è chiaro, ha venduto di più essendo l’Autore del libro anche l’Autore dei lettori,… era avvantaggiato!".

Nella seconda parte dello spettacolo Benigni ha iniziato la Lexio Dantis: l’inferno dei lussuriosi. "Il Quinto Canto ha detto è il più richiesto, è un cerchio amplissimo dove si trovano milioni di persone perché la lussuria è un peccato di molti". Davanti al pubblico attentissimo Benigni ogni tanto si è concesso una battuta sul presente e ha parlato dell’indulto: "All’inferno la cosa è seria, per le anime laggiù non c’è l’indulto".

Benigni si è poi soffermato sul concetto della poesia che tira fuori l’amore e che ci rende consapevoli della meraviglia, perché ognuno di noi ha dentro abissi di bellezza". Il comico toscano ha dipinto Dante in maniera originale e accattivante, tenendo con il fiato sospeso il pubblico.

E la chiosa è stata a voce bassa: l’intero canto V dell’Inferno a memoria:

IL QUINTO CANTO

Così discesi del cerchio primaio

giù nel secondo, che men loco cinghia,

e tanto più dolor, che punge a guaio.

Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:

essamina le colpe ne l’intrata;

giudica e manda secondo ch’avvinghia.

Dico che quando l’anima mal nata

li vien dinanzi, tutta si confessa;

e quel conoscitor de le peccata

vede qual loco d’inferno è da essa;

cignesi con la coda tante volte

quantunque gradi vuol che giù sia messa.

Sempre dinanzi a lui ne stanno molte;

vanno a vicenda ciascuna al giudizio;

dicono e odono, e poi son giù volte……

Durante i versi che vedono protagonisti Paolo e Francesca quasi si mette a piangere e fa venire le lacrime anche al pubblico che è coinvolto, quasi incantato.

Il silenzio è sovrano mentre Benigni recita a memoria, con un’interpretazione da Oscar uno dopo l’altro i versi del canto.

…. Siede la terra dove nata fui

su la marina dove ’l Po discende

per aver pace co’ seguaci sui.

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende

prese costui de la bella persona

che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Amor condusse noi ad una morte:

Caina attende chi a vita ci spense».

Queste parole da lor ci fuor porte.

Quand’io intesi quell’anime offense,

china’ il viso e tanto il tenni basso,

fin che ’l poeta mi disse: «Che pense?».

Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,

quanti dolci pensier, quanto disio

menò costoro al doloroso passo!».

Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,

e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri

a lagrimar mi fanno tristo e pio.

Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,

a che e come concedette Amore

che conosceste i dubbiosi disiri?».

E quella a me: «Nessun maggior dolore

che ricordarsi del tempo felice

ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore.

Ma s’a conoscer la prima radice

del nostro amor tu hai cotanto affetto,

dirò come colui che piange e dice.

Noi leggiavamo un giorno per diletto

di Lancialotto come amor lo strinse;

soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fiate li occhi ci sospinse

quella lettura, e scolorocci il viso;

ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disiato riso

esser basciato da cotanto amante,

questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.

Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:

quel giorno più non vi leggemmo avante».

Mentre che l’uno spirto questo disse,

l’altro piangea; sì che di pietade

io venni men così com’io morisse.

E caddi come corpo morto cade.

Sono stati cinque minuti indescrivibili!

Ascoltando Benigni riscopriamo una Commedia assolutamente attuale, passionale, carnale, ricchissima di sentimenti.

Dopo questo stupendo spettacolo, alla fine uscendo, dopo dieci minuti di applausi e standing ovation, ci siamo sentiti ricaricati e rigenerati: avevamo ancora più voglia di rileggere la Divina Commedia, avevamo più voglia di lasciarci indietro i problemi, avevamo più voglia di vivere ancor di più la vita per quella che essa veramente vale, avevamo più voglia di sorridere e di ridere, avevamo più voglia di vivere la vita proprio come la Divina Commedia di Benigni.

Grazie Roberto…a presto….. grazie di cuore!!!

Angelo De Michielli

Angelo De Michielli
Società