Migranti???, diciamo Migranti???

“Retrotopia” fuga dal presente

La direzione della mentalità e degli atteggiamenti pubblici è cambiata: le speranze di miglioramento, che erano state riposte in un futuro incerto e palesemente inaffidabile, sono state nuovamente reimpiegate nel confuso ricordo di un passato apprezzato per la sua presunta saldezza e affidabilità. Con un analogo dietrofront il futuro, da habitat naturale di speranze e aspettative legittime, si trasforma in sede di incubi: dal terrore di perdere il lavoro e lo status sociale a quello di vedersi riprendere le cose di una vita, di rimanere impotenti a guardare mentre i propri figli scivolano giù per il pendio del binomio benessere-prestigio, di ritrovarsi con abilità che, sebbene faticosamente apprese e assimilate, hanno perso qualsiasi valore di mercato. La via del futuro somiglia inspiegabilmente a un via di corruzione e degenerazione. Zygmunt Bauman nel suo ultimo libro dal titolo Retrotopie (Editori Laterza, 2018) individua una tendenza generalizzata nel mondo globalizzato a guardare con nostalgia al passato. Proprio come un’utopia al contrario, la “retrotopia” implica una fuga dal presente capito come incerto e insicuro, per rifugiarsi in un passato tanto rincuorante quanto mitizzato. Una fuga resa evidente dalla crescita dei flussi migratori umani, che si è tradotta tra l’altro nel ripristino di antichi confini nazionali. La vera sfida per superare quelle istituzioni tipiche dello Stato-nazione verso cui le retrotopie tendono, sta nella capacità di pensare un nuovo modo per vivere insieme.
Tutti coloro che parlano dei migranti non riescono a superare il “dobbiamo intervenire aiutandoli a casa loro”, del “tutti i paesi europei devono fare la loro parte”. Come se i processi migratori fossero un problema che ci investe e che subiamo passivamente e che -perciò - dobbiamo frenare, oppure verso il quale non abbiamo alcun dovere. Così si conseguono considerazioni del tipo in fondo sono loro che vogliono venire qui, nessuno li ha invitati, noi vorremo continuare la nostra vita nelle nostre città, liberi da stranieri disperati che danno fastidio, sono pericolosi, commettono reati, ci tolgono il lavoro, le case, i posti nelle scuole, diminuiscono l’accesso allo stato sociale e ci infastidiscono ai semafori o fuori dai ristoranti o quando siamo sdraiati a prendere il sole in riva al mare.
Ma, siamo sicuri che il problema sia in questi termini, ospiti indesiderati che cercano di intrufolarsi a casa nostra? Invasori che minacciano il nostro paesaggio culturale omogeneo, familiare, e incontaminato?
Proviamo invece a domandarci che cosa rappresentano i migranti. Quelle centinaia di migliaia di persone, uomini, donne, bambini che vivono qui, e quelle che si mettono in viaggio per raggiungerle, chi sono? Di che cosa sono l’indicatore? La risposta è semplice: i migranti danno forma concreta a un processo storico inarrestabile di sconvolgimento, che ha sempre marcato la storia dell’umanità e che da qualche anno ha assunto un’intensità senza precedenti. Rimescolamenti di confini, di persone, di fedi, di valori, di abitudini, di cibi, di visioni del mondo, di desideri, sensibilità, creatività, produttività, idee, arte. Non è una stranezza, è la regolarità della storia, che è il luogo di un continuo amalgamarsi.
Nel Sahel, termine arabo che significa “sponda” e indica la fascia immediatamente a sud del Sahara, gruppi di uomini si spostano attraverso distese di sabbia solo in apparenza infinite o deserte. Il Sahara, popolato da tribù nomadi e semi-nomadi, è da lungo tempo attraversato da mercanti. Nel Sahel sono nate le prime moschee, le prime biblioteche e i primi centri di diffusione del sapere scritto. I migranti di oggi ripercorrono le antiche rotte carovaniere che collegavano porti del Mediterraneo alle grandi capitali del deserto. Un viaggio che nel passato ha affascinato geografi, esploratori e scrittori.

Un po’ di storia
Attualmente, il Sahara è attratto da un fenomeno di migrazione di massa e da una grave instabilità. L’equilibrio politico del Sahel era mantenuto in precedenza da una serie di accordi garantiti dal Presidente della Libia Muammar Gheddafi. Dalla Mauritania fino al Sudan, passando per il Mali, Niger e Ciad, i capi di governo ricevevano finanziamenti dalla Libia. Con il tempo, quei governi sono diventati dipendenti dalla generosità di Gheddafi, garantita a sua volta dalla ricchezza generata dallo sfruttamento delle ampie risorse petrolifere del paese. Le politiche saheliane si sono imperniate sugli accordi economici e non su una prospettiva di pacificazione di lungo periodo. La caduta di Gheddafi, aiutata, provocata, dall’intervento di potenze estere, in particolare da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, ha messo in evidenza questa tendenza. In Mali e in Niger, le tensioni sociali e politiche si sono acuite nell’impossibilità di ri-costruire quella rete di sostegno economico ideata da Gheddafi. Così le rivendicazioni Tuareg sono ricomparse più forti di prima. In Algeria, le zone grigie del controllo politico sono diventate un terreno fertile per il radicamento di gruppi islamici. In questo disordine, si sono sviluppati nuovi flussi migratori lungo le antiche rotte di comunicazione interne al deserto.
L’instabilità e la variazione delle zone di conflitto continua tuttora a plasmare questi flussi. Se prima la via preferita era quella che da Bamako portava verso Kigali (Mali), dopo il fallito colpo di Stato in Mali del 2012, il raccordo massimo è diventato il Niger. Dalla capitale Niamey partono gli autobus che fanno scalo ad Agadez, antico terminale carovaniero e antico centro di diffusione del sapere islamico africano, per poi ripartire verso l’Algeria o la Libia.
Per lungo tempo crocevia di traffici, il Sahara e il Sahel hanno affascinato esploratori e scrittori. Alcuni alla ricerca di spazi infiniti dove ritrovare se stessi, altri ne hanno raccontato la bellezza e le popolazioni.

Ecco-allora- una selezione della letteratura di viaggio sul deserto tra avventura e misteri, le tribù nomadi e le architetture, naturali e non, oltre la quotidianità dell’instabilità e del fenomeno migratorio.

Le vie della sete, esplorazioni sahariane di Ardito Desio, Casa Editrice Polaris, 2006. Ardito Desio, geografo e geologo, ha organizzato circa quindici missioni di studio intorno al mondo. In Africa, Desio scoprì per primo il petrolio della Libia e ne disegnò la prima mappa nel 1940. Nonostante la finalità scientifica del testo, Desio lo scrisse come un romanzo.

Le donne blu di Cino Boccazzi, Neri Pozza Editore, 2002: un racconto della vita dei Tuareg, delle loro abitudini e dei loro riti, dei ruoli sociali degli uomini e delle donne ma anche delle loro guerre, della resistenza contro i francesi e gli inglesi. Il tutto contornato dalle dettagliate descrizione dei paesaggi desertici e delle antiche città carovaniere.

La valle della casbah, Jeffrey Tyler, Neri Pozza Editore, 2003. Un racconto di viaggio interno al Marocco, distante delle coste, lungo la Valle del Draa seguendo le oasi, immergendosi tra i beduini, l’Hammada (i grandi desertici tavolati rocciosi) fino al Mediterraneo.

VIl Grande Mare di Sabbia di Stefano Malatesta, Neri Pozza Editore, 2006. Interviste e racconti dei grandi personaggi che hanno attraversato in lungo e in largo i deserti, come ad esempio Antoine de Saint Exupéry, T. E. Lawrence o anche Laszlo von Almásy, valorizzate dalle storie delle persone che da lungo tempo abitano il deserto.

Le radici nella sabbia, viaggio in Mali e Burkina Faso, Marco Aime, EDT, 2013: Un viaggio tra le bellezze del Sahel: da Bamako (Mali), fino a Ouagadougou (Burkina Faso), passando per le piste di sabbia, le acque del Niger, Aime offre una prospettiva diversa da quella data dalle classifiche internazionali che pongono il Sahel e i suoi popoli tra gli ultimi degli ultimi.

Per approfondire gli argomenti consigliamo due letture comparse sui numeri di Limes – Rivista italiana di geopolitica: Niger l’imbuto della speranza, sulla posizione del Niger nella rotta dei migranti, pubblicato nel 2015 e Anatomia del Sahara per una descrizione geografica descritta delle regioni interne al deserto, pubblicato nel 2012

Maria de falco Marotta
Società