C’È ARIA DI POLEMICA INUTILE SUL “VANGELO PERDUTO”( O DI GIUDA) E SUL “CODICE DA VINCI...O NO?

Da più parti cattoliche è sorta una discussione- polemica su due eventi che, tuttosommato, pongono ancora una volta e per nostra fortuna, al centro Gesù Cristo, il Signore, il Redentore ed amico di tutti: il ritrovamento- lancio de “Il vangelo di Giuda” e del film “Il Codice da Vinci” di quel Dan Brown che ha fatto soldi a palate con il romanzo dallo stesso titolo e, che tra poco sarà anche sugli schermi non solo italiani, sperando di raccogliere altrettanto messe.

Il romanzo ha venduto ed ha incassato milioni di dollari, ma non succederà lo stesso con il film.

I precedenti su queste operazioni sacro- profano, condite dal sesso non hanno avuto mai troppa fortuna. Basti citare L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese , dichiarato offensivo per i cristiani che avevano predisposto una specie di crociata per non far proiettare la pellicola, vista poi dai critici dopo l’una di notte. Fu una delusione: il film era noioso tanto che parecchi si addormentarono, e la mattina seguente non sfilò alcun corteo di protesta, la cosa si tacitò da sola e il film fu un plof.

Sennonché la “grancassa” gratuita pubblicitaria offerta oggi dalle istituzioni cattoliche che, scioccamente, temono un cambio di rotta dei cristiani “affascinati” dalla gnosi che circola nella società attraverso le sottili operazioni di marketing(Il clamore sia per Il Vangelo di Giuda che per Il Codice da Vinci) e i suoi continui allarmati interventi nei Media che trattano tutti come una massa di imbecilli basiti dalla TV trash, non fanno altro che stuzzicare la curiosità , specie per la storia d’amore tra Gesù e Maddalena su cui si impernia il romanzo e il film.

Si sa che la chiesa cattolica ha una fobia per il sesso, sebbene al suo interno si registrino spesso cose vergognose, specie per la pedofilia. Figuriamoci se non ecciterà la gente una storia d’amore tra Gesù e Maria Maddalena, con un intreccio misterioso ed erotico che mina( ma dove!) alle basi le credenze cattoliche.

Il film sarà nelle sale italiane dal 9 maggio2006 in poi.

Quando Rabbi Gamaliele fu interpellato sulla pericolosità della “setta” cristiana rispose di non preoccuparsene perché se era cosa di qualche facinoroso sarebbe sparita subito dalla storia, invece se era opera di Dio, niente l’avrebbe fermata.

Infatti, perché agitarsi tanto per Il Codice da Vinci?

Aspettiamo…

Altra riflessione merita:

Il Vangelo di Giuda

La campagna di sfaldamento de”Il Vangelo di Giuda”, è un po’ pericolosa, in quanto si tende a tacciare di “falso” il lavoro di recupero svolto da un’equipe scientifica di esperti nella lingua copta e in ricerche archeologiche sostenuti dal National Geographic Society.

Mi fa impressione leggere su certa stampa cattolica l’ironia per il lavoro di rinomati ed anziani studiosi come tutti “venduti” per un macchinoso complotto contro la chiesa(e c minuscola, per indicare la gerarchia cattolica) .

Leggendo il noiosissimo “Il Vangelo perduto” di Herbert Krosney, si evince che la chiesa dei primi tempi era fragile, poi fu saldamente “fondata” da alcuni Padri della Chiesa quali Ireneo ed Atanasio che cercarono di dare al cristianesimo ancora non troppo saldo sulle sue gambe, visto il nascere e il pullulare di molti “cristianesimi”, un corpus dottrinario uniforme con una letteratura condivisa.

Ireneo ed Atanasio

Questi due giganti della Chiesa sono vissuti tra il 120 dopo Cristo e il 368 circa. Quindi sono quasi contemporanei ai redattori dei quattro Vangeli e al Concilio di Nicea avvenuto nel 325, quando già Costantino aveva reso legittima la professione della fede cristiana.

Ireneo, che visse ed operò tra il 120 e il 202 circa, conosceva benissimo il “Vangelo di Giuda” e gli altri numerosissimi scritti gnostici che “giravano” soprattutto tra gli intellettuali del tempo, essendo la gran massa dei credenti analfabeti. Sentendosi assediato dalle troppe “eresie”, scrisse il famoso “Adversus Haereses”(Contro le eresie: confutazione e smascheramento della falsa gnosi”, in cinque volumi) decretando che non potevano esserci troppi vangeli, ma solo quattro(Matteo, Marco, Luca, Giovanni) come quattro erano i punti cardinali e i venti. Fu stabilito anche che Giuda Iscariota era un traditore, colui che consegnò Gesù nelle mani dei suoi nemici affinché si adempisse la Scrittura.

Atanasio( nato circa nel 295 ad Alessandria) partecipò al Concilio di Nicea nel 325. Combatté strenuamente l’eresia ariana e chiunque avesse voluto vanificare le conclusioni dottrinali del Concilio di Nicea. Fu arrestato e mandato in esilio tre volte e visse dolorosamente le lotte intestine all’interno del cristianesimo per conquistare la supremazia.

In tale contesto, tra il 330 e380, prese corpo la struttura definitiva del canone cristiano. In una sua lettera del 367, Atanasio senza tanti giri di parole, stabilì che i Vangeli erano quattro( quelli che conosciamo), elencando poi i libri e le lettere del Nuovo Testamento come poi furono approvate dal Concilio di Trento e ratificate sempre dai Concili successivi.

Perché dei tanti altri scritti sul cristianesimo dei primi tempi, non si è trovato traccia per secoli?

Nell’antichità gli scrivani di professione riproducevano i libri a mano. Se un libro non era “sponsorizzato”, non veniva copiato. Anzi, se si trattava di un testo boicottato dai cristiani, era facilmente accantonato. Atanasio godeva di una notevole autorità, essendo non solo vescovo di Alessandria, ma un capace “politico” che si fece amici i famosi Padri del deserto e i suoi fedeli che convinse di attenersi al Canone stabilito e sbarazzarsi dei libri “eretici”. E fra questi, ovviamente, c’era Il Vangelo di Giuda, ritrovato poi a distanza di tanti secoli e tradotto e commercializzato dalla National Geographic Society.

In questo codice che ha richiesto tanti anni di lavoro, non c’è niente che possa turbare o incrinare la fede in Gesù Cristo.

Anzi, se Giuda ha dovuto ricoprire il ruolo del traditore affinché si adempissero le Scritture, è da compiangere e dirsi “solidali” con lui, visto che oggi i traditori degli innocenti sono tanti. Inoltre, richiamo la dottrina della predestinazione, tanto cara ad alcuni rami del cristianesimo odierno., che non scandalizza più alcuno né viene messa al bando.

E’ meglio per noi , se accettiamo con disponibilità quanto si porta alla luce di scritti antichi che aiutano a capire la vita tempestosa e travagliata dei primi cristiani. Chiudersi nelle torri è pericoloso. Tanto per dire, già su SKy il 9 maggio 2006 sarà presentato in anteprima mondiale Il Vangelo di Giuda e poi…

Che cos’è il Vangelo di Giuda?

Il Vangelo di Giuda è un manoscritto redatto su papiro e legato da un laccio di pelle, probabilmente copiato in copto, che fu ritrovato negli anni Settanta nel deserto presso El Minya, in Egitto ed inizialmente datato intorno al 300 d.C.

Le sue peculiarità

Dalla datazione al carbonio del manoscritto, avvenuta nell'università dell'Arizona, è risultato che esso risale al 280 d.C., con un margine d'errore di 50 anni.

Dopo lunghe peripezie e passaggi di proprietà, rimase in una cassetta di sicurezza a Long Island (Usa) per 16 anni prima di venire acquistato dall'antiquaria di Zurigo Frieda Nussberger-Tchacos nel 2000 e poi essere dalla stessa ceduto nel 2001 alla Maecenas Foundation for Ancient Art di Basilea per farlo conservare e tradurre.

Il manoscritto è stato autenticato e tradotto dopo un lavoro durato cinque anni ed alcune pagine ricostruite sono state mostrate in pubblico per la prima volta il 6 aprile 2006 : è stato presentato negli Usa, a Washington, nella sede della National Geographic Society.

Si tratta dell'unico testo che prende le difese di Giuda, discepolo di Cristo ed il suo contenuto finora gli studiosi cercavano di dedurlo, con molte riserve, dai lineamenti generali dalla dottrina dei Cainiti(una delle tante sette dei primi tempi del cristianesimo).

Contrariamente a quanto raccontano Matteo, Marco, Luca e Giovanni nel Nuovo Testamento, dove Giuda è ritratto come un traditore, secondo questo vangelo Giuda consegna Gesù alle autorità su richiesta dello stesso Cristo. L'ipotesi formulata da Craig Evans, docente di Nuovo Testamento presso l'Acadia Divinity College dell'Acadia University di Wolfville, in Canada, è che Gesù avesse segretamente dato istruzioni a Giuda di portarlo alle autorità romane. Si spiegherebbe così la frase a lui rivolta e riportata dal Vangelo di Giovanni: «Qualunque cosa tu debba fare, falla in fretta».

il codice, originariamente compilato in greco antico, viene citato per la prima volta da Sant'Ireneo di Lione nella sua opera «Contro gli eretici» scritta attorno al 180.

"Solo Giuda il traditore conosceva la Verità come nessun altro e che per questo ha realizzato il mistero del tradimento, in seguito al quale tutto, in terra e in cielo, rimase sconvolto. Essi hanno dunque prodotto una storia fondata su dette basi e l'hanno chiamata Vangelo di Giuda."

(Adversus haereses, I. 31,1).

I Vangeli sono libri che raccontano la vita e la predicazione di Gesù Cristo.

"Vangelo" è una parola d'origine greca, εὐαγγέλιον, euangelion , che approda all'italiano attraverso il latino evangelium e significa letteralmente "lieto annuncio", "buona notizia".

Le attuali chiese cristiane riconoscono come "canonici", cioè parte della Bibbia (Nuovo Testamento), quattro Vangeli: secondo Matteo, secondo Marco, secondo Luca e secondo Giovanni. Il suo Canone fu fissato nel corso del IV secolo e i libri che ne fanno parte sono considerati dai cristiani ispirati da Dio.

Quelli che non sono nel Canone sono detti apocrifi: il più conosciuto è il Protovangelo di Giacomo. Gli apocrifi non sono valutati necessariamente falsi, ma secondo la Chiesa non sono ispirati. Anche dagli storici sono ritenuti generalmente meno attendibili: si tratta infatti di opere composte dal II secolo in avanti, quindi a distanza di tempo dagli eventi narrati. Ciò nonostante hanno avuto una certa influenza nella tradizione e nell'iconografia: ad esempio la presenza del bue e dell'asinello nella grotta della Natività e il nome dei genitori di Maria (Gioacchino e Anna) ci pervengono proprio dal protovangelo di Giacomo. Altri testi apocrifi sono venuti recentemente alla luce, come il Vangelo di Didimo Thoma.

Autori

Secondo la tradizione, gli autori dei quattro Vangeli canonici sono:

• Matteo: chiamato anche Levi, fu uno degli apostoli. Era pubblicano, cioè esattore delle tasse: Gesù lo chiamò mentre sedeva al banco delle imposte.

• Marco: viene identificato col "giovinetto vestito di un lenzuolo" che tentò di seguire Gesù dopo il suo arresto (Mc 14, 51-52). Successivamente fu discepolo di San Pietro; seguì anche San Paolo in uno dei suoi viaggi missionari.

• Luca: discepolo di San Paolo, lo accompagnò in alcuni dei suoi viaggi. È ritenuto anche l'autore degli Atti degli Apostoli. Era medico, probabilmente di Antiochia. Secondo la tradizione, dipinse anche un ritratto della Madonna.

• Giovanni: fu uno degli apostoli più vicini a Gesù. Nel suo Vangelo spesso indica se stesso con l'espressione "il discepolo che Gesù amava". È considerato anche l'autore di tre Lettere Apostoliche e dell'Apocalisse.

I primi tre Vangeli (Matteo, Marco, Luca) sono detti sinottici perché trattano parallelamente degli stessi eventi, con varie somiglianze e alcune differenze. Invece il Vangelo secondo Giovanni segue uno schema a parte, diverso da quello dei sinottici.

Lingua

I più antichi manoscritti dei vangeli, come pure di tutto il Nuovo Testamento, ci sono pervenuti in greco. La maggior parte degli studiosi oggi ritiene che i quattro vangeli siano stati redatti originariamente in greco, la lingua dell'oriente romano. Sulla traccia di alcuni annotatori antichi si è avanzata l'ipotesi che Matteo abbia scritto originariamente in aramaico il suo vangelo (detto vangelo degli ebrei) e che questo sia stato tradotto in greco con correzioni di Marco. Tuttavia non esiste alcun manoscritto in aramaico che possa provarlo, ma solo tarde traduzioni dal greco.

Ipotesi della scuola di Madrid

Uno dei più recenti, ed interessanti lavori è quello svolto dalla "scuola di Madrid". Secondo gli esperti di tale scuola il testo greco conosciuto sarebbe la traduzione di un testo precedente in aramaico, la lingua parlata da Gesù e dagli apostoli. Molte incongruenze si spiegherebbero quindi come errori di traduzione dall'aramaico al greco. Tale lavoro, che peraltro non modifica la dottrina della Chiesa con interpretazioni eterodosse, è ampiamente specialistico e i suoi risultati ancora all'esame della comunità scientifica. L'adozione di eventuali nuove traduzioni dovrà comunque essere sottoposta al giudizio del Magistero della Chiesa.

Datazione dei vangeli canonici

Il Vangelo di Marco è ritenuto il più antico dei quattro, di poco anteriore a quelli di Matteo e Luca, mentre il Vangelo di Giovanni sarebbe stato composto successivamente.

Secondo la cronologia più comunemente accettata, i vangeli sinottici sarebbero stati scritti intorno agli anni 70-80, quello di Giovanni verso il 100. Si presuppone quindi un periodo di alcuni decenni nel corso del quale la tradizione relativa a Gesù sarebbe stata trasmessa oralmente, o per mezzo di altri vangeli o documenti che non ci sono pervenuti.

Sono state proposte però anche altre cronologie, sia più antiche sia più recenti.

La data più antica si sostiene soprattutto sull'identificazione (incerta) di un frammento di papiro rintracciato nelle grotte di Qumran (il frammento 7Q5), dove gli Esseni avevano nascosto un gran numero di testi religiosi, con un brano del Vangelo di Marco. Poiché il frammento in questione, secondo l'esame del radiocarbonio, è collocabile tra il 50 a.C. ed il 50 d.C.. E’ possibile, allora, che i testi sulla cui base il Vangelo è stato composto risalgono a prima del 50.

Inoltre, se, come sostiene la scuola di Madrid, i Vangeli a noi pervenuti sono la traduzione di originali aramaici, questi devono essere stati composti nell'ambito della primitiva comunità cristiana di Gerusalemme, che si disperse prima del 70.

La cronologia più recente si basa invece sul fatto che i padri della Chiesa e gli altri scrittori cattolici non si riferiscono ai vangeli canonici prima della seconda metà del II secolo, pur esprimendosi su quelli apocrifi. Alcuni ritengono quindi che i Vangeli risalgano al 150 circa; essi potrebbero essere stati composti a partire da testi preesistenti (il che spiegherebbe la presenza del frammento 7Q5 a Qumran se questo venisse effettivamente riconosciuto come parte del vangelo di Marco).

Utilizzo del termine "vangelo"

Nell'Antico Testamento

In Isaia 52,7 si dice del messaggero di lieti annunci. L'espressione "lieti annunci" contiene nella versione greca la stessa parola vangelo. Il contesto è quello del ritorno a Gerusalemme degli esiliati in Babilonia.

Isaia 61,1 è un passo profetico ripreso da Gesù quando si presentò nella sinagoga di Nazareth, sua città natale. Parla dell'azione dello Spirito di Dio sul consacrato (messia) del Dio ebraico. L'opera del messia sarà una buona notizia ("vangelo") per i poveri, fondandosi sulla loro liberazione. Gesù applicherà a sé e alla sua opera questa profezia dell'Antico Testamento.

Nel Nuovo Testamento

Vangelo come annuncio del Regno

Nei vangeli sinottici, il termine è in bocca allo stesso Gesù:

Il tempo è compiuto, e il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete alla buona notizia (vangelo) (Marco 1,15).

Qui la parola indica l'irruzione di Dio nella storia degli uomini attraverso la persona di Gesù di Nazareth. Lo stesso significato si trova in san Paolo nella Lettera ai Filippesi, dove nella lettera ritorna l'idea del vangelo-buona notizia che si è diffuso nella comunità di Filippi: parla della sua gioia per la loro "cooperazione alla diffusione del vangelo" (1,5) e della "grazia che mi è stata concessa sia nelle catene, sia nella difesa e nel consolidamento del vangelo" (1,7); riconosce che le sue "vicende si sono volte piuttosto a vantaggio del vangelo" (1,12); è cosciente di essere stato "posto per la difesa del vangelo" (1,16); invita i filippesi a comportarsi "da cittadini degni del vangelo" (1,27)...

Lo stesso significato emerge nella Lettera agli Efesini, dove è in rilievo che il Vangelo è l'annunzio di Cristo, trasmesso dagli apostoli:

In lui (Cristo) anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso (1,13).

I pagani cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo (3,6).

Vangelo come kerigma

In altra circostanza san Paolo usa invece la parola riferendosi all'annunzio fondamentale (kerigma) che egli faceva nelle comunità cristiane, annuncio incentrato nella Pasqua di Gesù. Nella Prima Lettera ai Corinzi (15,1-8) afferma:

Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! Vi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.

Vangelo nella lettera ai Galati

Nella Lettera ai Galati di San Paolo, scritta nel contesto del conflitto di Paolo contro l'obbligo della circoncisione e del rispetto globale della tradizione ebraica, come interpretata nelle chiese ellenistiche da lui fondate e diversamente dalla Chiesa di Gerusalemme, "vangelo" significa la condizione di libertà dalla legge mosaica che Cristo avrebbe portato. Tale libertà, diversamente dalle chiese giudeo-cristiane, a suo parere permetteva l'abolizione totale della legge mosaica e dell'obbligo della circoncisione per i cristiani provenienti dal paganesimo:

Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! (1,6-8).

Nella letteratura ellenistica del I secolo

Nella letteratura ellenistica euaggélion significa "buon annuncio". Così in Giuseppe Flavio, Beh. 2,42 appare l'espressione deinòn euaggélion = "splendida notizia": quella data al procuratore Gessio Floro sull'aggravarsi della situazione in Gerusalemme all'inizio della guerra giudaica nel 66 d.C.

Vangelo come genere letterario

A partire dal II secolo, Vangelo passa ad indicare il genere letterario che racconta la vita di Gesù, i suoi insegnamenti, le sue opere, la sua morte e resurrezione.

Esso si distingue da quello delle biografie che forniscono un'informazione completa sulla vita di una persona; invece nei vangeli la finalità è trasmettere la predicazione della chiesa dei tempi apostolici riguardante colui che considerava il suo Signore e Messia, Gesù di Nazareth, incarnato, morto e risorto per la salvezza degli uomini.

Non sconcerta quindi il fatto che nei vangeli non compaiono le informazioni sui primi trent'anni di vita di Gesù. E dove Matteo e Luca riportano alcuni episodi della sua infanzia, lo realizzano in funzione teologica, per dare risalto a Gesù come Signore (Luca), e constatare il compimento in lui delle scritture (Matteo).

I vangeli canonici

Tra i quattro Vangeli, tre di essi, Matteo, Marco e Luca, sono detti sinottici, perché mettendoli in colonna l'uno di fianco all'altro (synopsis = "una sola vista" in greco) si scopre che hanno una struttura letteraria parallela, come se si fossero copiati l'uno dall'altro o avessero attinto a una fonte comune, mentre quello di Giovanni è completamente diverso.

Infatti, lo stile dei primi tre vangeli è in genere molto immediato, quello di Giovanni è più complesso. In particolare, Giovanni non riporta l'istituzione dell'Eucaristia.

Vangelo secondo Matteo

Il Vangelo secondo Matteo era destinato ad un pubblico di origine ebraica. Lo si evince dalla frequenza con cui sono riportate le citazioni dall'Antico Testamento. Secondo la tradizione cristiana l'autore sarebbe uno dei dodici apostoli, in certi passi chiamato Matteo (l'esattore delle tasse), in altri Levi.

Questo Vangelo, ricco di parabole, contiene il celeberrimo discorso della montagna, generalmente considerato come il passo più ricco di valore morale e che per secoli ha ispirato popoli di ogni cultura e religione.

Vangelo secondo Marco

Il Vangelo secondo Marco ha un tono più narrativo: ricco di particolari, dipinge efficacemente la Palestina dell'epoca di Gesù. I destinatari dell'opera erano i cristiani non ebrei quali, ad esempio, quelli di Roma. L'autore è il Marco conosciuto da Pietro, che più tardi ha accompagnato Paolo e Barnaba.

Vangelo secondo Luca

Il terzo Vangelo, di Luca, è connesso con gli Atti degli Apostoli: scritti dallo stesso autore, presentano il medesimo stile e hanno lo stesso destinatario, un certo Teofilo del quale non si hanno ulteriori notizie e che potrebbe anche non esistere, ma essere una metafora (il nome, in greco, significa infatti Amico di Dio). Secondo la tradizione, l'autore è Luca, compagno di San Paolo in alcuni dei suoi viaggi.

Il cuore dell'opera è l'attività di Gesù a Gerusalemme, la predicazione dell'inizio di una nuova era, il riscatto degli uomini e l'amore per i poveri.

Vangelo secondo Giovanni

Il Vangelo secondo Giovanni è diverso (anche stilisticamente) rispetto agli altri: ci sono molte meno parabole, meno miracoli, non vi è accenno all'Eucaristia, al Padre nostro, alle beatitudini. Compaiono invece nuove espressioni per indicare Gesù.

Secondo la tradizione l'autore è l'Apostolo Giovanni, quello prediletto da Gesù, autore anche dell'Apocalisse.

I vangeli apocrifi

Dal II secolo in avanti spuntano altri vangeli, detti oggi apocrifi. Nascono nel contesto di corrente teologiche giudicate eretiche dalla chiesa cristiana del tempo, soprattutto di stampo gnostico. Per questo, a differenza dei quattro vangeli canonici, non sono stati riconosciuti come ispirati né dalla chiesa di allora, né da nessuna delle chiese cristiane di oggi.

I vangeli apocrifi contengono anche dei riferimenti alle vicende umane di Gesù che non compaiono negli scritti canonici. Mostrano un interesse per i miracoli, per l'infanzia di Gesù, per le vicende degli apostoli non menzionati negli Atti.

Iconografia

Solitamente gli evangelisti vengono rappresentati sotto forma allegorica, che ricorda gli attributi di Dio narrati da Ezechiele:

• Matteo è raffigurato come uomo (o angelo: tutte le figure sono infatti alate). Il vangelo di Matteo è infatti quello che mette più in risalto l'umanità del Cristo (il Figlio dell'Uomo, come viene indicato).

• Marco è raffigurato come leone. Nel vangelo di Marco viene maggiormente indicata la maestà del Cristo.

• Luca è raffigurato come bue. Il vangelo di Luca è quello della mansuetudine.

• Giovanni è raffigurato come aquila. Il suo Vangelo infatti ha una visione maggiormente teologica, e quindi è quello che ha "la vista più acuta".

Gnosticismo

Lo gnosticismo è un movimento filosofico- religioso, molto articolato, la cui massima diffusione si ebbe nel II e III secolo dell'era cristiana. Il termine gnosticismo deriva dalla parola greca gnósis (γνῶσις), "conoscenza", e si riferisce all'idea di una conoscenza segreta del divino (conoscenza esoterica) che soltanto pochi iniziati possiedono.

Origini

Sembra accertato che esso abbia tratto il suo maggior impulso dalla speculazione mistica e dall'apocalittica diffuse negli ambienti ebraici del I secolo d.C. e connesse con le dottrine dualistiche dello zoroastrismo persiano. Ma non mancano nemmeno influenze della metafisica platonica. Ebbe come centri di maggiore fioritura soprattutto Alessandria d'Egitto e Roma, tra il I e il IV secolo d.C.. Un particolare impulso ebbe negli ultimi secoli in Siria ed in Egitto, grazie alla sua diffusione in ambienti monastici, attraverso le numerose correnti ascetiche.

Dottrina

La dottrina, secondo gli gnostici, venne rivelata direttamente da Cristo ad una ristretta cerchia di iniziati, escludendo così la gerarchia della Chiesa. Inoltre essa doveva giungere attraverso esperienze personali e non attraverso lo studio dei testi canonici.

Gli gnostici elaborarono una complessa cosmogonia al fine di spiegare l'origine del mondo materiale. Secondo questa un Dio unico e inconoscibile (l'Eone eterno e perfetto) ha emanato alcune coppie di entità divine minori (note come Eoni), che si generavano gli uni dagli altri e si estendevano all'infinito a formare tutte insieme il Pleroma (ovvero la pienezza del divino). L'ultima di esse, però, Sophìa per la sua brama di conoscere l'inconoscibile Dio, nella sua vanità sfrenata, attirò su di sé la punizione di Dio, che la scacciò dal Pleroma. Esiliata dalla sua patria celeste, Sophìa emanò una serie di eoni inferiori (detti Arconti), tra cui il Demiurgo (Jaldabaoth), indentificato con Yahweh, il Dio vendicativo dell'Antico Testamento, in contrasto con il Dio Buono del Nuovo Testamento: tale corrente era detta dualistica e rappresenta un punto fondamentale dello gnosticismo. Questa potenza inferiore, ignorante del mondo superiore perfetto, fu la responsabile della creazione del mondo materiale, del cosmo e dell'uomo. Tuttavia le potenze superiori, commosse dal pianto di pentimento di Sophìa, le concessero di ascendere fino ai margini del mondo della Luce.

La complessa visione induce a considerare la realtà umana, vincolata all'imperfetto mondo materiale, ma nella quale è imprigionata l'anima (una particella della Luce o Pneuma), che può essere in grado di sfuggire al giogo del Demiurgo. Gli uomini, però, non sono consci di possedere in sé una scintilla divina, perciò fu inviato sulla terra l'eone Cristo, affinché potesse svelare agli iniziati questa verità. Tuttavia l'eone Cristo non si incarnò in Gesù, ma fece in modo che gli uomini percepissero la sua illusoria realtà umana come reale (docetismo).

Gnosticismo e cristianesimo

In generale gli gnostici tendevano ad identificare il Dio veterotestamentario con la potenza inferiore del Demiurgo, mentre il Dio neotestamentario con l'Eone perfetto ed eterno, il generatore dell'eone Gesù. Dalla concezione docetica insita nello gnosticismo deriva poi il rifiuto della morte in croce e resurrezione del Cristo (e quindi dei corpi): Egli non sarebbe morto crocifisso, ma sarebbe ritornato direttamente al suo mondo superiore. Tutte queste convinzioni contrastavano fortemente con l'ortodossia del Cristianesimo che andava formandosi in quei primi secoli. Fu quindi inevitabile che le dottrine gnostiche, che in un primo tempo si erano diffuse anche all'interno della Chiesa, incontrassero l'opposizione delle comunità cristiane e fossero considerate come eretiche. Ciò portò il movimento gnostico ad un rapido declino.

Culto e etica

Nella pratica ogni setta predicava una propria variante al credo gnostico e quindi praticava un proprio culto. Alcune sette respingevano completamente i sacramenti, mentre altre accettavano quali strumenti di conoscenza il battesimo e l'Eucaristia, affiancandoli ad altri riti che, per mezzo di inni e formule magiche, dovevano propiziare l'ascesa al regno spirituale del principio divino dell'anima umana.

Da un punto di vista etico, lo gnosticismo oscillava fra il rigore e il lassismo: se, infatti, la valutazione negativa della materia e del corpo spingeva alcuni gruppi ad astenersi anche dal matrimonio e dalla procreazione, la convinzione che l'anima fosse assolutamente estranea al mondo materiale portava altre correnti a giudicare in termini relativistici ogni atto connesso con il corpo.

Eredità dello gnosticismo

La rilevanza del pensiero gnostico inizia a declinare a partire dal IV secolo, esistono tracce della persistenza di tali concezioni nella storia del pensiero religioso e filosofico occidentale fino ai giorni nostri. Già nel medioevo, comunità come quelle dei manichei, degli albigesi, e dei bogomili, abbracciarono le concezioni dualistiche sviluppate dallo gnosticismo, così come nel caso dei mandei, una comunità religiosa tuttora attiva in Iraq e Iran, i cui caratteri gnostici sono molto evidenti.

Più tardi ripresero il modello gnostico l'alchimia e l'astrologia rinascimentale, scienze esoteriche che si nutrivano delle pubblicazioni di letterati come Marsilio Ficino (1433 - 1499), che nel 1463 tradusse il Corpus Hermeticum, una raccolta di scritti sapienziali di epoca ellenistica, attribuiti a Ermes Trismegisto.

In epoca contemporanea, a fianco di movimenti elitari che si richiamano alle correnti gnostiche del passato, non mancano tentativi di identificare caratteri gnostici in correnti di pensiero moderne: così nel nichilismo ed esistenzialismo con l’assenza di significato dell'esistenza terrena. Carl Gustav Jung studiò a lungo il pensiero gnostico, affiancando ad esso le sue conoscenze di psicologia.

E' possibile riscontrare tracce delle dottrine gnostiche in opere letterarie contemporanee.

Letteratura gnostica

La conoscenza della dottrine gnostiche si è basata fino al 1945, quasi esclusivamente sulle citazioni, spesso incomplete e parziali, degli scrittori cristiani, che ne scrivevano con l'intenzione di confutarle. Si trattava di una conoscenza molto limitata ed incerta del pensiero gnostico originale, poiché essi tendevano a confondere le comunità da cui tale pensiero nasceva ed i loro maestri. La fondamentale scoperta dei manoscritti di Nag Hammadi ha consentito finalmente l'accesso alle fonti originali del pensiero gnostico. Esistono infine raccolte di frammenti (principalmente quelli provenienti da Ossirinco in Egitto) che contengono altri testi, che per la loro natura sono spesso incompleti. Hanno tuttavia trovato grande utilità nel raffronto con gli scritti di Nag Hammadi.

L'ultimo testo ritrovato e pubblicato è il Vangelo di Giuda, che oltre a riabilitare la figura di questo apostolo, fornisce ulteriori indicazioni sul carattere gnostico degli insegnamenti di Gesù. Giuda sarebbe stato l'unico discepolo che avrebbe compreso il suo vero messaggio, tendente a liberare l'anima dal corpo. Il tradimento di Giuda sarebbe avvenuto su invito dello stesso Gesù.

Maria de Falco Marotta

N.B. Per scrivere tale servizio ho utilizzato alcuni miei testi per le scuole superiori:Il Dio della Vita, ed. Elledici – Il Capitello e Wikipedia,

Maria de Falco Marotta
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