PIANETA RUSSIA; MOLTI DICONO DI CONOSCERLA MA ...

La Russia è una severa maestra (2°): petrolio e dintorni

Oggi è cosa nota: per tutto ciò che accade al Mondo, la colpa è sempre del petrolio!

Con la Grande Guerra nacque la teoria che i conflitti fossero voluti dai “mercanti di cannoni”, benché si sapesse che larga parte degli armamenti fosse fabbricata direttamente negli arsenali di Stato. Poi, con la guerra fredda, con il confronto USA-URSS, tutto fu visto come conseguenza diretta od indiretta del conflitto latente tra mondo comunista ed Occidente.

Intendiamoci, in tutto ciò vi era del vero ma ... come spesso accade troppa semplificazione oscurò le cento altre ragioni, le mille altre cause di conflitto, di confronto. Il tutto non certo a vantaggio della lucidità di giudizio e sovente della verità.

Con la “caduta dei muri” parlare di guerra fredda non era più possibile, ai mercanti di cannoni non credevano più neppure i marxisti più convinti. Urgeva, per i giornalisti ed i tuttologi in vena di semplificazioni populiste, trovare un altro “orco”, un’ altra causa di tutti i mali che, da sempre, atterriscono la terra.

Forse fu un caso ma proprio allora scoppiò la Prima Guerra del Golfo. Che occasione d’oro! Con tutto quel petrolio in giro! Ecco il “mostro da sbattere in prima pagina” tutta colpa sua, tutta colpa dell’oro nero.

Passando sopra al fatto il Medio Oriente DA SEMPRE sia stato una zone di potere ed instabilità, che da sempre vi si siano confrontati i più grandi imperi della storia. Che la guerra arabo-israeliana abbia per oggetto del contendere una delle poche aree di quel territorio ove NON vi è petrolio... e che tutto ciò risalga da epoche in cui del petrolio non si sapeva che farsene (non tutti lo ricordano ma il petrolio, sino alla fine del XIX secolo, non interessava nessuno!).

Venne poi l’interminabile, feroce e sanguinosissima guerra dell’ex Jugoslavia. Qui di petrolio non ve ne era ma i tuttologi cercarono ancora disperatamente qualche causa economica, troppo forte l’influenza della storiografia marxista: tutto ha alla base l’economia. Ma fu inutile! Come si fa a trovare cause economiche nella Dalmazia interna, terra ove le capre faticano a trovare sostentamento ed ove, di minerali strategici, non ve ne è traccia? Eppure ricordo ancora: nella scuola in cui insegnavo, sapendomi viaggiatore e conoscitore dei Balcani, molti colleghi venivano a chiedermi “...ma cosa c’è sotto..?”. Non potevano credere che la molla del massacro fosse da ricercare nelle cause storico-culturali dei Balcani. Proprio quelle cause negate o totalmente trascurate dalla storiografia e sociologia dominante (ancora oggi).

Ma se la guerra dell’ex Jugoslavia mise un po’ in crisi certe teorie (e forse proprio per questo oggi non ne parla più nessuno), Osama Bin Laden, con i suoi petrodollari, il terrorismo che esce dai paesi più ricchi di oro nero ed infine la guerra in Irak hanno riportato in auge la Teoria Petrolifera: tutta colpa di quel liquido oleoso e puzzolente, senza il quale, inutile negarlo, mezzo Mondo si fermerebbe.

Ma è poi vero che sia tutta colpa sua? O, tanto per cambiare, a furia di semplificare, a furia di voler trovare colpevoli a tutti i costi, si è finito per perdere di vista tutta un’altra serie di realtà?

Ancora una volta la Russia ci fornisce un esempio da meditare profondamente.

Come tutti sanno il Caucaso è un’area d’instabilità, un poco come i Balcani.

Ed in Caucaso i Russi (e non solo, ma questo i più lo dimenticano) hanno uno dei loro problemi principali, che tutti noi conosciamo: la Cecenia. Problema che purtroppo sovente si è proiettato anche al di fuori di quel territorio, investendo altre repubbliche della Federazione Russa, in particolare il Daghestan e l’Inguscezia, lambendo pure l’Ossezia settentrionale. Ora pare (almeno così si sostiene in Russia) che la situazione sia in via di normalizzazione ma restano – inutile negarlo – molti problemi e la realtà di una guerra che sembra sia costata, solo durante la prima offensiva voluta da Elzin, all’Esercito Russo il triplo di caduti rispetto alla lunga guerra afgana dell’URSS. Non poco quindi e senza contare le vittime civili e gli infiniti disastri che affliggeranno (ammesso che torni realmente la pace) territori devastati da una guerra pluridecennale.

E tutto ciò perché? Ma per il petrolio, lo sanno tutti! Pozzi di petrolio ed oleodotti!

Questa almeno la vulgata, che ancor oggi circola, senza troppe discussioni tra noi. Del resto i nostri soldati non “occupano” l’Irak e l’Afghanistan (almeno ad ascoltare i sotuttoio del calibro di Gino Strada) solo per preservare gli inconfessati interessi su pozzi ed oleodotti delle multinazionali e delle grandi e piccole potenze ?!?

La Russia non fa quindi eccezione: anch’essa ha combattuto (e combatte) solo per il bieco oro nero!

Così almeno la “verità politicamente corretta”.

Ma basta dare un’occhiata ai dati statistici riportati sui recenti atlanti russi, tranquillamente in vendita in ogni libreria di questo Paese “ammalato” di cultura e lettura, per essere assalito dai dubbi. Ecco quanto leggiamo ed osserviamo in Geografija Rossii Atlas, per la 9° classe, edito a Mosca nel 2005.

A pagina 10/11 vi è una mappa dell’immenso territorio russo (oltre 17 milioni di kmq!), con le aree minerarie energetiche. Tra zone certe ed altre probabili ( in Siberia vi sono ancor oggi vastissime arre pressoché disabitate...), sottomarine, polari, il quadro è impressionante: forse più della metà di quei 17 milioni di kmq sono produttivi!

Si ha l’impressione che in Russia basti fare un buco per vederne uscire petrolio o gas; oppure, nei casi meno fortunati, carbone.

Propaganda? Non è più possibile. La Russia di Putin non è quella di Stalin. Oggi si può viaggiare, giungere ovunque. Forse un po’ di nazionalismo può indorare certe realtà ma realtà restano.

Oggi la Russia contende al Medio Oriente il primato energetico.

Qualche dato: la produzione russa di petrolio è seconda solo all’Arabia Saudita e costituisce il 13% di quella mondiale. Nel campo del gas, assistiamo ad un quasi monopolio: in testa largamente la Russia assicura il 45% della produzione sulla Terra! Quanto al carbone siamo “solo” al 23% di quanto se ne produce al Mondo. Attenzione, oggi noi ricchi e viziati euroccidentali storciamo il naso a sentir parlare di carbone ma, nella più parte del Mondo, Cina ed Europa orientale compresi, questa materia prima è assai utilizzata. Senza contare che, durante la 2° Guerra Mondiale i tedeschi risolsero i loro problemi di benzina in larga parte distillando proprio il carbone. Quindi ...

Se poi osserviamo la rete degli oleodotti principali, ecco una maglia estesissima, che passa ovunque, pure verso l’EU.

E nel Caucaso? Anche qui vi è un oleodotto e pure qui vi è petrolio, la cosa del resto è nota sin dai tempi antichi. I principali pozzi petroliferi russi, durante l’epoca di Stalin e la 2° Guerra Mondiale erano quelli Caucasici. Tutto vero ma, eravamo nel 1940!

Oggi la realtà, senza togliere che ANCHE il Caucaso sia regione petrolifera, è un’altra: la grandissima parte delle risorse energetiche russe provengono da altre zone, tra cui quelle, politicamente del tutto tranquille, della Russia europea e Siberia settentrionali.

E ricordiamo pure, per restare nel campo energetico, che la Federazione Russa produce il 10% dell’uranio del Mondo e che quasi il 20% della sua immensa produzione energetica è nucleare.

La Russia non ha rinunciato al nucleare, se ne guarda bene! Se mai sta avviando accordi con altre nazioni, dagli USA all’EU, per ammodernare le sue centrali atomiche. Produzione, quella nucleare russa, che è 500 volte (da sola) quella prodotta da tutte le centrali italiane, di ogni tipo! E tutto ciò senza contare l’industria idroelettrica, legata ai giganteschi fiumi del Paese.

Ed allora invito i miei pochi lettori a leggere e rileggere i dati sopracitati, prima di rispondere a qualche domanda possibile che il paese più grande del mondo, con risorse quasi infinite, con riserve di carbone ed idrocarburi di tal genere, faccia una guerra decennale per una regione (la Cecenia) grande poco più del Trentino-Alto Adige? Ma quanto petrolio potrà mai produrre, la Cecenia? E possibile che l’UNICO oleodotto che transita nella zona, per di più trasportando petrolio dell’Azerbaigian, paese che oggi NON fa più parte della Russia, sia di tale importanza?

Un po’ strano nevvero ?!?

Quindi, sommessamente, molto sommessamente, dato che io non sono un tuttologo come Gino Strada o Giulietto Chiesa, affaccio qualche altra ipotesi, faccio presente qualche realtà che modifica un po’ l’orizzonte caucasico, spaziando ben oltre gli idrocarburi.

La Russia è entrata in contatto con il Caucaso al tempo di Ivan il Terribile ma solo alla fine del XVIII secolo ne ha iniziato la conquista sistematica. Dei 1000 popoli caucasici alcuni hanno accolto molto favorevolmente i Russi, altri meno, altri ancora non si sono piegati che dopo lunghe guerre. Tra questi, guarda chi si vede, proprio i Ceceni.

Su un libro che illustra i vari Zar russi, a proposito di Alessando II, si può leggere che, in gioventù, fu inviato in Caucaso a combattere ... proprio i Ceceni! La xilografia che lo raffigura, tra i monti alla testa delle truppe è del 1850. Alessandro II fu incoronato Zar di Russia, a Mosca, nel Kremlino, nel 1856. Nel Caucaso si combatteva ancora, si andò avanti sino al 1859, quando l’Iman Shamil si arrese ma, in realtà, solo nel 1864 fu ristabilita una vera pace nel Caucaso orientale. Questo Shamil, partendo dalla Cecenia, voleva imporre al Caucaso la costituzione di un Califfato, ovviamente islamico. Naturalmente senza preoccuparsi minimamente se gli Osseti (cristiani) o le altre popolazione islamiche del Caucaso occidentale fossero d’accordo o non preferissero invece la tutela russa.

Ed oggi -guarda caso- i Wahabiti che, secondo i Russi (e non solo), stanno foraggiando e guidando alla rivolta cecena, hanno la stessa idea. Creare un Califfato islamico, possibilmente collegato con le altre popolazioni mussulmane dell’area: turca (di Turchia ma pure dell’Azerbaigian), Curdi ed Iraniani.

Il tutto, come successe nel XIX secolo, senza preoccuparsi della presenza, nel Caucaso di forti gruppi cristiani, gli Osseti, i Georgiani e gli Armeni (non contando poi i Russi oramai presenti, in alcuni territori, come maggioranza). E senza chiedere il parere dei popoli islamici delle repubbliche vicine alla Cecenia. Ove, da ciò che abbiamo osservato di recente, la più parte della popolazione, pur definendosi islamica, ha adottato costumi del tutto europei.

Credo che molte ragazze islamiche di Maikop, di Cerkessk o di Nalcich, rispettivamente capitali delle Repubbliche di Adighezia, di Karacajevo-Cerkessia e di Cabardino-Balkaria (per non parlare dell’ Ossezia cristiana) non gradirebbero affatto il paterno governo wahabita che, per prima cosa, pretenderebbe si adeguassero al chador ed alle vesti islamiche!

Insomma tutto ciò credo ponga almeno il dubbio che la questione cecena, petrolio a parte, si inquadri -e non da oggi- nel ben più vasto e complesso confronto, purtroppo spesso armato, tra l’Occidente di cultura cristiana e l’area islamica.

Senza dimenticare – ma questo ci porterebbe assai lontano – che identico confronto oppone gli islamici integralisti agli induisti indiani ed ai cinesi.

Se ciò che ipotizzo corrispondesse al vero avrebbero ben ragione Putin e Bush a considerare la Cecenia un’altro dei fronti della “guerra al terrorismo” di marca islamico-estremista.

Anche perchè, con tutta evidenza, una Cecenia in mano ai wahabiti integralisti diverrebbe un “santuario” da cui si potrebbero infiltrare terroristi in tutta l’area caucasica e non solo.

Un pericolo che i Russi non possono assolutamente permettersi.

Il fatto che oggi, in Cecenia, la più parte delle forze armate che controllano il territorio in nome del governo federale sia di etnia cecena, prova del resto come una parte preponderante degli islamici moderati stia dalla parte della Russia, preferendo una larga autonomia, ma sempre nell’ambito della Federazione Russa, al Califfato islamico.

Una lezione da imparare: gli alleati naturali dell’Occidente di tradizione europea (e cristiana, inutile negarlo) sono proprio gli islamici moderati che intendono, senza rinunciare a tradizioni e cultura, integrarsi nel mondo moderno, in situazione di parità con noi tutti.

Ma condizione necessaria ed indispensabile per tale sinergia è definire “senza se e senza ma” una precisa demarcazione tra Islam moderato ed Islam integralista, potenziale alleato del terrorismo.

Come ha fatto la Federazione Russa in Cecenia.

E scordarsi che tutto dipenda dal petrolio. Russia docet !

Nemo Canetta

Nemo Canetta
Società