Lauta mancia ai valtellinesi che...

E a proposito della cosiddetta 'integrazione'

Un tempo era diffuso il messaggio “lauta mancia”. Di mance ne venivano offerte per le cose più  svariate. Chi cercava il gatto che non era rientrato a casa. Chi aveva perso qualche oggetto e confidava che qualcuno, trovatolo, fosse pronto a restituirlo. Chi addirittura, perso o sottrattogli il portafogli, chiedeva che almeno gli venissero restituite le foto, in genere del/della/morosa, che portava con sé. Poi c'era chi faceva appello a chi aveva assistito ad un incidente stradale di farsi vivo per fare il testimone. E via di questo passo. Qualcuno di questi messaggi appariva sulla, stampa locale, soprattutto quelli relativi a gatti e cani. Altri erano appesi qua e là. Preferita, fra le vetrine dei negozi, quella del prestinaio perchè luogo di maggiore afflusso quotidiano. Qualcuno, infine, appendeva il messaggio persino sulla porta delle chiese allora assai frequentate al contrario, purtroppo, di adesso.
Riscopriamo il “lauta mancia” che però contrariamente alla foto che illustra questo scritto, non è costituita da vil denaro bensì da un premio che vale assai di più ovvero la considerazione e il plauso dei nostri lettori.
A chi la mancia?
Eccolo dunque a chi deve andare questa “lauta mancia”. Deve andare a chi in Valtellina sappia spiegare come si debba fare per attuare l'integrazione  che a parole (quasi) tutti vogliono ma che nessuno spiega come fare per ottenerla.
Un punto fermo l'ha fissato ieri sera nella trasmissione “Piazzapulita” l'avv. Bongiorno, diventata famosa per avere difeso Andreotti nel processo a Palermo.
Nel dibattito è intervenuta dicendo che “sono loro che devono integrarsi non noi a loro”, una posizione che non è stata ben compresa da chi confonde un'accoglienza solidale con un cosiddetto multiculturalismo che, secondo ancora la Bongiorno, porterebbe alla rinuncia da parte nostra di progressi raggiunti. Valga per tutti, considerando la condizione della donna, l'oggi incredibile “Delitto d'onore” che il Codice prevedeva come giustificazione in una con il “matrimonio riparatore”. Norme che furono in vigore fino al 5 settembre del 1981.
Integrazione al riguardo vuol dire, per fare un esempio, che la condizione della donna in Italia vale per gli italiani e per chi viene qui da fuori. Una donna che lo vuole, una volta maggiorenne, deve poter sposare chi ha scelto, 'anche se italiano'.
E' chi viene che deve adeguarsi. Lo fa col calendario che prevede una serie di Festività religiose riconosciute come civili. Lo fa con il sistema giuridico complessivo. Episodi come quello di eliminare i Crocifissi sono deleteri per chi è cresciuto, credente o laico che sia, in una società dalle radici giudaico-cristiane. Non sono affatto offensivi per chi viene qui. I simboli vengano da loro presi e considerati come soprammobili. E non dimentichiamo quel che succede in vari Paesi se qualcuno viene visto in pubblico con una Bibbia in mano...
Quanto alla loro religione nella nostra visione nessuna discriminazione. Abbiano i loro luoghi di culto dove – siamo in Italia – l'iman preghi in italiano e valga la regola che abbiamo trovato in Paese a forte maggioranza musulmana nei quali l'iman – che oggi non sale più 5 volte al giorno in cima al minareto venendo utilizzato l'altoparlante – riceve uno stipendio dallo Stato, un po' come era per i nostri parroci sino al 31.12.1986 che ricevevano la cosiddetta “congrua”. Ci era stato però fatto presente che l'iman rispondeva di quanto faceva e diceva. Le stesse associazioni operanti in Italia - le maggiori: l'UCOII, la Lega musulmana mondiale l'Assemblea musulmana d'Italia (AMI) l'Unione dei musulmani d'Italia (UMI) l'Unione degli albanesi musulmani in Italia "UAMI", l'Associazione della comunità marocchina delle donne in Italia (ACMID-DONNA).  il Centro culturale islamico d'Italia (CCII) , l'Unione islamica in Occidente, l'Istituto culturale islamico (ICI) – non sono rappresentative in quanto l'Islam non ha gerarchia. Ne consegue che non è possibile una interlocuzione se non una del tutto parcellizzata. E tutto questo prescindendo dagli aspetti patologici, dal terrorismo, da chi “si immola” ma nel farlo uccide innocenti, aspetti per i quali le responsabilità occidentali sono enormi a partire dalla seconda guerra irakena, quella della fandonia delle armi di distruzione di massa, e dall'altra fandonia, quella della cosiddetta “primavera araba”. Fandonie che meriterebbero l'apertura di processi internazionali per crimini di guerra.

Lauta mancia dunque che deve andare a chi, per quel che ci riguarda in Valtellina, sappia spiegare come si debba fare per attuare l'integrazione  che a parole (quasi) tutti vogliono ma che nessuno spiega come fare per ottenerla, con scelte che poi diventano una subordinazione di chi è qui nei confronti di chi arriva qui.
f.

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