L’ALBA DI UNA NUOVA VITA

Nella sanità. Nell'Ospedale di Sondrio. Un caso emblematico

(Nello Colombo)  I miracoli succedono ancora oggi. Anche in questo buio tempestoso generato da una insidia invisibile e venefica che ammorba anima e pensieri contagiati dalla paura. E non è necessario varcare le porte dei più importanti centri sanitari della metropoli lombarda o dell’intera Penisola per giocarsi a dadi la vita quando un colpo gobbo del destino ti riserva malevole sorprese. E non occorre andare lontano. L’eccellenza è proprio qui in Valtellina, nelle strutture sanitarie del territorio, a partire dall’ospedale del capoluogo con i suoi reparti efficienti e all’avanguardia incarnati da uomini e donne che hanno messo la loro sicura professionalità e la loro umana determinazione al servizio delle più nobili missioni: quella di perseguire sempre la difesa e la tutela della vita nel rispetto della dignità e libertà della persona.  Un vero caposaldo per l’intera sanità lombarda. Nella malattia, che secondo un antico pensiero è pur sempre una disarmonia del corpo e dell’anima dettata dalla mente, non si dimentichi mai l’importanza del fattore umano, la vicinanza affettiva, la consonanza comprensiva che lenisce il dolore. Non è forse questo il compito del “curatore delle fragilità umane” che si fa sacra missione affiancandosi al paziente in un percorso malfermo della sua vita?  E questo certamente esula dal mero esercizio del “mestiere”. Esempio lampante, quello del Primario del reparto di Ginecologia, dottor Ciro Sportelli, uomo di alta professionalità e certamente anche dalla carismatica carica umana attraverso l’empatia, la vicinanza, la comprensione, che nel momento della malattia giocano a volte un ruolo determinante nel processo di guarigione. L’importante è incontrare le persone giuste al posto giusto per essere traghettati oltre l’angoscia delle umane miserie.
Un caso emblematico: immensa la gratitudine da parte di Renato Verona, propositivo ed entusiasta presidente del “Club 105 Frecce Tricolori” di Sondrio, nei confronti del dottor Sportelli e dell’équipe medica di Ginecologia, Urologia e Chirurgia.  Uno staff coeso, di altissimo rango. L’Odissea dell’adorata moglie Miriam era cominciata dopo una TAC rivelatrice che inesorabilmente le aveva diagnosticato un brutto male gettandola nel più cupo sconforto. Provvidenziale a questo punto l’incontro col dottor Sportelli che con serena comprensione ha saputo aprire una breccia nello scoramento iniziale della paziente programmando senza indugio un intervento risolutore.  E tutto è andato alla perfezione. Lo si è capito chiaramente nel corso dei quindici giorni di degenza tra le affabili cure di un personale infermieristico di prim’ordine e il costante controllo medico, prima dell’agognato ritorno alla serena quotidianità familiare. Si è chiusa così per Miriam una brusca e improvvida parentesi della propria esistenza, una tappa della vita tutta da dimenticare. Certamente non la figura di medici di prima linea come il dottor Sportelli che col dono “taumaturgico” delle proprie mani, della mente, la parola, il cuore, anche in momenti particolarmente concitati e difficili riescono a compiere miracoli di nuova vita restituendo il sorriso a chi credeva di averlo perso per sempre.
 

Nello Colombo
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