Islam. Mediodriente. Il crack dell’UMMA.

Dettagliata analisi di una esperta, scrittrice, autrice di vari libri in argomento

Ci sarebbe da strapparsi i capelli come facevano una volta le nostre antiche madri, nell’ascoltare quello che ci sta preparando la sfracellata Umma di Maometto per l’Italia dei “crociati”. Dalla Libia, pochi chilometri da noi, gruppi di arabi inferociti contro non solo gli infedeli del Corano, ma anche contro tra di loro (la famosa Umma che si deve aggrappare ad una sola fune e salire insieme verso Allah), c’è una perversa guerra, che – appunto - se non si è attenti si riverserà in Italia, mentre questa - ora- è tutta armonizzata tra balletti e maschere di carnevale. Viva l’Italia che dorme pacifica sul fuoco, Viva l’Italia e quanti la “drogano” con scemenze varie, tipo che L’Isis non è da prendere in considerazione, trattandosi di un gruppo di fanatici del Corano e del povero, scomparso, Bin Laden. Non è vero niente di tutto questo. La verità è che siamo seduti su di un vulcano, a pochi passi di casa nostra. Ieri sera mi sono attentamente ascoltata le proposte che suggerivano gli esperti in Porta a Porta (oltre alle molteplici trasmissioni su questo tema) che assolutamente non vogliono guerre, però la difesa dei nostri confini. Tra i tantissimi, mi è piaciuto quello che ha detto un generale: mettere un cordone limitrofo tra Italia e Libia, con mezzi armati e dare ordine di sparare, non appena qualche barca si muove per venire verso LAMPEDUSA. Sicuramente, - per me che sono ignorante di organismi bellici - mi va più che bene e credo che potrebbe essere una buona amichevole soluzione per i tanti che sono spinti a forza ad imbarcarsi nelle fatiscenti imbarcazioni verso l’Italia. Bisogna fermare questa frangia estrema dell’Islam, prima che sia troppo tardi. Le lacrime che spargiamo per i loro prigionieri inermi e innocenti a loro non servono. Il Corano, nella sua interpretazione peggiore li esalta e li galvanizza e il fatto che dicono che vogliono raggiungere Roma, non crediamo più tanto che sia una loro chimera. Tanto da ricordare che i Paesi musulmani uniti nell’Umma non esistono più. Basta avere presente la Giordania che ha bombardato a tutto spiano, Mosul (zona Isis) ed ora l’Egitto che vuole vendicare il sangue degli innocenti oltraggiosamente offerto in visione a tutti tramite TV ed altro di cui sono anche degli esperti.

GLOSSARIO DELLA CRISI

MESOPOTAMIA – La ‘scena del crimine’: è la terra tra i fiumi (Tigri ed Eufrate) dei nostri studi classici, parte della Mezzaluna Fertile del Mondo Antico. Per millenni, la sua storia quasi coincide con la storia della civiltà: sumeri, assiri, babilonesi, persiani; ed i suoi popoli si ritrovano nella Bibbia. Oggi, il termine viene comunemente riferito a una zona più ampia di quella originaria.

ISIS, O ISIL, O IS – È, negli acronimi inglesi, lo Stato islamico (Is), che inizialmente veniva chiamato Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) o Stato islamico dell’Iraq e della Siria (Isis): una nuova entità creata dall’avanzata delle milizie integraliste d’osservanza sunnita, che profittano della rovina della Siria e della debolezza dell’Iraq, dove il potere centrale alimenta la contrapposizione fra sciiti e sunniti.
Califfato – Geograficamente, per ora coincide con lo Stato islamico. Ma il progetto è di ripristinare l’autorità su tutto l’Islam di una figura che concentra potere religioso, in quando vicario del Profeta, e potere temporale. Esauritosi nel 1923, dopo quasi 13 secoli di vita, non sempre facile, il Califfato è un polo d’attrazione dell’integralismo islamico.
Jihad – La parola è araba ed esprime il concetto di “fare il massimo sforzo”. Oggi il termine è utilizzato quasi esclusivamente come sinonimo di “guerra santa”, ma ha pure risvolti individuali, nel senso dell’impegno interiore per attingere la fede perfetta.

BIN LADEN (E AL-ZAWAHIRI) – Osama Bin Laden, il ricco saudita, ideatore e capo di al Qaeda, mente dell’attacco all’America dell’11 settembre 2001, e Ayman al Zawahiri, il medico egiziano, capo della rete dopo l’uccisione di Bin Laden il 1° maggio 2010, oggi fuori dai giochi. Al Qaeda è ormai un punto di riferimento per l’integralismo più storico che attuale.

AL-ZARQAWI – Abu Mus’ab al-Zarqawi, ucciso in Iraq da un raid americano il 7 giugno 2006, quando su di lui c’era una taglia da 25 milioni di dollari, era un giordano di origine palestinese: veniva da Zarqa, città di un campo profughi creato nel 1948. Comandante di al Qaeda in Iraq, come lo designò Bin Laden, è il terrorista che pratica la decapitazione degli ostaggi, protagonista d’azioni violente e crudeli. A lui, paiono ispirarsi gli uomini del Califfato.

AL-BAGHDADI – Abu-Bakr al-Baghdadi, che porta il nome del primo califfo, è il nuovo califfo, capo delle milizie jihadiste che hanno creato l’Is. Su di lui, le notizie sono poche e contraddittorie: imam in Iraq all’epoca dell’invasione americana, poi detenuto a Camp Bucca dal 2004 al 2009, esponente e dal 2010 leader di al Qaeda in Iraq, su di lui pende una taglia da 10 milioni di dollari.

SUNNITI – Sono nettamente maggioritari nell’Islam (circa il 90%, quasi 1,4 miliardi di persone, più dei cattolici), ma sono minoritari in Mesopotamia. Il nome viene da sunna (in arabo, consuetudine, quella che c’era tra il profeta Maometto e i suoi compagni). Il califfato è storicamente l’espressione della loro visione del rapporto integralista tra Stato e fede.

SCIITI – Sono la maggiore minoranza islamica – ma sono maggioritari in Iran e nella Mesopotamia - e sono, originariamente, il ‘partito di Ali’, cugino e genero del profeta Maometto, ai cui successori considerano riservata la guida dell’Islam. Lo scisma risale al 680 e attraversa, quindi, tutta la storia musulmana.
Alauiti – Sono una frazione sciita (il nome rivela la deferenza ad Alì), presente soprattutto in Siria – circa 6 milioni, un quinto della popolazione -, ma pure in Libano. Alauita è la famiglia del presidente siriano Bassar al-Assad.

SALAFITI – Il salafismo è una scuola di pensiero sunnita ispirata a modelli esemplari di virtù religiosa della tradizione islamica, che può offrire all’integralismo giustificazioni teologiche. Il movimento è anti-occidentale, ma porta in sé germi di rinnovamento dell’Islam.

CURDI– Sono un gruppo etnico indoeuropeo di religione islamica e con una propria lingua e abitano il Kurdistan, territorio della Mesopotamia compreso tra Iran, Iraq, Turchia, Siria, Armenia. I curdi, discendenti dagli antichi medi, con apporti guerrieri di sciti e galati di stirpe celtica, sono oggi quasi 40 milioni: forse il più grande gruppo etnico a questo mondo senza unità nazionale.

CALDEI – Il termine si presta a confusione: i caldei, infatti, erano semiti della Mesopotamia, che finirono con il mescolarsi con le etnie della Regione. Oggi, i caldei sono i seguaci della Chiesa cattolica locale, circa un milione di fedeli, un quarto dei quali vive, o viveva, in Iraq. Il loro primate è il patriarca di Babilonia, con sede a Baghdad: Louis Raphael I Sarko.

YAZIDI – Pochi ne conoscevano l’esistenza. Sono un gruppo curdo, poche centinaia di migliaia di persone, metà delle quali in Iraq, altre in Turchia, Siria, Iran, Armenia contraddistinto dalla fede religiosa: la loro fede, che ricorda i culti pre-islamici curdi, è una combinazione di zoroastrismo, mitraismo, manicheismo, ebraismo, cristianesimo, islam; praticano il battesimo, la circoncisione, il digiuno e il pellegrinaggio.

ISIS: (anche se lo abbiamo nominato più volte ed è quello che sta portando la guerra quasi in Italia),  È UNA TRIBÙ DI GUERRA. UN MOVIMENTO BEN ORGANIZZATO. Con un’agenda che non tiene conto dei confini coloniali. Dunque punta alla creazione di uno Stato islamico che, per ora, ingloba una parte di Siria e di Iraq. Un punto di partenza e non di arrivo. (da http://www.dirittiglobali.it/ )

MEDIO-ORIENTE

   La cosa più dolorosa è l’enorme esodo della popolazione man mano che gli ultra-integralisti conquistano territori e città irachene, con rischi di epidemie, violenze continue…

   Con l’intervento dell’Iran e di altre milizie sciite che fanno riferimento a potenti leader religiosi sciiti locali gli ultra islamisti non potranno (forse) arrivare a Baghdad, cioè conquistare tutto l’Iraq, ma intanto stanno consolidando la loro presenza là dove già ci sono, e questo sta dividendo l’Iraq appunto tra sciti (come Baghdad lo è prevalentemente) e zone sunnite dove gli ultra religiosi si stanno consolidando. E non pensate che siano armati solo di kalasnikov, un po’ sul modello di Al Qaeda: sanno usare benissimo i social network e le più innovative tecnologie informatiche e mediatiche, quest’ultime rivolte in particolare ai “fratelli musulmani” dell’occidente, per invitarli a partecipare alla Jihad, la guerra santa.   Pertanto anche nel Medio Oriente di religione musulmana sta avvenendo una specie di divisione etnica religiosa, con progetti di vita per le persone rivolti al più strenuo rispetto della tradizione A rimetterci i diritti delle donne, la chiusura culturale a ogni rapporto con culture occidentali, un clima di terrore….   La creazione di uno stato ultra-islamico, tracciando confini ora in fase di consolidamento tra Iraq e Siria non è comunque una guerra all’occidente: è una guerra a ogni principio di apertura moderata, di tipo democratico, libertario, di riconoscimento delle libertà individuali della persona, che man mano si sta instaurando con sempre maggior solidità nel mondo musulmano. E le primavere arabe ne sono state un’espressione fresca e spontanea: giovani che rivendicavano (rivendicano) libertà di muoversi, di informazione libera, di avere una vita, un futuro, fatto delle speranze degli altri giovani del mondo.

LE ORIGINI DEL CONFLITTO TRA SCIITI E SUNNITI

1 – Chi sono i sunniti? I sunniti costituiscono da sempre la MAGGIORANZA DEI MUSULMANI. Il loro nome deriva da Sunna, la tradizione dei detti di Maometto a cui si ispirano insieme al Corano. Affermano la legittimità dei primi califfi, successori e compagni di Maometto, e quindi delle successive dinastie che governarono l’Impero musulmano. Per i sunniti IL CALIFFO RAPPRESENTA L’UNITÀ DEI CREDENTI e non ha alcuna valenza religiosa. La loro dottrina e gli aspetti del loro credo si andarono definendo nel corso dei primi secoli di espansione dell’Islam, adattandosi in più occasioni a mediare tra tendenze contrapposte e costumi locali. L’elaborazione formale giuridica convisse infatti accanto alla pietà mistica delle confraternite. Oggi, come nel corso di tutta la loro storia, I SUNNITI CONOSCONO AL LORO INTERNO VISIONI DIVERSE.

2 – Chi sono gli sciiti? Sostengono che il LEGITTIMO SUCCESSORE DI MAOMETTO fosse ‘ALI, suo genero. Il loro nome viene infatti da Shi‘at ‘Ali, che vuol dire «PARTITO DI ‘ALI». Politica e religione si saldano in tale rivendicazione, perché secondo gli sciiti Dio non poteva lasciare la comunità musulmana senza una guida religiosa. SOSTENGONO COSÌ L’ILLEGITTIMITÀ DEI CALIFFI E DELLE DINASTIE SUNNITE, affermando che EREDI DI MAOMETTO DOVESSERO ESSERE GLI IMAM, GUIDE SPIRITUALI, e allo stesso tempo discendenti e successori di ‘Ali. Sull’identificazione di questi imam, gli stessi sciiti però si divisero ben presto in sette diverse. LO SCIISMO OGGI PIÙ DIFFUSO NEL MONDO ISLAMICO È QUELLO COSIDDETTO IMAMITA, o duodecimano, perché identifica una successione di dodici imam. IMAMITI SONO GLI SCIITI IRACHENI E ANCHE QUELLI DELL’IRAN, dove lo sciismo venne imposto come religione ufficiale a partire dal 1500.

3 – Qual è l’origine dei loro contrasti? L’ORIGINE DEI LORO CONTRASTI È DI NATURA POLITICA, e risale al primo periodo della storia dell’islam. Benché dal punto di vista rituale LO SCIISMO IMAMITA non presenti grandi divergenze rispetto al sunnismo, esso SI DIFFERENZIA PER LA DIVERSA CONCEZIONE DELLA SUCCESSIONE DI MAOMETTO. La visione sciita ispirò contrasti e anche feroci rivolte nei primi secoli dell’islam. Ma le rivendicazioni sciite di avere un discendente di Maometto alla guida della comunità hanno conosciuto solo brevi e rari successi, e più spesso sonore sconfitte in oltre mille e quattrocento anni di storia. NEL CORSO DEI SECOLI GLI SCIITI SONO STATI UNA MINORANZA PERSEGUITATA, quando non confinata in aree impervie. La loro storia di sofferenze è ben rappresentata dall’imam Hussein, il figlio di ‘Ali, fatto trucidare dal califfo omayyade sunnita nel 680 d.C. a Kerbela, nell’odierno Iraq.

4 – Qual è l’origine della loro rivalità in Iraq? LA MAGGIORANZA DELLA POPOLAZIONE IRACHENA È SCIITA, per effetto della conversione di tribù nomadi solo a partire dal 19° secolo. Si tratta di una forma di sciismo imamita arabo, con una storia diversa da quella iraniana Cfr, da cui è diviso da rivalità e anche visioni diverse su Khomeinismo e sulla Repubblica islamica nata nel 1979. GLI SCIITI IRACHENI SONO SEMPRE STATI POCO INFLUENTI DAL PUNTO DI VISTA POLITICO, anche per le loro divisioni. IL SUNNITA SADDAM HUSSEIN NE DIFFIDÒ, soprattutto negli Anni 80 segnati della guerra con l’Iran. CON LA FINE DI SADDAM e la presenza americana, gli ultimi anni hanno rappresentato UN’OCCASIONE STORICA PER LE LORO ASPIRAZIONI POLITICHE. Ma il loro nuovo ruolo deve fare i conti con il malcontento sunnita, e con la crescente contrapposizione confessionale segnata da attentati e persino minacce jihadiste ai santuari sciiti di Najaf e Kerbela. ( Cfr: :dal Corriere.it del 15/6/2014)

Maria de falco Marotta
Società