NEL 61° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE UN LIBRO PER RICORDARE IL SOPRAVVENTO DELLA BONTA’ SULLA BARBARIE

Una storia di tanta umanità

“Il memoriale di Vera 1943-1945” viene pubblicato in occasione del 61° anniversario della Liberazione per iniziativa della Provincia, della C.M. e del Comune di Tirano, nell'ambito delle celebrazioni della Festa nazionale della Liberazione. Presentazione al pubblico la sera di lunedì 24 aprile, alle 21, presso la sala Credito Valtellinese di Tirano, con la partecipazione dell’autrice Vera Pick, venuta appositamente dal Canadà e di Attilio Bozzi, l’uomo che la pose in salvo portandola da bambina in Svizzera per sottrarla alla persecuzione razziale degli ebrei .

Vera PICK, Il memoriale di Vera 1943-1945. con una scheda su don Giuseppe Carozzi, Sondrio 2006, p. 48

Il libro esce nelle edizioni del Museo Etnografico Tiranese, in occasione della celebrazione a Tirano della manifestazione provinciale del 61° anniversario della Liberazione, con gli autorevoli patrocini della Provincia di Sondrio, della Comunità Montana Valtellina di Tirano, del Comune di Tirano, della Società Storica Valtellinese e dell’Istituto sondriese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea.

L’edizione è dedicata al coraggio generoso del dottor Michich che ottenne l’affidamento alle Monache di Fiume delle due bambine ebree sottratte così alla persecuzione razziale; di Madre Hildegardis e delle sue Consorelle di Fiume che le ospitarono e le nascosero nel loro convento per due anni; dei due accompagnatori delle bimbe da Fiume all’Aprica; di Attilio Bozzi e di Emilio Negri che le accompagnarono dall’Aprica in Svizzera; di don Giuseppe Carozzi, regista silenzioso nascosto di questa e di molte altre analoghe iniziative nell’ambito della sua partecipazione attiva alla Resistenza.

La storia. Una bambina ebrea sfuggita nel 1945, con la sorellina, alla persecuzione razziale con l’espatrio clandestino in Svizzera attraverso le nostre montagne, torna adulta in Valtellina nel 1986 per rivedere i luoghi della salvezza e incontrare i suoi salvatori.

Li ritroverà grazie alla collaborazione di un frate, Padre Camillo De Piaz, di un esule istriano, Mario Vesnaver, di un giovane libraio, Mario Cometti e di Mario Romagna, collaboratori di Radio Tirano che lanciano un appello dai microfoni dell’emittente e la mettono in contatto con una giornalista sondriese. La pubblicazione di un articolo della giornalista - Giuliana Cerretti- sull’edizione nazionale de “Il Giorno” permetterà l’individuazione di uno degli accompagnatori, Attilio Bozzi. L’altro, Emilio Negri è già morto.

A vent’anni da quel primo incontro (a cui seguì, con l’aiuto di Mario Vesnaver, il ritrovamento della comunità delle Monache Benedettine che, abbandonata Fiume, hanno trasferito il convento a San Daniele di Abano Terme) ecco raccolta tutta la storia in questo libro autobiografico di Vera Pick che vive in Canadà. Una scheda di Bruno Ciapponi Landi su don Giuseppe Carozzi delinea la figura di questo sacerdote che, pur morendo a 37 anni, fece in tempo a dare prova di una intelligenza non comune nei suoi studi teologici e di una umanità straordinaria nel suo impegno resistenziale.

Giuseppe Carozzi nasce a Motta di Villa di Tirano il 14 febbraio 1918, inizia gli studi nel seminario di Como e li prosegue a Roma, nella Pontificia Università Gregoriana dove si laurea in Teologia Dogmatica e all’Istituto Biblico dove consegue la Licenza in Sacra Scrittura. Nel 1940 viene ordinato sacerdote. Buon conoscitore delle maggiori lingue europee si dedicò con particolare impegno allo studio dei teologi di lingua tedesca, nella cui conoscenza eccelleva, formandosi quella solida base che alla sua morte, sopraggiunta a Como il 23 marzo 1955, gli farà lasciare incompiuta un’opera monumentale intitolata “Problemi e orientamenti di teologia dogmatica”, poi conclusa a cura della Facoltà Teologica di Venegono.

Se gli studi, le pubblicazioni, l’insegnamento di Dogmatica e Scienze bibliche nel Seminario di Como, l’esercizio del ministero testimoniano l’alto livello del sacerdote, la sua straordinaria umanità e il suo coraggio sono attestati dall’impegno profuso nel porre in salvo, soprattutto con l’espatrio in Svizzera, gli ebrei perseguitati e dal contributo dato alla Resistenza. Fu don Carozzi a ottenere la collaborazione del capitano Marinelli della Guardia di Finanza e del maresciallo Pilat comandante dei Carabinieri di Aprica per porre in salvo con la collaborazione di altri sacerdoti oltre 200 ebrei jugoslavi internati nel campo della Croce Rossa di Aprica. Per questo don Carozzi e quei militari dovettero a loro volta rifugiarsi in Svizzera.

Un attento esame di quanto si è scritto su di lui, le notizie che emergono da una ricerca appena avviata sul quel periodo e soprattutto le informazioni contenute in un recente articolo di don Abramo Levi su un periodico religioso locale, lasciano ben poco spazio a dubbi sul fatto che don Carozzi agisse su mandato della Segreteria di Stato vaticana.

Bruno Ciapponi Landi

Bruno Ciapponi Landi
Società