) FINALMENTE ORIANA FALLACI È CREPATA DI PAOLO BOGNI – 2) UN ADDIO SENZA RANCORE, SENZA IPOCRISIA E SENZA SCONTI DI ADRIANO SCIANCA - DA ENRICO GALOPPINI – 3) EST MODUS IN REBUS (NOSTRO COMMENTO)

1) FINALMENTE ORIANA FALLACI È CREPATA

Finalmente Oriana Fallaci è crepata. La maledetta americanista - che diffondeva la sbagliatissima idea che Europa e Occidente fossero la stessa cosa - non arrecherà più danni. Imperdonabile è l'idea sua che New York fosse la culla della nostra(?!) civiltà, e che le torri gemelle fossero la rappresentazione simbolica dei nostri(?!) valori. Non solo New York non è il centro della nostra civiltà. Contrariamente a quello che sosteneva questa ignorante, New York, con tutto l'americanismo che comporta (capitalismo, ingiustizie sociali, individualismo, anticomunitarismo, perdita d'identità, distruzione delle diversità culturali, omologazione nei costumi, società degli zombie iperconsumisti nel primo mondo, morte per fame e malattie nel terzo mondo, inquinamento ambientale, ecc..) è la rappresentazione vivente del sistema socio-economico-politico-culturale più antieuropeo che sia mai esistito. Questa analfabeta della politica è stata elevata al rango di cantrice di quel sistema occidentale americanocentrico che trasforma l'intero pianeta in un immondezzaio da bombardare.

Finalmente è crepata.

Non ne potevo più di ascoltare imbecilli che magnificavano questa ignorante che metteva in una linea di continuità Platone e Aristotele con...Popper e Von Hayek. Oppure la cultura pagana Greco-Romana con l'illuminismo e il nichilismo della società degli iperconsumi.

Finalmente è crepata, e chi si ritiene Europeo, italiano, socialista e comunitarista non può che sorridere per la morte di questo odierno cadavere, il quale sarebbe augurabile che venga divorato da bestie fameliche a mo' di carogna.

O c'è qualche rimbambito socialista e/o identitario e/o tradizionalista che piange la morte di questa giullare american-sionista?????????? Un saluto eurasiatista.

Paolo Bogni

2) UN ADDIO SENZA RANCORE, SENZA IPOCRISIA E SENZA SCONTI

Che dire di Oriana Fallaci nel giorno della sua morte?

D’accordo c’è la pietas. Quella pietas che lei non avrebbe tenuto in conto contro di noi e che noi siamo costretti a considerare nell’ora della sua morte. Sottigliezze che distinguono chi per vocazione si sente newyorkese da chi, sempre per vocazione, si sforza di essere Romano.

No, non faremo ad un cadavere l’oltraggio vile del commento sguaiato, volgare, irridente. Ma, sia chiaro, non faremo nemmeno l’oltraggio a noi stessi di tacere una sola delle colpe di questo personaggio.

Lasciamo a perbenisti, progressisti, antifascisti, centro-asociali, psicologi da talk show e marmaglia varia la fatica di spiegare con acrobazie intellettuali, giochi di prestigio e contorsioni mentali la fandonia di una Fallaci “sincera democratica” riscopertasi in vecchiaia e malattia neocons, occidentalista e reazionaria.

Per quanto ci riguarda, almeno la coerenza non esitiamo a riconoscergliela, all’Oriana. Coerenza nel tradimento del proprio popolo, coerenza nel sostegno acritico all’informe conformismo occidental-antifascista. Dai primi passi come staffetta partigiana agli ultimi rantoli da arringatrice di spaventate ed inebetite folle occidentali per conto di Washington, l’evoluzione ci sembra lineare, piana, senza scosse o passaggi ingiustificati.

Non ci è mai piaciuto ciò che la Fallaci diceva, non ci è mai piaciuto nemmeno come lo diceva. Un ego ipertrofico, che in una parodia di ragionamento logico diveniva quasi prova a se stesso: “io dico questo ed è vero perché io lo dico”. Auto-ipse dixit: eccola, la morte della ragione greca (ma l’Oriana avrebbe forse detto “occidentale”). Altro che Islam.

Ma ora basta: si era parlato all’inizio di pietas e non vorremmo che la rabbia e l’orgoglio (la nostra rabbia, il nostro orgoglio, non quello per conto terzi) ci inducessero in tentazione.

Addio Oriana. Senza rancore, ma non ne hai mai azzeccata una.

Adriano Scianca - da Enrico Galoppini

3) EST MODUS IN REBUS

La saggezza latina si esprimeva in tante massime. E’ la volta della usatissima (come esortazione non sempre seguita da una traduzione pratica) “Est modus in rebus”.

Sulla Fallaci entrambi gli autori di cui sopra la pensano sostanzialmente in modo simile, ma si esprimono agli antipodi l’uno dell’altro.

Il richiamo alla pietas è sacrosanto. Non siamo fautori della morte come sanatoria globale, per cui tutti diventerebbero angeli con epigrafi tombali tanto suggestive quanto ipocritamente false. Siamo però per la pietas, quella intraducibile parola latina di grande umanità. Ma non c’è solo la pietas. Nel secondo scritto c’è la riaffermazione di una linea, l’esatto opposto di quella della scrittrice scomparsa, ma espressa in termini civili.

Per quanto ci riguarda è proprio l’ che ci colloca in una posizione mediana. Non è vero che lei non ne abbia mai azzeccata una come, per altro verso, la sua linea era più urlata che parlata indipendentemente dal fatto che l’urlo costituiva un tentativo di scuotere dal torpore gli altrove assai affaccendati occidentali.

Era comunque un bel personaggio. Controcorrente, visto che lo spazio è largamente occupato da intellettuali che si richiamano, convintamene o strumentalmente non importa, alla sinistra.

Fra un po’ di tempo si potrà dare un giudizio. Ora c’è troppa emotività in giro.

GdS

Paolo Bogni - Adriano Scianca - da Enrico Galoppini - GdS
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